J-Ax presenta “Surreale” e si schiera contro no-vax e fighetti. Senza mai definirsi “artista”
Esce oggi “Surreale”, un repack dell’ultimo album “ReAle” che rappresenta, con undici inediti, un vero e proprio nuovo disco in perfetto stile Ax. Con una sorpresa a conferma che la sua attitudine punk, nella musica e nella vita, non morirà mai
A un anno e mezzo dalla pubblicazione di ReAle, J-Ax è tornato e – tanto per cambiare – per un personaggio come lui le regole sono davvero l’ultimo dei problemi. È il principio che guida anche il “concept-non-concept” del nuovo album di inediti, Surreale, in uscita oggi per Sony Music/Willy L’Orbo. Un progetto di 11 brani che non era affatto concepito come un nuovo disco, come lui stesso conferma all’inizio della nostra chiacchierata durante la conferenza stampa di presentazione, su Zoom. Ax ha affrontato anche la “questione Salmo”, la sua opinione sui no-vax e moltissimo altro.
Alessandro Aleotti, classe 1972, il 5 agosto ha compiuto 49 anni di cui quasi trenta passati costruendo quella che oggi è un’onorata carriera di cui è pienamente consapevole. Con un post su Instagram lo stesso giorno aveva annunciato l’uscita di un nuovo progetto come regalo ai fan, che oggi diventa finalmente realtà. Con un’ulteriore sorpresa.
«Ero convinto di voler fare il solito repack con quattro o cinque brani inediti da aggiungere a ReAle», ci racconta, nella sua freschissima camicia dal taglio estivo, cappello e occhiali da sole, scherzando sul monologo che sta tenendo di fronte a una decina di giornalisti. «Devo fare questa sorta di Ted Talk imbarazzante? Be’, il 27 esce questo paccone di tre album che contiene ReAle, Surreale e l’album che ho fatto durante il lockdown, J-Axonville».
Dentro Surreale, il nuovo album di inediti di J-Ax
Dritto al punto in meno di due minuti. Anche se di questa ultima pubblicazione dell’artista milanese c’è molto altro da dire. Dall’esperienza “surreale” vissuta durante i mesi di pandemia, che dà lo spunto per il titolo della nuova raccolta di inediti, all’attitudine punk da sempre presente nella musica e nella vita. La stessa che lo spinge a pubblicare durante lo scorso anno su SoundCloud un album totalmente fuori da ogni logica di mercato.
«J-Axonville (autoprodotto con Marco “The Hammer” Arata, ndr) ha fatto un milione di stream mandando il link solo ai miei fan più stretti. L’ho inserito nel repack fisico di Surreale per festeggiare questo traguardo, insieme a Sansone, un singolo politico e nichilista», continua Ax, che inizia a mettersi a suo agio nel racconto in attesa delle nostre curiose domande.
Zero regole, solo voglia di fare musica nello studio che ha frequentato tutti i giorni durante il lockdown e che «mi sono comprato al posto degli orologi d’oro, così se un giorno la discografia non mi vorrà più, io farò comunque musica in eterno». Da questo periodo sono usciti i nuovi brani di cui quattro vedono la partecipazione di Ermal Meta (Un Tera di felicità), Francesco Sarcina (Che classe), la cantautrice Federica Abbate (Canzone country) e Jake La Furia nella hit Salsa.
I brani di Surreale
«Mentre su ReAle c’erano brani tutti diversi musicalmente, ma col concept del “keep it real” che faceva da filo conduttore, in Surreale questo non accade: sia musicalmente che sulle tematiche vado in ogni direzione in maniera schizofrenica. Proprio perché anch’io sono surreale, prima confondo il pubblico e poi lo rassicuro», dice J-Ax, entrando nel vivo della sua ultima “fatica”.
