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Primo giorno di Sónar: da manuale

Il festival quest’anno compie trent’anni e li celebra in grande stile, tra conferme e scoperte dal vivo. Il racconto della prima giornata

Autore Claudio Biazzetti
  • Il16 Giugno 2023
Primo giorno di Sónar: da manuale

Marina Herlop al Sónar 2023, foto di Nerea Coll

Ammettiamolo: capita davvero raramente di trovarsi in completa, costruttiva fase con un evento. O sei troppo spento, o sei troppo su di giri rispetto a ciò che di fatto il festival ti sta offrendo. Per cui, o ti adatti calmandoti o accelerando il ritmo, oppure te la svigni. Ecco, il primo giorno della 30esima edizione del Sónar Festival è stato invece un perfetto match con ciò che voleva il pubblico di Barcellona un giovedì sera di giugno.

Tanto per cominciare, c’è stato solo il cosiddetto Sónar de Día. Per cui, solo programmazione diurna, dalle 11 a mezzanotte, nell’area fieristica della Fira de Barcelona, in piena città dietro a Placa de Espanya. Questo la dice lunga su un festival che è ancora molto locale, catalano. Per la gente di Barcellona che magari venerdì 16 giugno si deve svegliare alla mattina e andare a lavorare.

Nulla però ci ha impedito di ballare. Anzi, di ballare su cose che di solito non si ballano. Oneohtrix Point Never dal vivo l’ho visto almeno due volte, e mai l’ho sentito emettere colpi di cassa dalle sue apparecchiature. Eppure, stavolta, complice il fatto che sostanzialmente era headliner in una SonarHall gremita e poi anche il fatto che siamo pur sempre al Sónar, ha tirato fuori dal cilindro un set speciale. Molto rarefatto all’inizio, con rimandi a vecchie glorie come Transmat Memories o Where Does Time Go. Molto agitato alla fine, con anche momenti di cassa in quarti o arpeggiatori allo stato brado.

Oneohrtix Point Never al Sónar, foto di Clara Orozco

Vedi quel capolavoro di Boring Angel, che apre quell’altro capolavoro di R Plus Seven. Madre mia, che disco: dieci anni quest’anno. Dietro il signor Lopatin, visual incredibili prendevano vecchi cartoni animati americani degli anni Quaranta/Cinquanta e li deformavano in un gioco ipnotico. Tutto bellissimo.

Erika De Casier, la scoperta della prima serata del Sónar

Dopo il Lost Festival, l’Unsound e il Linecheck non possiamo più dire null’altro su Marina Herlop. Nel senso che è la cantante più in gamba di questa generazione e chiunque dovrebbe farla sentire ad altri dieci amici e così via. Il suo live prima di Oneohtrix è stato speciale non solo per chi era sotto il palco, ma soprattutto per lei. Per l’occasione, si è presentata sul palco con una formazione allargata. Oltre alle due solite coriste e il percussionista, anche tre flauti e la sua insegnante personale di nacchere (stilosissima).

E se Kode9 col suo Escapology dal vivo è stato la riconferma di un progetto davvero galvanizzante da parte di un genio di artista (l’avevamo visto già all’Unsound ma questa volta si stava tutti seduti in un teatro), una vera scoperta è stata Erika De Casier. O meglio, una scoperta dal vivo. Il suo RnB all’inglese era già cosa nota a chi piace uno stile molto sussurrato, intimo, decisamente sensuale. Dal vivo lo stile di Erika rimane intatto, con un’energia giovane e scherzosa che è stata la chiusura perfetta del primo di tre giorni di festival. Stasera si entra nel vivo del Sónar e si andrà avanti fino alle ore beate. Il mood sarà molto diverso, ma non potremo dire di non esserci arrivati belli risposati.

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