Musica

Letteratura sul pentagramma: 10 grandi canzoni ispirate a opere letterarie

Citarsi a vicenda. Succede in arte, in letteratura, da secoli. La musica, poi, ha quella capacità di poter rapire qualunque forma dentro una confezione di pochi minuti

Autore Luca Momblano
  • Il17 Maggio 2018
Letteratura sul pentagramma: 10 grandi canzoni ispirate a opere letterarie

Citarsi a vicenda. Succede in arte, in letteratura. Succede continuamente, da secoli. La musica, poi, ha quella capacità di poter rapire qualunque forma dentro una confezione di pochi minuti. Ecco perché raccogliere e filtrare dieci canzoni, tra migliaia, direttamente ispirate a opere letterarie: è come aggiungere un’insignificante virgola alla storia dell’arte. Una virgola, però, densa di aneddoti poco noti alla cultura popolare.


1. Elton John, Rocket Man (I Think It’s Gonna Be a Long, Long Time) (Honky Chateau, 1972)

Declinazione soft rock dall’omonimo racconto di Ray Bradbury, inserito nella raccolta L’uomo illustrato. La conquista dello spazio, in piena Guerra Fredda, è ancora un tema chiave della propaganda politica ed Elton John va qui a ruota della scia lanciata da David Bowie con Space Oddity. Rocket Man conquistò la 40ma posizione nella chart annuale di Billboard.


PS: Sapete tutti qual è l’appellativo utilizzato da Donal Trump quando si riferisce al dittatore nordcoreano Kim Jong-Un, giusto?


2. Rolling Stones, Sympathy For the Devil (Beggars Banquet, 1968)

Mick Jagger dice Baudelaire, quando a distanza di trent’anni ritorna sulla genesi del brano. La memoria, però, tradisce anche i migliori: c’è tutto Il Maestro e Margherita di Mikhail Bulgakov nella diabolica prima persona che saltella tra Mosca e San Pietroburgo. Diabolica al punto che la strofa originale “Who killed Kennedy?” fu trasformata durante le incisioni in “Who killed the Kennedys?”. Proprio in quei giorni avviene infatti l’assassinio di Robert, fratello di John Fitzgerald, nella sala da ballo dell’Hotel Ambassador di Los Angeles.



3. Duran Duran, The Wild Boys (Arena, 1984)

Dodicesimo singolo del gruppo partito da Birmingham nel 1978 per conquistare i teenager di mezzo mondo e unica traccia registrata in studio dal live album Arena. Gestazione poco affascinante dal punto di vista letterario, ma il pop è anche questo: l’idea è del videomaker Russell Mulkahy, travolto dalla lettura di Ragazzi Selvaggi di William Borroughs. Da una sinossi del libro, il cantante Simon Le Bon scrive un testo pretenzioso e autocelebrativo: in termini di classifiche, soltanto Like a Virgin di Madonna fu capace di fare meglio.


4. Red Hot Chili Peppers, Yertle the Turtle (Freaky Styley, 1985)

Da uno dei maestri dell’editoria per bambini, ecco la storia della tartaruga regina dello stagno (Yertle la tartaruga e altre storie di Theodor Seuss Geisel) in mano a quattro scalmanati losangelini. Il pezzo che ne esce, con strofe riprese integralmente dall’opera originale, è da sempre il preferito dallo stravagante bassista Flea. Fa parte di un album prodotto oltre trent’anni fa dal monumentale funk man George Clinton, leader di Parliament e Funkadelic.


5. Bob Dylan, Just Like Tom Thumb’s Blues (Highway 61 Revisited, 1965)

Il Pollicino di Arthur Rimbaud da La mia Bohème visto come viaggio nella miseria occidentale. Sei strofe, senza ritornello, di scrittura folk che entrano di diritto nella storia del classic rock. Un piccolo e inutile (?) personaggio che attraversa pure gli universi, citati uno per uno da Dylan, descritti nelle opere di Malcolm Lowry, Edgar Allan Poe e Jack Kerouac. La versione inclusa nel disco è il sedicesimo tentativo di un torrido pomeriggio di agosto presso i Columbia Studios di New York.


6. Garbage, Cherry Lips (Go, Baby, Go!) (Beautifulgarbage, 2002)

Cherry Vanilla è il soprannome del ragazzino protagonista di Sarah, racconto del 2001 uscito a firma dello scrittore J.T. LeRoy. Shirley Manson, cantante scozzese emigrata negli States, rimane affascinata dalla crudezza del racconto. Si mise così sulle tracce dell’autore e dedicò alla storia l’intero testo di uno dei singoli più riusciti della band. La Manson scoprì, e dunque svelò, che si trattava in realtà di una donna di mezza età, tale Laura Albert, ma le labbra rosso ciliegia non persero nulla del loro iconico e perverso fascino.



7. Police, Don’t Stand So Close to Me (Zenyatta Mondatta, 1980)

La più celebre trasposizione musicale, in chiave pop rock, della Lolita di Vladimir Nabokov resta quella di Sting, Stewart Copeland e Andy Summers. “Non starmi così vicina”: lei è innamorata persa del suo professore, lui è combattuto tra l’attrazione e l’etica del ruolo. Insomma, sarà anche meno perversa del lavoro letterario di Nabokov (citato testualmente nel brano) ma ritmica e orecchiabilità spinsero il primo singolo estratto da Zenyatta Mondatta in cima alle classifiche mondiali, fino alla Top10 di Billboard.


8. The Zombies, A Rose for Emily (Odessey and Oracle, 1968)

William Faulkner fu premio Nobel per la Letteratura e due volte vincitore del Pulitzer. Gli Zombies partirono dall’Hertfordshire, qualche decina di chilometri a nord di Londra, per unirsi alla cosiddetta british invasion. A Rose for Emily, registrata agli Abbey Road Studios, rimarca in toto il clima di oppressione e solitudine del racconto pubblicato nel lontano 1930. Il mondo, però, al beat e al movimento sessantottino chiedeva libertà, speranza e nuove opportunità. Capito il paradosso?


9. The Cure, Killing an Arab (Boys Don’t Cry, 1980)

Polemiche a non finire, fino ancora alla seconda guerra del Golfo, al punto da cambiare il testo nelle loro apparizioni dal vivo. “Killing an arab” diventa “Kissing an arab”, eppure Robert Smith quando è ancora un liceale scrive quello che sarà il primo singolo ufficiale dei Cure per celebrare l’entusiasmo per la lettura del romanzo breve Lo Straniero di Albert Camus. La scena è quella di un inspiegabile omicidio su una spiaggia del nord Africa. Esistenzialista, e tutt’altro che razzista.


10. Green Day, Who Wrote Holden Caulfield? (Kerplunk, 1991)

La risposta alla domanda di Billy Joe è: Jerome David Salinger. Nel 1951 The Catcher in the Rye, a noi noto come Il Giovane Holden, ebbe immediato successo e fu tra le prime opere a mettere a nudo rabbia adolescenziale e cinismo. Nonostante ciò, nel brano in questione, non c’è traccia di immedesimazione con uno dei ribelli più amati dalla letteratura mondiale. Anzi, il problema di chi scrive (e canta) è più banale: che rottura la scuola, che peso questi libri da leggere in classe, sarebbe da alzarsi e correre via. E invece…


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