Nei testi di Surreale, infatti, la parte rassicurante è la conferma di una costante presenza dell’anima ribelle e anticonformista dell’artista. Se anche ReAle era ricco di riferimenti politici e di temi legati all’attualità, il filo di Arianna si snoda naturalmente sull’Italia di Tifo Italia, sulla tecnologia (Un Tera di felicità), sul distacco dalla massa (Che classe, Canzone country), sulla critica alla scena musicale attuale e a tutta quella falsa intellettualità ostentata solo per darsi un tono (I film di Truffaut). Il trend di Surreale, quindi, non tradisce l’atteggiamento che da anni contraddistingue Ax. E posso confermarlo, perché se vi becca con addosso una maglietta di qualche gruppo musicale, fareste meglio a prepararvi almeno due titoli del loro repertorio. Lo “zio Ax” ve li chiederà per mettervi alla prova (tratto da una storia vera, quando nel 2019 l’ho incontrato mentre indossavo una T-shirt dei RUN-DMC. Per fortuna, ero preparata).
Tornando all’album: la “confusione” del pubblico, invece, potrebbe provenire dall’ascolto di brani come Amo l’odio, in cui l’underdog della musica italiana si lancia in «uno statement in cui dico che non ho paura dei commenti negativi, delle shitstorm o di prendere posizione per evitare l’hating su Internet, che per me è una delle cose che rende gli artisti “venduti”», spiega Ax in merito al brano. «L’odio è quello che mantiene la mia guerra. Amo l’odio perché mi dà l’occasione di dimostrare nelle canzoni tutta la mia rabbia, quindi ringrazio gli hater!».
Essere o non essere “cool”, la dimensione di J-Ax
Seguono poi episodi ricchissimi di citazioni alla cultura pop, come nel testo di Sono un fan (singolo in radio da oggi, ndr), che si rivela essere, in fondo, un testo d’amore. Citazioni per la maggior parte in contrasto tra loro, in cui emerge tutta la dualità di J-Ax, cresciuto fra cose estreme e family friendly, come spiega lui stesso nel testo. Dalla Pixar ai film di Wes Craven, vi sfidiamo a trovare tutte le chicche nascoste fra le rime di uno dei brani più dinamici del disco.
Insomma, una battaglia tra ciò che è “cool” e cioè che è meno cool. Anche se ora, gli facciamo notare, il personaggio più “cool” della musica italiana è proprio lui. «Tu vivi in questo mondo parallelo in cui io sono cool e sono sempre sulla cresta dell’onda?», chiede J-Ax divertito, quando gli propongo di spiegarmi la differenza tra l’essere “uncool and proud” (come nel sottotitolo di J-Axonville) e la tendenza contro cui si scaglia continuamente.
«Ho questa teoria: la gente cool è il motore della parte più brutale del nostro sistema del consumo. Si appassiona a delle cose non perché gli piacciono veramente, ma per apparire più intelligente. E viene emulata dalla massa. Quindi, la gente cool porta alla massa queste cose, ma una volta mainstream non è più cool seguirle. E così, la gente cool ha bisogno di una nuova tendenza e parte il riciclo, dalle scarpe agli artisti», spiega Ax. «Lo stesso vale per le scene musicali “underground”, che “grazie” ad Internet oggi non hanno tempo di crescere. Diventano mainstream in un attimo, esplodono e vanno fuori moda prima ancora di aver dato il massimo».
Il segreto di una lunga carriera
Quindi, a proposito di musica usa e getta, qual è il segreto di Ax e della sua lunga e stabile carriera, nel percorso che lo ha portato ad arrivare in vetta alle classifiche musicali anno dopo anno? «Ho avuto la fortuna di iniziare molto prima che si spingesse l’acceleratore sul consumo di tutto, della musica, della tecnologia, quindi – nel tempo – ho colpito tante persone», spiega l’artista. «Se hai 3000 fan incazzati puoi sopravvivere nel mondo della musica, ma succede solo a chi si è costruito una carriera lunga. Se sei in mano alle tendenze oggi è un casino, perché gli stessi che ti esaltavano ieri, domani troveranno un altro per farsi fighi loro. È una scelta egoista».
