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Una line-up di gran qualità e impegno sentito: questo è stato Venezia Sounds

Sabato sera al teatro alle Tese delle Nappe, un lungo concerto con gli artisti che hanno plasmato il suono degli anni ‘90 e ‘00, da Jovanotti ai Subsonica. In ricordo di Tomaso Cavanna e per la ricerca medico-scientifica

  • Il27 Ottobre 2025
Una line-up di gran qualità e impegno sentito: questo è stato Venezia Sounds

Jovanotti al Venezia Sounds 2025 (foto Andrea Pattaro/Vision)

A un certo punto di Venezia Sounds sullo stesso palco c’erano Samuel dei Subsonica, Alioscia dei Casino Royale, tutti i membri degli Africa Unite e quelli di The Bluebeaters. Un mix di personalità musicali fondamentali, a cavallo degli anni ‘90 e 2000 in Italia, baluardi di reggae, ska, elettronica e soul (spesso uniti insieme) che chissà se, chi non ha vissuto quegli anni, riesce a cogliere l’eccezionalità dell’occasione.

Erano uniti, tutti, per un’ottima causa: la raccolta fondi per la ricerca scientifica, anche questa protagonista della serata di sabato 25 ottobre al Teatro alle Tese delle Nappe, luogo di un fascino incredibile all’Arsenale di Venezia. In ricordo di Tomaso Cavanna, il manager veneziano in ambito musicale, dal temperamento a dir poco travolgente e istrionico, generoso e appassionato, amato nell’ambiente e scomparso nel 2019, a causa di una malattia fulminante.

La serata-evento ha presentato una ricca line-up

Sicuramente quasi tutti gli artisti che sabato sono saliti sul palco erano a lui molto legati. I Les Votives, che hanno aperto il concerto, non potevano averlo conosciuto, ma hanno comunque deciso di aderire alla causa e, con il loro rock, si sono inseriti perfettamente nel mood del concerto, presentato da Federico Russo e Marco Maccarini. 

Non lo conosceva personalmente nemmeno il professor Antonio Sica, responsabile del Laboratorio di Immunologia Molecare dell’IRCSS istituto Clinico Humanitas (al cui team andranno i proventi della serata, insieme al VIMM, Veneto Institute Of Molecolar Medicine), ma chi meglio di lui poteva salire sul palco per raccontare l’importanza della ricerca? È salito sul palco anche per suonare la chitarra insieme a Saturnino, grande amico di Tomaso.

Jovanotti è stato l’ospite speciale del Venezia Sounds

Di certo, invece, era a lui legato da un grande affetto, Jovanotti, ospite speciale. Come suo solito si è esibito con generosità, insieme a Saturnino, appunto, ad Adriano Viterbini, ormai chitarrista fisso della band che lo accompagna, al percussionista Leo Di Angilla e al batterista Carmine Landolfi. Dopo tre pezzi e quella che lui stesso ha definito una “cumbia veneziana”, Lorenzo ha improvvisato anche un Penso positivo finale che non era propriamente stato programmato. «La ricerca scientifica deve rimanere libera e i giovani devono continuare a studiare medicina perché è il nostro futuro», ha detto Lorenzo dal palco.

Dopo Jovanotti, i Casino Royale. Grandi maestri da sempre nell’unire mondi musicali diversi hanno portato alcuni brani nuovi come Fumo e i loro capolavori CRX e Sempre più vicino. E poi The Originals ovvero Africa Unite e The Bluebeaters, una super band ska-reggae-soul nata ufficialmente quest’anno, che porta un suono ancora più ricco sul palco. «La ricerca mi ha semplicemente salvato a 38 anni», ha detto Madaski, di solito schivo sulle sue questioni personali. I Planet Funk hanno fatto ballare letteralmente tutti con la giusta dose di malinconia, non solo con le loro hit Chase the Sun, Inside All The People e naturalmente Who Said.

Samuel Romano ha fatto gli onori di casa

I Subsonica sono stati infine un po’ i padroni di casa al Venezia Sounds. Sicuramente perché Samuel, veneziano da tre anni, direttore artistico della serata era in prima linea nell’organizzazione con Medicine Rocks (associazione fondata da Edy Campo, compagna di Tomaso e a sua volta manager musicale) e con la Fondazione Giancarlo Ligabue, presieduta da Inti, grandissimo amico di Tomaso. Partendo da Pugno di sabbia e terminando con Strade, i cinque torinesi hanno portato le loro canzoni più famose, dimostrando ancora una volta di essere i migliori in Italia nel loro genere. Ha concluso Mace, sicuramente l’altra quota giovane oltre ai Les Votives, con un set dritto e tirato che non ha lasciato spazio ai compromessi. Come era giusto che fosse.

Perché la particolarità di Venezia Sound è stata certamente nella passione con cui tutti gli artisti hanno aderito all’iniziativa, ma anche in un flusso musicale coerente e studiato, che non si vede spesso in concerti di questo tipo. Nonché nella partecipazione del pubblico, non di giovanissimi, che sembrava coinvolto in prima persona.

Chissà se un’iniziativa del genere, per il secondo anno nella città lagunare, con il patrocinio della Regione del Veneto e del Comune di Venezia e il supporto di Vela Spa, avrebbe lo stesso sapore a Milano, dove certo se ne vedono tante ma con un bel po’ di anima in meno. Certo, nel novembre 2019, proprio all’Alcatraz di Milano, si era tenuto il primo grande concerto-ricordo in memoria di Tomaso Cavanna, organizzato da Medicine Rocks, ed era stato davvero partecipato. Ma replicare con lo stesso spirito nella città del business e dei brand, non sarebbe, probabilmente, così facile.

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