Zucchero live a San Siro: una vera “Overdose d’Amore” (e di grande musica)
Ieri (giovedì 4 luglio) il grande cantautore emiliano si è esibito davanti a un pubblico di 45mila spettatori per l’ultima data italiana del suo tour negli stadi
Non sono queste le sere d’estate che saranno dimenticate. Perlomeno non facilmente per i 45mila spettatori che ieri sera (giovedì 4 luglio) hanno riempito un San Siro sold out per l’ultima data italiana del tour di Zucchero negli stadi. E adesso è già tempo di Europa (già stasera sarà a Londra e domani a Montreux) e poi Sud America (Uruguay, Cile, Argentina, Venezuela, Guatemala, Messico, Perù, Colombia). Fornaciari è una vera forza globale.
L’inizio del concerto di Zucchero a San Siro
Come ci si può aspettare da un artista di così lungo corso, la cui musica ha letteralmente attraversato diverse generazioni, il pubblico è particolarmente vario. Certo, il grosso è costituito da 40/50enni nostalgici degli anni ’80 e ’90, ma ci sono anche tanti giovani. Entrando nello stadio si sentono tanti accenti diversi del nord Italia: si ha davvero la sensazione di una “data-evento”, come si dice in questi casi, in genere un po’ retoricamente. Per questa gente Fornaciari è una leggenda alla pari di Vasco Rossi (“Zucchero, sei il numero uno!”, urlerà a pieni polmoni uno spettatore durante il concerto dalle tribune).
Come lascia intuire il nome del tour (“Overdose d’Amore”), il live di Zucchero a San Siro è un grande concerto celebrativo della sua lunga e onorata carriera (quest’anno cadono i 35 anni di quella storica hit). E Zucchero non si risparmia: inizia puntualmente alle 20.30 (l’apertura è con Spirito nel Buio, lead single del suo ultimo album di inediti, D.O.C. del 2019) e seguiranno ben tre ore piene di spettacolo, con canzoni da tutte le fasi della sua produzione discografica.
Va sottolineato l’altissimo livello qualitativo della band, che da sempre è un grande punto di forza di Zucchero. La formazione è così composta: Polo Jones (lo storico bassista, nonché direttore musicale dei live), Kat Dyson (chitarra solista, cori), Peter Vettese (Hammond, piano e synth), Mario Schilirò (chitarra ritmica), Adriano Molinari (batteria), Nicola Peruch (tastiere), Monica Mz Carter (batteria, percussioni), James Thompson (fiati, cori), Lazaro Amauri Oviedo Dilout (fiati), Carlos Minoso (fiati) e – last but not least – l’energica corista Oma Jali, che spesso si prende il centro della scena per intensi momenti solisti.
L’emiliano verace
Ancora una volta la simpatia di Zucchero lo riconferma per l’emiliano verace e di cuore che è sempre stato. C’è qualcosa di profondamente umano in un grande artista di successo che non si è mai montato la testa e ha sempre mantenuto un legame speciale e quasi confidenziale col suo pubblico. Lo dimostra in particolare nel momento – verso metà concerto – in cui si siede con la chitarra acustica vicino alle prime file della platea.
Lì si lascia andare alle battute e agli aneddoti: come quella volta in cui in una discoteca di Rosignano Solvay, in provincia di Livorno, si esibì tutta la sera per un unico spettatore pagante, che gli chiese di suonare a ripetizione (dieci volte) Una Notte Che Vola Via, il brano con cui si classificò penultimo a Sanremo 1982. Perché – spiega – «l’importante è avere un pubblico». E non importa che questo pubblico sia costituito da una sola persona o da 45mila, come stasera.
Nel corso del live presenta anche per la prima volta un inedito («Non so neanche se lo pubblicherò», minimizza). Si intitola Amor Che Muovi il Sole e – specie sul ritornello – è praticamente un pezzo alla War on Drugs, con quel suo piglio ritmico uptempo e dritto e quelle melodie di tastiere che sembrano uscite direttamente da un disco di Adam Granduciel e soci.
