Nicole Moudaber, DJ e attivista nigeriana, spiega cosa significa davvero lottare per i diritti delle donne
Negli anni ’90 è finita addirittura in carcere per difendere la libertà di ballare a Beirut e oggi l’attivista e imprenditrice aiuta molte ragazze a intraprendere la carriera nel mondo della musica elettronica
Quando parliamo di Women in Music, di riconoscimenti e di lotte delle artiste e delle addette dentro l’industria musicale è utile guardare cosa succede al di là dell’Europa e dell’Occidente in generale. Perché a volte la lotta per il diritto di svolgere il proprio lavoro può significare anche andare in prigione, come è successo a Nicole Moudaber negli anni ’90. DJ, imprenditrice e fondatrice della Mood Records, promotrice culturale, nata in Nigeria, cresciuta in Libano e poi trasferitasi a New York e Londra.
Nicole ha suonato nei club di tutto il mondo e anche nei festival più importanti, da Glastonbury a Coachella. La incontriamo a Riyad, alla tre giorni di Xp Music Futures e ci rendiamo subito conto di essere in presenza di una donna capace di influenzare il corso degli eventi con una calma e una tranquillità uniche.
Nicole Moudaber e i luoghi comuni sul Medio Oriente
Hai vissuto a lungo a Londra e a New York, hai viaggiato in tutto il mondo, pensi che l’Occidente interpreti la scena musicale medio orientale attraverso molti luoghi comuni?
Non vorrei generalizzare ma sono sicura che molte persone adesso si stiano aprendo al potere della musica e alla cultura in Medio Oriente. Ma la generalizzazione più grande oggi forse è pensare che la scena musicale del Medio Oriente sia tutta uguale perché unisce davvero dei gruppi di persone decisamente diversi. Penso che i social media stiano aiutando parecchio nell’aprire molto gli occhi alle persone. Ma non voglio inserire il Medio Oriente in un’unica categoria se pensiamo poi che vi convivono ebrei, musulmani, cristiani, certo, spesso non in pace perché le lotte rovinano l’equilibrio.
Quale può essere la scena più interessante al momento?
Ce ne sono diverse ma ogni volta che vengo in Arabia Saudita vedo un Paese completamente diverso e in crescita. Per esempio, Cosmicat è diventata una DJ famosa in tutto il mondo ora.
Eventi come l’enorme festival SoundStorm con nomi pazzeschi, dai Black Eyed Peas ai Metallica, possono aiutare a far capire all’Occidente il potenziale di questa nazione?
Certo. Anche io sono rimasta abbastanza shockata quando sono andata a suonare lì per la prima volta. Sono sicura che chiunque arrivi dall’Occidente non si aspetti una cosa del genere. È una questione di reputazione, penso, e io sono qui per aiutare questa transizione perché in generale cerco di farlo con tutti i cambiamenti.
Nicole Moudaber e la lotta per i diritti delle donne
Nicole, come donna, quanto hai lottato per diventare una delle personalità più famose della nightlife mondiale?
Continuo a lottare ma ho imparato a farlo e ormai sono abituata! Sono addirittura finita in prigione quando vivevo in Libano negli anni ’90, perché volevo affermare il diritto delle persone a voler ballare e essere libere. Sono stati tempi durissimi e per questo motivo ho deciso di trasferirmi a New York. Ora è tutto cambiato e ci sono moltissimi DJ che scelgono di andare a suonare in Libano. Ma è un processo che non si ferma e bisogna continuare a lottare per quello che si ritiene giusto.
Tu come hai fatto ad andare avanti?
Penso che mi abbia aiutato il fatto di avere una personalità da una parte molto forte e dall’altra molto meno. Anche a New York non è stato tutto rose e fiori soprattutto all’inizio perché non conoscevo nessuno. Lì ho scoperto la passione per lo scratch però e solo quando ti appassioni a qualcosa riesci a superare qualsiasi difficoltà. Anche quando mi sono trasferita a Londra ho cercato di promuovere come potevo la club culture e mi sono guadagnata il rispetto della scena.
È un problema invecchiare se sei una DJ?
No, hai più confidenza e te ne freghi del giudizio degli altri.
Come supporti le ragazze che muovono i primi passi come DJ?
Le invito a suonare ai miei eventi e cerco di firmarle con la mia etichetta Mood Records. Faccio qualsiasi cosa sia in mio possesso per aiutare le giovani DJ ma sai cosa? Anche gli uomini, in maniera egualitaria.
La campagna contro la mutilazione genitale femminile
Hai partecipato, tra le altre campagne, anche a quella per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti delle mutilazioni genitali femminili in molti Paesi dell’Africa. Senti la responsabilità di parlare di questi argomenti?
Sì, certo. Voglio rimanere un punto di riferimento affidabile perché ci tengo moltissimo. Non è possibile che milioni di bambine nel continente africano continuino a subire questo abuso. E so che spesso parlare di questo tema dà fastidio ma è molto più grave ciò che capita.
Come li incoraggi?
Dico ovviamente di credere in loro stesse e di avere passione per la loro musica, perché come dicevo prima può essere davvero un lavoro difficile e devi essere molto motivata per trovare la tua strada. Se sbagli devi continuare lo stesso a provarci. Sempre.
E tu torni ogni tanto in Libano?
Ci andrò proprio domani, ora è davvero piacevole e la gente si diverte 24 ore su 24. Certo l’economia e la politica sono al collasso in questo momento, spero che la situazione si riprenda il prima possibile.
Nicole, qual è la tua idea di felicità?
Alcune persone sono felici di natura e altre no. Io cerco di ascoltare il mio corpo e anche questo lo consiglio spesso alle ragazze! Di fermarsi se si sentono troppo stanche. Per il resto, sto ancora cercando di capire come fare.