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Lyor Cohen (YouTube): «Diventeremo la principale fonte di revenue per la discografia»

L’head of music di Google e YouTube ha raccontato la “mission” della piattaforma nel corso di un incontro nell’ambito della Milano Music Week 2023

Autore Billboard IT
  • Il23 Novembre 2023
Lyor Cohen (YouTube): «Diventeremo la principale fonte di revenue per la discografia»

Foto di Szabo Viktor / Unsplash

Non capita tutti i giorni che i giganti del digitale mostrino il loro volto umano. Spesso si ha un’idea delle grandi piattaforme come di entità astratte e indecifrabili, riluttanti all’esposizione presso il pubblico. Per questo occasioni come quella offerta dalla Milano Music Week 2023 sono più uniche che rare. Ieri (22 novembre) si è tenuto un incontro organizzato da FIMI con l’head of music di Google e YouTube, Lyor Cohen, intervistato dalla giornalista Marta Cagnola.

Lungi dal diffondere dati precisi e strategie aziendali di YouTube, Lyor Cohen ha comunque offerto uno sguardo sulla visione e la “mission” che animano il suo lavoro presso la piattaforma (anche con qualche bell’aneddoto che riguarda il nostro paese).

La fandom e lo strumento degli Shorts

«Tutto ciò che facciamo come YouTube ruota intorno alla fandom», spiega Lyor Cohen. «Per noi l’unità di misura del successo è quanti fan riusciamo ad avvicinare al loro artista preferito, come riuscire a creare questo stretto legame fra l’artista e i suoi fan. Le altre piattaforme non sono interessate a questo».

Puntualizza poi l’importanza degli Shorts: «Li intendiamo come strumenti di discovery. Tramite questi, vogliamo che i fan scoprano quello che amano, in modo da convogliarli poi verso qualcos’altro: un videoclip, performance live, un’intervista… Gli Shorts devono essere l’antipasto prima della portata principale».

Il modello di monetizzazione di YouTube

Si tocca poi un tema delicato, ovvero quello dell’equa remunerazione degli artisti. Cohen risponde così: «Siamo molto orgogliosi del nostro modello di monetizzazione. Diventeremo la principale fonte di revenue per l’industria discografica. Siamo in grado di intercettare i fan dove si trovano. Un ragazzino di 15 anni che non si può permettere l’abbonamento a una piattaforma di streaming, può comunque ripagare l’artista “con i suoi occhi”, ovvero guardando i video su YouTube. E se puoi permetterti un abbonamento, abbiamo anche la versione premium».

E ancora: «Pensiamo che il nostro modello economico sia favoloso e solido. Paga miliardi di dollari all’industria musicale. Non sento più parlare molto del “value gap” di YouTube (disparità di revenue generate rispetto ad altre piattaforme, ndr). Oggi la gente vede la crescita esplosiva delle piattaforme di streaming e la loro capacità di monetizzare e creare community».

Il fenomeno K-pop

Su uno dei grandi fenomeni musicali a livello globale degli ultimi anni, ovvero il K-pop, Cohen osserva: «Gli italiani sono abbastanza ambiziosi? Un artista può essere abbastanza grande in Italia da poter sostenere economicamente la propria famiglia. Ma in Corea del Sud non è sempre così: non è un mercato abbastanza grande. Per questo gli artisti hanno cercato di guardare al di fuori del loro paese, per questo sono ambiziosi. Avevano bisogno di crescere internazionalmente e viaggiare. Oggi finalmente ci sono piattaforme globali che consentono alla musica di viaggiare. Il mondo è più piccolo, da questo punto di vista».

La negoziazione fra YouTube e SIAE

Com’è noto, nell’ultimo periodo SIAE ha rinegoziato o sta rinegoziando le condizioni per il rinnovo delle licenze di utilizzo dei brani del proprio catalogo sulle grandi piattaforme digitali. Mentre l’accordo con Meta è ancora in fase di trattativa, quello con Google/YouTube è stato già chiuso.

«Un mio amico italiano mi ha fatto conoscere Lucio Battisti. Me ne sono innamorato», racconta Cohen. «Poi sono dovuto venire in Italia per le negoziazioni con SIAE. È stata tosta. Siete fortunati ad avere una società del genere in Italia. Sono stati giorni di negoziazioni molto difficili. Mi sono detto: “Questi non sono gli italiani che mi aspettavo!”».

Continua: «Poi hanno voluto farmi incontrare Mogol. Mi hanno fatto vedere una sua foto: sembrava Buddha, tutto sorridente. Mi hanno detto che aveva scritto tutte quelle canzoni di Battisti. Sono andato a trovarlo presso la sua scuola per songwriter in Umbria, ed è stato bellissimo. Mi ha detto che aveva avuto così tanto successo che voleva restituire qualcosa all’Italia. Così aveva girato il paese per due anni per trovare la sede perfetta per la sua scuola».

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