Abbasso la tendenza, quindi: Ax è Autentico con la A maiuscola, e da quasi trent’anni per lui seguire una moda non è contemplato. Anzi, il trucco è riuscire a fare ironia, ma anche sana critica, su qualsivoglia argomento restando sempre libero da ogni convenzione. Rock’n’roll (ma anche rap, country, pop, soul, come le ispirazioni strumentali di Surreale) fino al midollo. La musica di J-Ax nel 2021 funziona perché Ax racconta di sé e di tutte le contraddizioni del nostro presente che non tenta di nascondere dietro mezze parole. E che, soprattutto, vive in prima persona e incastona in rime sottili, talmente tanto che ci arrivi un secondo dopo, lasciandoti per un attimo tanto spiazzato quanto incredibilmente soddisfatto di ciò che stai ascoltando.
Cronaca del nostro presente
Anche in Surreale, J-Ax non ha risparmiato una virgola sugli argomenti caldi dell’anno in corso. Un anno scandito dal Covid, prima di tutto, che nell’album affronta da diversi punti di vista. Anche sugli argomenti più seri, J-Ax sa fotografare il presente non solo nella sua vita, ma in quella di tutti noi. In episodi come Stronzy, ad esempio, ribalta il significato del “ne usciremo tutti migliori”, saltando dai pipistrelli ai bauli in piazza con un’agilità senza pari.
In Voglio la mamma, uno dei singoli già pubblicati, c’è invece tutta la paura di lasciare il figlio Nickolas, dopo la difficile esperienza del virus vissuta da lui e la moglie. Un momento cruciale che ha portato l’artista a scagliarsi oggi, con fermezza, contro la posizione no-vax e a dare ragione a Fedez nel noto episodio che ha coinvolto Salmo e il suo concerto ad Olbia di un paio di settimane fa.
«Sono d’accordo con Fedez su quello che ha detto, ma non entro nel merito del litigio che ha avuto con Salmo. Posso capire la rabbia di quest’ultimo, perché il nostro settore è stato trattato con superficialità. La rabbia ti può portare a fare delle scelte sbagliate, perciò quella è stata una scelta sbagliata. Sul suo dire “non sei artista se non infrangi le regole”: io penso che un artista debba infrangere le regole dell’arte, o della morale comune, ma non si infrange la legge, altrimenti – in quanto artista – dovrei andare in giro a sparare alla gente o a parcheggiare in doppia fila…», spiega Ax.
Il passo successivo
«A me non è mai fregato nulla di definirmi artista, anzi preferisco non essere considerato un artista», continua Ax visibilmente preso dall’argomento. «Mi piace come si definiscono gli americani: “entertainers”, perché decideranno gli altri, negli anni, chi è artista e chi no. Per me, gli artisti sono Gaber, Iannacci, De André. Io sono solo un artigiano musicale, uno che canta le robe che scrive. Poi, se ho fatto anche canzoni che altri chiamano “arte” è perché, come dice Stephen King: il sole a volte batte anche sul culo di un cane».
D’accordo o no con quanto detto, i fan di J-Ax dovranno comunque attendere un momento migliore per vedere un concerto in cui porterà live le 11 nuovi canzoni di Surreale. Se la situazione Covid lo permetterà, però, il primo a salire sul palco sarà J-Axonville. «Quando tutto questo sarà finito, voglio fare delle date nei disco pub con questo progetto, e poi si organizzerà la tournée di J-Ax. Ma ho bisogno di fare questa cosa punk, in mutande! Facendomi tirare la birra addosso. Poi, i miei veri live torneranno quando si potrà stare in piedi e non si metterà in pericolo la mia salute, quella dei musicisti e quella del mio pubblico», conclude Ax.
Una frase che pone l’attenzione, ancora una volta, sul settore dello spettacolo. E in attesa di tornare sotto i palchi, anche qui, J-Ax non si è risparmiato. «La nostra categoria non ha l’empatia del resto d’Italia, che da sempre considera il nostro un “non lavoro”. Se nessuno vede la disciplina e l’impegno, la politica si comporterà di conseguenza dando attenzione ad altro. Per questo siamo arrivati per ultimi, noi “cantanti ricchi, che non dovremmo fare politica”. Dobbiamo dare un esempio di responsabilità».