Il live di Tyler, The Creator a Milano è stato di livello assoluto. Ma noi meritiamo davvero show del genere?
La performance (e la costruzione del concerto del tour di Chromakopia del rapper losangelino) è stata impeccabile. Peccato sia stata interrotta dall’ennesimo episodio di spray al peperoncino

Foto di John Tlumacki/The Boston Globe/Getty Images
Mastodontico. Curatissimo. Ricco di sfumature stilistiche ed emotive. Con un unico protagonista in scena. Se pensate che andare a un concerto di Tyler, The Creator sia solo una moda, cambiate recensione.
Se ieri sera a Milano c’eravate, sapete di cosa parliamo. Se non c’eravate, cerchiamo di raccontarvi un live decisamente atteso (andato subito sold out, forse a causa di bot) e poco visto dalle nostre parti. Macchiato, però, da un momento poco edificante per il pubblico: una persona ha iniziato a spruzzare dello spray al peperoncino intorno a sé, il rapper americano se ne è reso conto e ha interrotto lo show. E a peggiorare la situazione è partito un coro di insulti rivolto però al ragazzo sbagliato. Ed è anche per questo che ci chiediamo se noi italiani siamo veramente pronti per concerti di questo livello.
Tyler, The Creator a Milano
Le impressioni possono (e devono) essere diverse ma un Unipol Forum di Assago così gremito nel parterre e con un’atmosfera così elettrica e carica di energia è davvero difficile da trovare. Il pubblico – non vestito da universitari preppy bon ton come in altre date europee del rapper losangelino ma con tocchi di verde-cover-Chromakopia (l’ultimo album), nemmeno troppo trend setter come per esempio per il listening party di Kanye West – era esaltato fin dagli opening. Ottima l’accoglienza per i Paris Texas ma anche vedere Lil Yachty è un’esperienza che non capita spesso alla platea italiana (la prima e penultima volta era stata l’anno scorso). Non parliamo del vedere in azione rapper come Tyler, The Creator, che in Italia venne per due date nel 2016, dopo l’uscita di Cherry Bomb.
Certo, vederlo nei suoi live dallo spirito punk con la sua Odd Future di 15 anni fa deve essere stato più che entusiasmante. E ancora più appagante deve essere vederlo oggi nella sua evoluzione di artista (rapper, producer, fashion designer, anche attore) dopo averne visti gli inizi. Ma non è il nostro caso. Davanti ai nostri occhi c’è il concerto perfettamente studiato e calibrato nei pesi di un artista al suo apice. Tappa di un tour iniziato ufficialmente a febbraio in Minnesota, ma che già era stato anticipato da dei pop-up show a inizio novembre negli Stati Uniti.
Tyler, The Creator: un live atteso e anticipato ma sorprendente
Sappiamo già tutti, quindi, che Tyler Gregory Okonma (vero nome) si presenterà con la sua tuta dell’aeronautica militare verde e con la maschera che ne deforma i lineamenti del viso. Che sarà totalmente solo sul palco senza DJ e altri performer. Che lo show di dividerà su due stage, quello di Chromakopia e quello dedicato ai precedenti album.
Ma finché non lo vediamo, però, è difficile immaginare la potenza dello spettacolo delle luci. Spesso verdi, ovviamente. Formano tende e piramidi, rosse, blu, gialle. Oppure quella dei visual che riprendono in maniera lineare il suo volto e lo restituiscono in bianco e nero. Dei fuochi che diventano parte fondamentale dello spettacolo e del racconto che è un tuffo profondo nel passato di un rapper provocatore che nella sua carriera tutto è stato tranne che politically correct (e ha ricevuto accuse di misoginia, omofobia, razzismo verso i bianchi). E un tuffo ovviamente negli alter ego presenti in ogni suo lavoro discografico.
Un tuffo profondo nelle origini di Tyler e nei suoi alter-ego
Come in St. Chroma, il pezzo d’apertura di Chromakopia, le prime parole sono quelle della madre di Tyler che ricorda a lui (e a tutti) che la creatività nasce nell’interiorità dell’animo: “You are the light/ it’s not on you, it’s in you/ don’t you ever in your motherfucking life/ dim your light for nobody”.
