Crollo della pirateria musicale in Italia: in un anno scende del 35%
Sono molto positivi i dati di Similarweb per IFPI e FIMI per quanto riguarda la pirateria musicale nel nostro Paese. Un quadro della situazione
Sono arrivati oggi, mercoledì 10 luglio, gli ultimi dati relativi alla pirateria musicale nel nostro Paese. E, sì, sono decisamente positivi.
La società Similarweb per IFPI e FIMI dimostra infatti che «il fenomeno della contraffazione digitale e della diffusione abusiva di musica online tramite web e mobile è sceso del 35% rispetto a marzo 2018. Ma, se viene considerato un periodo più esteso (relativo a due anni), il calo registrato è di oltre il 50%».
Il fenomeno per cui si scaricano video e musica da YouTube (il cosiddetto stream ripping) è sceso del 41% in un anno. Sono dati positivi sia per quanto riguarda mobile che da desktop.
Enzo Mazza, CEO di FIMI, ha voluto riconoscere da dove nasce l’arrivo di dati così rincuoranti: «La chiave di questo declino è un mix di contrasto efficace: di buone leggi, costruite nel tempo, e di modelli di business appetibili». Il riferimento è anche all’applicazione del regolamento Agcom (in vigore dal 2013 ma adattato da poco ai nuovi fenomeni). Ma anche agli interventi intrapresi in sede penale svolti in questi ultimi anni dalla Guardia di Finanza.
Non è da trascurare, infine, anche la continua estensione dell’offerta legale, soprattutto legata a piattaforme di streaming.
Il Segretario generale di FPM (Federazione contro la pirateria musicale), Luca Vespignani, ha fornito una sua opinione. «Questo non significa che il fenomeno sia stato sconfitto. Spesso la pirateria ha individuato innovative forme causando nuovi impatti sul settore. Ma conferma che c’è stata una risposta mirata che ha generato dei risultati». E ha concluso: «Molta dell’attività di oggi è focalizzata sulla content protection, il presidio per contrastare uscite anticipate illegali o potenziali sottrazioni di contenuti nella filiera».