Interviste

Vicky Cornell: «Chris ha lasciato davvero molta musica negli archivi»

L’album postumo di cover è uscito da poco. La vedova di Cornell ci ha raccontato degli inediti con i Soundgarden e di altro materiale

Autore Federico Durante
  • Il23 Dicembre 2020
Vicky Cornell: «Chris ha lasciato davvero molta musica negli archivi»

Foto di Andrew Stuart

Tre anni fa lasciava questo mondo uno degli artisti più amati e stimati dal pubblico rock. Il 18 maggio 2017 – appena due mesi prima che analoga sorte toccasse all’amico Chester Bennington – il corpo senza vita di Chris Cornell veniva ritrovato in una stanza d’albergo a Detroit. Suicidio. Aveva appena fatto un concerto al Fox Theatre con i suoi Soundgarden.

Da allora il suo corposo lascito materiale e artistico è gestito dalla famiglia tramite la Chris Cornell Estate, guidata dalla moglie Vicky. Le inevitabili operazioni discografiche postume sono sempre state di notevole qualità: l’abbiamo visto con la raccolta intitolata semplicemente Chris Cornell del 2018 (che ha vinto un Grammy come Best Recording Package) e con il recente No One Sings Like You Anymore.


L’album, contenente dieci cover, è molto di più di una collezione di materiali eterogenei. Si tratta infatti di un progetto organico che lo stesso Cornell era pronto a pubblicare. A tutti gli effetti si può quindi considerare “l’ultimo album di Chris Cornell”. In tracklist troviamo ispirazioni davvero variegate: dai Guns N’Roses (Patience) al classico del soul Stay with Me Baby di Lorraine Ellison; da Nothing Compares 2 U a Watching the Wheels di John Lennon (di cui è uscito proprio oggi un bel lyric video). Ne abbiamo parlato con Vicky Cornell.

Chris disse: “Se una canzone è grande, può essere approcciata da un’angolazione completamente diversa e rimarrà tale”. Qual era il suo obiettivo artistico con questo album?


Il suo obiettivo era mettere il suo “timbro” su quelle canzoni. Dal modo in cui le ha interpretate emerge tutto il suo talento. Quando fece Billie Jean, per esempio, colse tutti di sorpresa. Stessa cosa, poi, con Nothing Compares 2 U o I Will Always Love You. Chris amava scegliere le canzoni meno scontate e farle a modo suo.

Chris aveva sempre avuto una passione per le cover, giusto?

Ricordo che stavamo andando a un festival – a Praga, credo – e lui mi disse: “Ho proprio voglia di fare una cover”. E da lì venne fuori l’idea di Billie Jean. Ai tempi della realizzazione di Songbook cominciò ad aggiungere tante cover al suo repertorio (infatti l’album, uscito nel 2011, ne contiene svariate, ndr), cosa che ha continuato poi nel tour di Higher Truth (2015, ndr). Vedendo le reazioni dei fan, decise di fare una lista di cover e andare in studio per farne un disco per omaggiare quegli artisti e quei songwriter.

Parlando di Watching the Wheels di John Lennon, hai detto che “la canzone risuonava con lui, si legò ad essa su un piano personale”. In tracklist ci sono anche altri brani di questo tipo?


Direi To Be Treated Rite. Terry Reid è un artista fenomenale e Chris lo stimava molto. Il testo risuonava bene con lui perché anche lui sentiva di essere stato tradito nella vita, essendosi fidato di persone che poi l’hanno ferito o abbandonato. Ma Chris ha sempre creduto nella bontà. Sapeva che la vita non è sempre giusta, che aspettarsi di essere “trattati bene” non è sempre realistico.

Sulla copertina c’è scritto “Volume One”. Ci saranno quindi nuovi capitoli di questo progetto?

Sì, ci sarà una “prossima puntata”. Il Volume One non fu solamente registrato e masterizzato da Chris: c’era un vero e proprio progetto di tour legato ad esso. L’album è speciale perché è Chris, dall’inizio alla fine. Avrebbe dovuto essere pubblicato nel corso dei 6 o 9 mesi successivi alla morte. Certo, oggi la sua pubblicazione è un po’ agrodolce, ma forse anche per questo è così speciale. Comunque sì, ci sono altre canzoni che aveva già completato per il Volume Two.

Chris e Vicky Cornell
Chris e Vicky Cornell

Pensi che grazie a release come questa le nuove generazioni possano scoprire e apprezzare l’arte di Chris?


È quello che spero. La sua eredità musicale viene trasmessa di generazione in generazione. Ha dato un contributo determinante alla storia della musica, è stato davvero l’architetto del grunge. Io trovo che le sue canzoni siano senza tempo, e intendo quelle di tutti i progetti di cui ha fatto parte: Soundgarden, Temple of the Dog, Audioslave, carriera solista. Alcune di quelle canzoni sono diventate inni del rock, per esempio Black Hole Sun o Like a Stone.

Fra le cover ci sono diversi classici della soul music, che dimostrano come la voce di Chris non solo fosse iconica per il rock and roll ma avesse anche una qualità molto profonda e “soulful”, non credi?

Esatto. Non è stato solo un cantante rock, ma una delle più grandi voci di sempre. Prendiamo per esempio You Don’t Know Nothing About Love: Chris era un grande appassionato di gospel e di soul, e si sente. La sua voce era capace di un grande range e di un’emozione incredibile. Era uno di quei doni che capitano di rado.

In un’intervista recente hai detto che “tutta la musica di Chris, compresa quella con i Soundgarden, vedrà la luce”. Puoi dirmi a grandi linee cosa c’è negli archivi?


Come dicevamo, Chris era un songwriter molto prolifico, adorava scrivere musica. Per questo ha lasciato molto nei suoi archivi. Sono sicura che anche tutto il materiale inedito con i Soundgarden sarà pubblicato, prima o poi. In termini di quantità, comunque, ti posso solo dire che ci ha lasciato parecchio.

Ascolta No One Sings Like You Anymore di Chris Cornell in streaming

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