Interviste

Tropico e il nuovo album: «Scrivere per se stessi è la sfida più bella (e più angosciante)»

Che cosa significa essere uno degli autori più famosi e ricercati d’Italia e decidere di mettersi in primo piano? Quali sono le sfide per l’uno e l’altro ruolo? Davide Petrella ovvero Tropico si racconta

Autore Silvia Danielli
  • Il29 Settembre 2023
Tropico e il nuovo album: «Scrivere per se stessi è la sfida più bella (e più angosciante)»

Tropico presenta il suo nuovo album Chiamami quando la magia finisce, foto: ufficio stampa

Tropico e il nuovo album: fare un’intervista a Davide Petrella, ovvero uno degli autori di maggior successo degli ultimi anni, significa in prima battuta affrontare una questione antica come la storia della musica. Quanto cambia il modo di scrivere se lo si fa per se stessi o per qualcun altro? Il cantautore partenopeo pubblica oggi il suo secondo album dal titolo – ancora una volta – meraviglioso: Chiamami quando la magia finisce (il primo per la Numero 1/Sony Music). Il suo primo lavoro del 2021 si intitolava Non esiste amore a Napoli (un titolo che è anche un pugno in faccia, a livello di Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese).

Ma Davide Petrella non è certo un artista solo al suo secondo lavoro. Perché ha alle spalle un percorso da frontman della band indie Le Strisce e da cantautore fin da bambino, e perché ha firmato alcune delle hit più ascoltate di questi anni. Per chi non le ricordasse citiamo solo Pamplona di Fabri Fibra e Thegiornalisti, Vorrei ma non posto di Fedez e J-Ax. E poi ha co-scritto Due vite di Marco Mengoni e Cenere di Lazza, primo e secondo posto all’ultimo Festival di Sanremo. Oltre ad avere alle spalle lunghe e proficue collaborazioni con Cesare Cremonini, Emma, Elisa, Rkomi, Marracash, Mahmood. Solo per dire i primissimi che vengono in mente.

Nel nuovo album di Tropico tutta la musica partenopea

Ma Tropico si trova perfettamente a suo agio nel ruolo di cantautore. È stato un processo che l’ha fatto lavorare strenuamente (togliendogli il sonno) per due anni ma nell’album che esce oggi è riuscito a concentrare tutto il suo amore per Napoli nelle diverse fasi storiche. Si sentono molto gli echi da Napoli Centrale e Pino Daniele ai Nu Genea (che a loro volta amano i richiami) e lui è riuscito a esprimere nel miglior modo possibile la sua capacità di giocare con le parole. Con la produzione affidata a due napoletani doc come D-Ross e Startuffo e la collaborazione di Ceri e Davide Simonetta, Tropico ha coinvolto amici di lunga data come Cesare Cremonini (Fantasie è il singolo già uscito dei due) e Raiz. Mahmood e Madame, Joan Thiele e Franco126. Lo incontriamo in un ristorante cinese a Milano. Di quelli semplici, curati, raffinati. La sua musica potrebbe essere qui la colonna sonora ideale.

Intervista a Tropico: il nuovo album e il rapporto con la città

Come hai fatto a far cantare in napoletano Madame che è veneta?
Trovo sia stata davvero fantastica in Anema e Notte di Roberto Murolo. In quasi 5 ore siamo riusciti a trasformare la sua pronuncia. L’abbiamo corretta un po’, ma non era affatto facile per lei che è di Vicenza!

Di Napoli continuano a parlare tutti (anche noi abbiamo dedicato un numero intero alla scena), pensi che possa correre il rischio di diventare troppo turistica come Barcellona come ha scritto Le Monde questa estate?
Non penso. In centro città continuano a vivere i veri napoletani, non come è successo a Venezia e a Firenze, quindi penso sia impossibile. La situazione è un po’ selvaggia, come per i tavolini dei locali che vengono piazzati ovunque senza regole.

Ti dà fastidio la sovraesposizione della città?
Più che altro penso ci siano tante anime di Napoli. Quella più folkloristica ed esotica che viene più spesso raccontata non mi piace molto. Mi piace il lato più profondo e affascinante della città. Viene raccontato magari da registi come Paolo Sorrentino, da artisti come gli Almamegretta o da un gallerista visionario come è stato Lucio Amelio.

