La violenza sulle donne nel mondo della musica è anche economica
Abbiamo intervistato alcune professioniste su come vedono il gender pay gap del settore per cercare di individuare con loro le ragioni profonde. Hanno preferito rimanere anonime
La violenza sulle donne nel mondo della musica non è solo quella fisica, pesante e inammissibile. È anche quella psicologica. E anche quella economica. Per questo tipo di violenza sulle donne si intende spesso quando nella coppia è l’uomo a voler gestire le finanze per non lasciare alcuna autonomia alla sua compagna: non arriviamo a tanto ma alla differenza di trattamento salariale che continuiamo a notare nel mondo della musica e non solo.
Commentando insieme alla sociologa Rebecca Paraciani il report di Equaly ci siamo rese conto di quanto spesso le professioniste nel settore tendano a sottovalutare gli episodi che le riguardano. A domanda diretta però hanno risposto in maniera positiva. Quindi hanno capito che sì, il problema riguarda molto anche loro. Abbiamo parlato con alcune professioniste che lavorano in questo settore da anni. Per ovvi motivi sono rimaste anonime.
La disparità salariale
«Il problema è che noi non sappiamo quanto prendono i nostri colleghi maschi», racconta un’influente capo ufficio stampa. «E non è solo quello: noi in Italia dobbiamo sempre aspettare una promozione all’interno delle case discografiche che non arriva mai. Lo dico ben sapendo che all’estero non è così. Abbiamo visto in tanti anni molte ex colleghe che riuscivano ad avere grandi promozioni di carriera dove era prevista anche una consistente responsabilità economica e di potere».
Ma è anche colpa nostra in tutto ciò? «Sì, lo è, certo», continua la stessa interlocutrice. «Noi cresciamo col concetto che parlare di soldi sia brutto. Invece no: non lo è. Il problema purtroppo è che noi valiamo anche quanto veniamo pagate. Chi è sopra di noi percepisce questa difficoltà – tipicamente femminile – nel chiedere denaro, come se fosse una cosa che non meritiamo. Questo è grave, anche perché l’indipendenza passa attraverso i soldi. Anche il valore professionale passa attraverso di lì. Nel mondo della musica molte cose vengono affrontate con leggerezza. È tutto un: “Sì, poi vediamo”, detto da noi stesse poi. Al lavoro dell’ufficio stampa, tipicamente anche se non esclusivamente femminile, non viene data la giusta importanza. Poi vogliamo aggiungere anche come nelle aziende italiane ti concepiscano come di loro proprietà? Mentre cambiare datore di lavoro è un modo sicuro per aumentare il proprio salario».
Le differenze di ruolo
Un’altra professionista che è specializzata nella promozione digitale puntualizza: «C’è ancora tanto su cui lavorare. Ciò che manca davvero è una gender balance. Ovvero, si può notare da parte di tutti come le donne occupino sempre ruoli di un certo tipo all’interno dell’industria discografica, soprattutto marketing e promozione. Tutti ruoli che non prevedono l’esposizione diretta in prima linea. Anzi, che rimangono decisamente nel backstage, dove il salario è più basso e non ci sono grandi possibilità di crescita. Gli uomini invece hanno sempre ruoli più manageriali e dirigenziali. Questo è un dato di fatto».
C’è anche un altro aspetto relazionale che probabilmente può essere allargato a tutto il mondo del lavoro, non soltanto quello musicale. «Un altro aspetto insopportabile è che quando si vuole premiare una donna si mette in luce il fatto che “abbia le palle” o comunque carattere, personalità ma di tipo maschile. Non è permesso che riesca ad avere caratteristiche sue positive».
«Le donne hanno tirato fuori le parti peggiori di sé per farsi rispettare: denti e unghie affilate. Proprio perché partivano con la marcia arretrata e non in quarta come fanno spesso i maschi», le fa eco un’altra.
Spiragli di miglioramento
C’è chi però vede anche un miglioramento in questi ultimi anni. È sempre un’addetta alla promozione all’interno di un’etichetta discografica. «Purtroppo noto delle differenze salariali da sempre. Però avverto anche un cambiamento per le nuove generazioni», ci tiene a sottolineare. «Perché adesso con tutti i corsi di specializzazione che ci sono, dal marketing alla promozione musicale, i livelli salariali mi pare si siano allineati. Credo che adesso quindi vengano premiate la curiosità, l’affidabilità e la voglia di imparare. Per i 40 e 50enni non è stato facile imporsi, e io posso raccontarlo. Penso sia contato di più essere al posto giusto nel momento giusto, con le corrette conoscenze. Quindi è chiaro che veniva penalizzato il fatto di essere donne, perché queste spesso devono curare anche la famiglia e hanno meno possibilità di uscire la sera!».
Nella musica in particolare? «Nell’ambiente televisivo questa cosa è molto meno sviluppata, giusto per fare un esempio. Il problema è che l’uomo – spesso – sa fare la metà delle cose di una donna ma sa rivendersele molto meglio. Alcune donne sono molto brave nella contrattazione, ma sono poche e hanno dovuto veramente lottare per farsi valere in questo ambiente spesso duro. Oggi c’è una gestione più oculata delle spese».
Le differenze rispetto al passato
In che senso? «Un tempo il risultato non era la prima cosa che si cercava. Si viveva un’epoca d’oro e di passione. Non c’era la vera necessità di portare dei risultati immediati e concreti economici. Poi c’è stata una crisi pazzesca per la pirateria, risanata grazie al digitale. Questo ha comportato un cambio anche per le professionalità all’interno delle etichette. Per questo sono sicura che la differenza si stia minimizzando, perché si basa di più sulla conoscenza o meno del mondo digitale. Però ripeto: anche che spesso è andato a discapito della femminilità».
«Il tema è che la competenza e l’intelligenza sono armi molto potenti, perché a differenza dello stipendio o del posto di lavoro non le puoi tagliare. Se una persona è competente, cresce. Questo fa paura perché, soprattutto nel mondo dell’entertainment, molte persone hanno raggiunto la loro posizione un po’ per caso, un po’ per fortuna o per amicizie», racconta un’altra product manager.
«Se le situazioni di business nascono grazie alle relazioni personali che si sviluppano durante orari che non sono quelli canonici, le donne molto spesso sono automaticamente escluse. A volte capita anche con le nuove leve, che magari sono perfettamente formate ma vengono automaticamente escluse solo perché non frequentano la cricca di chi si conosce da anni».
Sanremo
«Basta andare a Sanremo e anche lì è palese. Se sei lì con un artista ti rendi conto che non ottieni mai niente per vie ufficiali ma sempre perché conosci qualcuno. Che sia un’informazione, un pass o un’intervista. E se l’informazione arriva da un A&R uomo, verrà ascoltata sempre di più rispetto a quello che può dire una ragazza giovane della promo, anche se bravissima. Per non parlare di quando arriva il capo promo, che spesso è un uomo e riesce a fare passare lo stesso identico pezzo».
Insomma, la strada verso la parità economica è davvero ancora in salita.