“Can you feel the light? Can you feel the fire?”, canta sussurrando il rapper (nel coro con Daniel Caesar). Sì, il pubblico li sente entrambi e risponde immediatamente. Partono sei pezzi di Chromakopia. Tyler è sciolto e sinuoso nei movimenti di danza, pur indossando una divisa ingessante, e pur interpretando testi che quasi sempre sono una discesa nagli inferi delle sue paranoie. Le telecamere si soffermano spesso sugli occhi che spuntano dalla maschera. E il sample afro campionato in Noid (da Nikakupanga Ngozi della Ngozi Family) è una dimostrazione ancora più evidente del suo ritorno alle origini.
Tyler è empatico con il pubblico e lo saluta diverse volte. Parte Sticky, uno dei pezzi più eclatanti dell’album. Le luci gialle si fanno pressanti, cheerleader di colore sono le protagoniste dei visual. Tomorrow accompagna il passaggio del rapper su una passerella sospesa in mezzo all’Unipol Forum e così parte il live dal secondo stage in mezzo al Forum, che ricorda una cameretta con poltrone, tavolino e giradischi.
Il secondo stage: una cameretta confortevole col giradischi
Il rapper cambia completamente outfit (inutile ricordare quanto sia importante l’immagine per lui che ha persino un brand personale): pantaloni comodi, maglietta bianca, camicia gialla aperta, loafer, cappellino appoggiato sulla testa. Un perfetto chill guy di Los Angeles che non scorda assolutamente quella vibe in molti momenti dello show.
Tyler inizia a scorrere i vinili presenti nella box e sceglie le cover (superfluo anche ripetere quanto queste siano state e siano parte integrante del racconto). Si sofferma su quella di IGOR, sicuramente uno dei suoi dischi più amati, il pubblico si accende come non mai. Dopo poco, inizia EARFQUAKE, pezzo iconico dell’album. Passa poi a mostrare la cover di Goblin, il primo album ufficiale del 2011 (e piuttosto criticato in passato per i motivi accennati sopra), e partono tre pezzi in versione accorciata, oltre ai moshpit.
Momenti poco edificanti per il pubblico italiano: lo spray al peperoncino e il coro sbagliato
È la volta di Wolf e poi di CALL ME IF YOU GET LOST, ma qui proprio nel momento in cui sembra di essere immersi in un’onda di positività californiana Tyler si ferma. Dalla tribuna non si capisce subito cosa stia succedendo. Pare che qualcuno stia attirando inutilmente l’attenzione del rapper ma in realtà è chi ha deciso di spruzzare lo spray al peperoncino negli occhi di qualcun altro. Subito arrivano dei cori di “Scemo, scemo” che però sono rivolti al ragazzo sbagliato, seguiti da altri di “scusa, scusa”. Non è uno spettacolo edificante e il rapper salta Sorry not sorry prevista. Dopo poco, lo spray urticante si sente chiaramente anche nella gola di chi si trova in tribuna.
Lo show si divide in momenti chill e altri più cupi
Lo show continua. Con momenti più cupi, come Who Dat Boy, il pezzo con Asap Rocky dal beat ossessivo. Ad altri più intimi. Per Thought I Was Dead, Tyler, tornato sul palco principale di Chromakopia, si esibisce senza alcuna musica. Ad altri ancora indimenticabili come per NEW MAGIC WAND da IGOR, con nuovi momenti di pogo. I Hope You Find Your Way Home, conclude lo show di Tyler, come si concludeva il disco. E come può essere il miglior augurio per tutti.
Sperando che artisti di questo calibro con show evidentemente costosissimi scelgano sempre più spesso di tornare nel nostro Paese. Perché dopo anni in cui ci si lamentava che non facessero mai tappa da noi, e dopo invece le prime importanti apparizioni (vedi anche alla voce Kendrick Lamar e Travis Scott), i rapper d’Oltreoceano non decidano di fare marcia indietro. Anche per episodi come quello dello spray di ieri sera. Il pubblico ora c’è e si è dimostrato più che pronto.