Gli ospiti della serata
Il primo ospite della serata è Jack Savoretti, per un duetto su un grande classico di Zucchero, Senza una Donna. La chimica del cantante italo-inglese con Zucchero è più efficace sul piano della schiettezza che li accomuna che non su quello squisitamente vocale. La vocalità “smokey” ma leggera di Savoretti – un po’ alla Rod Stewart, con le dovute differenze – non si lega bene alla potenza che Zucchero è ancora in grado di sfoderare. Mentre invece, per esempio, è perfetto l’intreccio vocale di quest’ultimo con la sua brava corista Oma Jali.
L’ospite successivo è il grande chitarrista rock giapponese Hotei. Impossibile che passi inosservato: capelli sparati in aria, completo arancione scintillante, forte presenza scenica. Corre da una parte all’altra del palco con mossette e balletti: Hotei è un vero e proprio showman e si prende la scena per tre canzoni, Libidine, Baila e Iruben Me. Notevole, in particolare, il suo assolo su quest’ultima, con i suoi lunghi ululati di chitarra che aggiungono ulteriore intensità emotiva al classico di Zucchero.
La collaborazione fra Zucchero e Hotei è ormai di lunga data e ben consolidata, e non solo a senso unico. Nel 2016 il chitarrista collabora all’album Black Cat e prende parte come ospite speciale ai successivi concerti all’Arena di Verona e alla Royal Albert Hall di Londra. Zucchero ricambierà il favore partecipando all’ultima parte del tour di Hotei lo stesso anno. Seguiranno anni di stima e nuovi scambi professionali, che passano da un’ospitata a Sanremo, altre date all’Arena e in giro per il mondo (Giappone compreso). Insomma: un vero sodalizio artistico.
Il meglio del concerto
Su Miserere si sente la voce di Pavarotti e vengono proiettate sue immagini sui maxischermi. Grande commozione del pubblico, che alla fine del brano dedica alla memoria del grande tenore uno degli applausi più fragorosi della serata.
In generale la scaletta del live evidenzia al meglio quella magnifica dualità della produzione di Zucchero, fra spirito romantico-sentimentale (Senza una Donna, Così Celeste, Diamante, Blu) e pezzi decisamente più provocatori ed energici (Il Mare…, Con le Mani, Solo una Sana e Consapevole Libidine…, Baila, Per Colpa di Chi, Diavolo in Me).
In particolare sugli ultimi due pezzi prima dei bis (Per Colpa di Chi e Diavolo in Me) esplode l’entusiasmo dei 45mila di San Siro, al punto che i desk della tribuna stampa letteralmente ballano avanti e indietro a tempo con le canzoni.
È un vero peccato che – ormai da molti anni – Zucchero non suoni più dal vivo Donne, indubbiamente uno dei gioielli più brillanti della sua ricca discografia. In un concerto celebrativo come questo sarebbe stata la ciliegina sulla torta.
La scaletta del concerto di Zucchero a San Siro
- Spirito nel Buio
- Soul Mama
- Il Mare Impetuoso al Tramonto Salì sulla Luna e Dietro una Tendina di Stelle…
- La Canzone Che Se Ne Va
- Ci Si Arrende
- È Delicato
- Partigiano Reggiano
- Vedo Nero
- Amor Che Muovi il Sole
- Il Volo
- Facile
- Senza una Donna (con Jack Savoretti)
- Con le Mani
- Solo una Sana e Consapevole Libidine Salva il Giovane dallo Stress e dall’Azione Cattolica (con Hotei)
- Baila (con Hotei)
- Iruben Me (con Hotei)
- Dune Mosse
- Dindondio
- Un Soffio Caldo
- Oltre le Rive
- Miserere
- Solo band: Nutbush City Limits, Jumping Jack Flash, Honky Tonk Train Blues
- Overdose d’Amore (con coro gospel)
- The Letter (con coro gospel)
- Così Celeste (con coro gospel)
- Diamante (con coro gospel)
- Madre Dolcissima (con coro gospel)
- Per Colpa di Chi
- Diavolo in Me
- Bis: Hey Man, Blu, Chocabeck