Tropico e il nuovo album: il significato di scrivere per se stessi

Vorrei subito chiederti che cosa ti ha fatto decidere di iniziare a scrivere per te?
L’ho sempre fatto ed è molto diverso dallo scrivere per gli altri. Faccio spesso questo esempio: se mi invitano ad andare a giocare a calcetto non vado vestito da tennis. Non ho mai pensato: perché ho scritto quella canzone che potevo tenere per me. È proprio un discorso diverso in partenza. Mi diverte anche entrare nel lavoro degli altri perché sono molto curioso e penso di imparare per me stesso, soprattutto dal rap.

Io sono del team canzoni, non dei pezzi rap. La maggior parte dei nuovi artisti di oggi è della seconda squadra e vuole raggiungere tutto e subito

Tropico e il nuovo album

Da questo album che cosa hai imparato?
Mi sono divertito parecchio e ho scritto più di 60 canzoni. Anche per il disco precedente ho capito –  e mi hanno fatto capire le persone che mi seguono – che era quella la musica e la direzione che dovevo prendere. Però mi sono reso conto che dovevo fare un gradino in più. Quindi mi sono impegnato al massimo per realizzare proprio quello che avevo in testa. Perché le canzoni nascono anche in fretta: sono capace di andare a fumare una sigaretta, di tornare e di avere la melodia in testa.

M’arricordo e te con Raiz è la continuazione – dopo 28 anni – della sua (e degli Almamegretta) Nun te scurdà: come ti è venuta questa idea?
L’avevo già proposta con Cesare (Cremonini, ndr), avevamo scritto Io e Anna che si rifaceva alla storia di Anna e Marco di Lucio Dalla. Mi piace immaginare dopo 20-30 anni che cosa possa essere successo ai vari personaggi! Questa è la storia di una sorta di Bocca di Rosa di De André, una donna che viene etichettata perché si guadagna da vivere prostituendosi. Mi sono chiesto che cosa le potesse essere capitato in questi 30 anni e ora racconto che si è innamorata. Ma rimane sfortunata. Conosco bene Rino (Raiz, ndr) e quando gliel’ho proposto era entusiasta!

Da “Non esiste amore a Napoli” a “Chiamami quando la magia finisce”

Quando nascono i tuoi titoli così azzeccati? Da Non esiste amore a Napoli a Chiamami quando la magia finisce.
Sono un dramma questi titoli! A me piace trovarli belli lunghi e credo anche cinematografici. Però bisogna considerare una cosa. Da buon napoletano io sono scaramantico. Per il primo album ho fatto preparare una scritta al neon gigante per la barca dove si teneva la presentazione. Uguale per questo! E non hai idea di quello che mi stanno dicendo per la lunghezza di questo titolo…

Cosa ci vuoi dire con Chiamami quando la magia finisce?
Il mio punto di vista sull’amore non sarà mai tutto positivo: andiamo a mangiarci un panino e viviamo felici e contenti. Sarà sempre un po’ sfortunato. Le canzoni d’amore devono avere sempre un po’ di infelicità in sé, se no perché ne parliamo? Se sto bene in amore mi vivo la situazione, non ne scrivo!

Tropico/Davide Petrella gli obiettivi presenti e futuri di un vero cantautore

Non smetterai di scrivere per gli altri?
Assolutamente no. Farlo mi diverte ed è un modo per allentare la tensione per il mio progetto. Non che sia più semplice, ho soltanto meno stress emotivo.

Che cosa vorresti raggiungere con le tue canzoni?
Io voglio fare gli stadi. Non mi vergogno di dire questo. Voglio che la musica con queste caratteristiche, senza scorciatoie o altro, arrivi a tutti. Io sono del team canzoni, non dei pezzi rap (che apprezzo tantissimo e collaboro con moltissimi rapper). La maggior parte dei nuovi artisti di oggi è del secondo team e vuole raggiungere tutto e subito. Che poi io sono anche rappare eh, però preferisco la melodia. Mentre sulla scrittura per gli altri sogno di scrivere per chi non ha il mio stesso gusto. Riuscire a raggiungere quante più persone possibili, senza condividere il loro stesso gusto, per me è il massimo.

Le date di Tropico

Il tour di Chiamami quando la magia finisce, organizzato da organizzato da Ufficio K, Suonivisioni, Garage Days. Biglietti anche disponibili su TicketOne:

  • 9/12 BARI @ DEMODÈ
  • 14/12 ROMA @ LARGO VENUE
  • 16/12 BOLOGNA @ ESTRAGON
  • 17/12 MILANO @ FABRIQUE 
  • 23/12 NAPOLI @ PALAPARTENOPE
Share: