Culture

Una vita al massimo: intervista a Stefano Senardi, il discografico più rock’n’roll

Si intitola “La musica è un lampo” e, se volete sapere di più sulla vita di un discografico che ha avuto di tutto e di più da quel mondo, questo è il vostro libro

Autore Tommaso Toma
  • Il3 Dicembre 2023
Una vita al massimo: intervista a Stefano Senardi, il discografico più rock’n’roll

Stefano Senardi con George Harrison

Sento Stefano Senardi al telefono prima di scappare al concerto di Madonna al Forum di Assago il 23 novembre. Lui ha già pronto l’aneddoto giusto. Ridendo, mi dice: «Ma lo sai che quando arrivò a Torino per il suo concerto mi ritrovai con nel suo camerino e mi chiese di tradurre le sue due celebri frasi con le quali salutava il pubblico? Quel famoso “Siete caldi?” è un po’ merito mio». Ecco, questo è Stefano Senardi, ligure DOC dalla riviera di Ponente (per la precisione, di Imperia), che finalmente dato vita al suo libro di memorie La musica è un lampo.

Non aspettatevi da La musica è un lampo di Stefano Senardi un libro celebrativo. Qui la retorica o il pavoneggiamento non sono di casa. Neanche negli anni in cui Senardi era reputato il discografico italiano più illuminato lo si è visto atteggiarsi o autocelebrarsi. Anzi, con l’occhio sempre attento e apertissimo ha sempre guardato gli artisti con rispetto, educazione e curiosità. La stessa che ritrovi quando lo vedi parlare con i suoi colleghi.

Stefano Senardi - libro - La musica è un lampo - intervista -copertina
Stefano Senardi continua il suo tour di presentazione de La musica è un lampo dopo la recente tappa alla Milano Music Week. Lo troverete il 6 dicembre alle 18.30 al Circolo dei lettori a Torino con Manuel Agnelli e il giornalista Luca Dondoni. L’8 dicembre alle 19 sarà alla Fondazione Mirafiore di Alba con il produttore Domenico Procacci e Diodato

Un incorreggibile ottimista

«Sono sempre stato un incorreggibile ottimista, tu lo sai». Inizia così la nostra conversazione all’indomani del tour che sta facendo Stefano Senardi in giro per l’Italia per presentare il suo libro di memorie La Musica è un lampo. Un libro pieno di favolose foto che sembrano scelte non per la bellezza ma soprattutto per i ricordi che devono aver stimolato Stefano Senardi alla composizione di questo libro che segue il fortunatissimo volume illustrato L’alba dentro l’imbrunire, dedicato al caro amico Franco Battiato e scritto con Francesco Messina.

La musica è un lampo è un album di ricordi che parte col racconto di quando la sua mamma gli cantava le canzoni del Carosello (un topos della cultura nazional-popolare dell’Italia di fine Novecento) e poi si snoda tra ricordi dei primi acquisti di dischi, i primi concerti in viaggio con gli amici seguendo un po’ l’estetica hippie periodo hippie («Che mito George Harrison, e che emozione averlo incontrato. Anche per me il viaggio in India è stato un momento importante della mia vita»). Poi, dal 1979, l’inizio di una straordinaria carriera nell’industria discografica, a Milano nella mitica CGD.

Da qui in poi nel libro ritroviamo un sacco di star planetarie e nostrane che sorridono, discutono, si mettono in posa con Stefano Senardi. La mancanza di momenti di retorica nel libro? «Ma non ci ho mai pensato, il mio obiettivo era quello di raccontare 45 anni di servizio nel mondo della discografia essenzialmente partendo dal fatto che la musica è anche una questione di fisicità, di incontri e – perché no – di spinta verso i cambiamenti, con una forte componente “curativa”. Ti ricordi durante il periodo della pandemia quando tutti noi chiusi in casa ci siamo commossi a vedere la gente suonare o cantare dai balconi? Poi dopo la cosa è anche diventata stucchevole, ma capisci cosa intendo».

Senza originalità non si va da nessuna parte

Non posso non chiedergli se ha conservato tutte queste magnifiche foto dove ci sono tutti, da Battiato a Peter Gabriel, da Roberto Murolo a Lou Reed, perché tanto prima o poi avrebbe pianificato di dar forma a questo libro. «Ti faccio una confessione. Circa vent’anni fa presi un bell’anticipo da Mondadori per fare un libro e scrissi un volume sulle cose importanti che avevo fatto. L’avevo definito “Il medagliere di Stefano Senardi”. Ma non lo consegnai alla fine e decisi di restituire i soldi all’editore».

Continua: «Invece ora ho sentito l’esigenza forte di raccontarmi e anche di come eravamo. Non tantissimi anni fa c’è stato un momento in cui pensavamo di cambiare il mondo in meglio. L’ottimismo che c’era in quegli anni pre-internet era incredibile. Avevamo una fame di conoscenza della musica e dei suoi protagonisti che era pazzesca. Conoscevamo a memoria tutte le formazioni delle band che amavamo, ed erano anche tante! Oggi non capisco come facessimo…».

Stefano Senardi con Franco Battiato - libro - La musica è un lampo - intervista
Stefano Senardi con Franco Battiato e il suo manager di allora, Maurizio Salvadori

Stefano Senardi, il discografico più rock’n’roll degli anni ‘90

Negli anni ‘90 ritenevo Stefano Senardi il discografico italiano più coraggioso, ma anche il più rock’n’roll (dovete sapere che a Milano in zona Navigli si può bere il “Senardino”, una variante di Stefano del cocktail Martini). Fu capace di dar vita alla NuN, una nuova e coraggiosa etichetta che lanciò nuovissimi artisti pieni di talento, dopo essere stato il presidente (giovanissimo) della Polygram, portandola al primo posto tra le etichette italiane.

Inevitabile chiedergli un pensiero su questa incredibile effervescenza del mercato interno discografico con le classifiche dominate da giovanissimi artisti italiani: «Mao Tze Tung, o forse era uno slogan del maggio francese, diceva: “C’è tanta confusione sotto il cielo, ma la situazione è eccellente”. Da questa eccezionale onda di nuovi artisti, cantanti, gruppi giovanissimi, ci sarà bisogno di dare maggior supporto professionale a tutti quello che pensano che facendo milioni di stream il successo sia arrivato e ci si fermi lì. C’è bisogno di una maggiore sensibilizzazione anche culturale, ma soprattutto i nuovi talenti devono studiare, applicarsi».

E ancora: «Prendo come esempio Marco Mengoni o Francesca Michielin – ok, mi sono venuti in mente due ragazzi della stessa scuderia (hanno in comune il management de LaTarma, ndr) – per la dedizione che ha messo lungo tutto l’arco della sua carriera. Chi ha un talento naturale dovrà comunque studiare per farlo diventare ancora più luminoso. Poi non bisogna dimenticarsi che mancano i luoghi dove crescere, dove esibirsi. Questa moria dei club dove esibirsi è allarmante. Non ci devono essere solo gli stadi per certificare il successo di un talento».

Due curiosità

Prima di salutarlo, mentre guardo una spassosissima foto di lui con Kay Rush travestiti da Prince e (penso) Apollonia, gli chiedo le ultime due curiosità. Come si capiva di avere davanti a sé un artista autentico? «Un artista si riconosce senza ombra di dubbio dalla sua originalità. Non deve essere stato contagiato completamente dagli altri artisti nonostante – ovvio – abbia trovato da alcuni di questi linfa creativa. Penso in assoluto a Prince. Lui suonava la chitarra e sembrava Eric Clapton, Jimi Hendrix, George Harrison, ma alla fine era lui, unicamente Prince».

L’ultimo pensiero va al suo amico Morgan, che è in preda a un assalto mediatico dopo essere stato allontanato da X Factor: «Deve cercare di governare le sue intemperanze. È inutile che ogni due o tre mesi Marco ci debba spiegare che non è colpa sua se succede qualcosa in uno studio televisivo. Lui dovrebbe, per il suo grande talento e la sua invidiabile conoscenza, concentrarsi su sé stesso e non su queste bagatelle mediatiche».

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