Zucchero “imperatore” del blues al Circo Massimo di Roma
Il cantautore emiliano si è esibito ieri sera nella prima delle due date nel cuore della capitale, duettando con Russell Crowe nel singolo “Just Breathe” e lanciando un appello alla pace

Zucchero dal vivo
In fondo la vita è un sottile equilibrio tra opposti. Dalla tensione tra carne e spirito, tra irriverenza e introspezione, tra ironia e consapevolezza trae linfa la poetica di Zucchero. Grazie alla sua voce roca e passionale, al suo gusto melodico e all’impatto dei suoi testi, il nostro bluesman più conosciuto all’estero ha accorciato i chilometri che separano il Delta del Mississippi da Roncocesi (dove è nato). La fiamma ardente del blues è tenuta saldamente in vita da questo singolare Dioniso emiliano, un po’ peccatore, un po’ predicatore. Ieri sera (23 giugno) Zucchero si è esibito nella prima delle due date al Circo Massimo di Roma, uno dei luoghi più suggestivi e importanti al mondo per la musica live.
L’inizio del concerto di Zucchero al Circo Massimo
Un traguardo raggiunto dopo quarant’anni di carriera che, dopo le difficoltà degli esordi, lo hanno portato a esibirsi nei più importanti festival e a collaborare con i più grandi artisti al mondo. Chi altro, infatti, può vantare collaborazioni con artisti del calibro di Miles Davis, Eric Clapton, Bono Vox, Sting, Queen, B.B. King e Tom Jones? Oltre ad essere il primo artista occidentale ad essersi esibito al Cremlino dopo la caduta del muro, Zucchero è anche l’unico artista italiano ad aver partecipato al Festival di Woodstock nel 1994, al Freddie Mercury Tribute nel 1992 e a tutti gli eventi per Nelson Mandela.
Invece che adagiarsi sugli allori e su un canzoniere che pochi artisti in Italia possono vantare, Zucchero si è sempre reinventato, album dopo album. Lo dimostrano i primi due brani del concerto di Zucchero al Circo Massimo, gli irresistibili Spirito nel Buio e Soul Mama, con una perfetta amalgama tra strumenti organici e cassa digitale.
Il bluesman infiamma il pubblico romano con una versione trascinante de Il Mare Impetuoso al Tramonto, che ha messo subito in chiaro la potenza di fuoco della sua affiatatissima band. Zucchero è apparso fin dalle prime battute in grande forma fisica e con una voce che non ha nulla da invidiare a quella dei primi anni Novanta. Una sorta di Faust del blues, che ha stretto un patto con il diavolo lungo qualche incrocio polveroso dell’Emilia-Romagna.
La qualità della band
Dopo un inizio così scoppiettante, i ritmi rallentano nelle suggestive ballad La Canzone Che Se Ne Va e Ci Si Arrende. Quest’ultima è la versione italiana di Streets of Surrender (S.O.S.), arioso inno contro l’odio scritto da Bono Vox dopo l’attentato terroristico al Bataclan di Parigi nel 2015.
In ogni concerto riuscito c’è sempre un “click”, un momento esatto in cui la musica entra in perfetta consonanza con il pubblico. Questo momento c’è stato alle prime battute di Partigiano Reggiano che, a giudicare dalla reazione entusiasta del pubblico di Roma, è ormai un classico del suo repertorio, grazie a un ostinato riff di piano e ad una ritmica trascinante. Grande entusiasmo anche per la successiva Vedo Nero che, con le sue galvanizzanti tastierone alla Coldplay, fa ballare tutti gli spettatori del Circo Massimo.
Nella sapiente alternanza di brani ballabili e intense ballad, si rimane colpiti dalla straordinaria compattezza della band. Un dream team guidato dal direttore musicale e bassista Polo Jones, affiancato da Kat Dyson (chitarre), Peter Vettese (hammond, piano and synth), Mario Schilirò (chitarre), Adriano Molinari (batteria), Nicola Peruch (tastiere), Monica Mz Carter (batteria e percussioni), James Thompson (fiati), Lazaro Amauri Oviedo Dilout (fiati), Carlos Minoso (fiati) e Oma Jali (backing vocals). La formula si ripete con le tre ballad Pene (ricca di doppi sensi), Il Volo e Facile, cui segue il tris davvero entusiasmante di Con le Mani, Solo una Sana e Consapevole Libidine e Baila (Sexy Thing).
Il messaggio contro la guerra
È difficile trovare un altro artista italiano con così tante hit e canzoni memorabili per la loro qualità. Pensiamo a due splendidi brani come Iruben Me e Dune Mosse, entrambi dal capolavoro Blue’s del 1987. Nella prima Zucchero riesce a toccare le corde più recondite dell’anima con un’interpretazione magistrale, impreziosita da un assolo di chitarra ricco di pathos di Mario Schilirò. Dune Mosse è un capolavoro della musica italiana, reso tale anche dalla tromba magica di Miles Davis nella versione in studio.
Nei primi sedici brani del concerto al Circo Massimo, Zucchero non ha detto una parola ma, quando si siede su una poltroncina a pochi metri dalle prime file, le sue dichiarazioni sono chiare. «Grazie per l’ospitalità, amici romani stornellatori, come va? È una notte magica, come sempre a Roma. Io parlo poco e preferisco ascoltare, anche perché si dicono troppe cagate in giro. Voglio solo dire una cosa: chi ammazza i bambini è una testa di ca**o, è un pezzo di me**a. Li avete visti in faccia? Sembrano i diavoli della Tasmania. Non amo parlare di politica, lo sapete, ma devo dire queste cose perché mi girano i co**ioni. Per questo voglio cantare un brano che parla di pace e libertà, scritto con Francesco Guccini, che si chiama Un Soffio Caldo».
Durante la canzone, appare sui maxischermi la scritta “Free Palestine”, salutata da numerosi applausi. Secondo la scaletta, dovrebbe essere il momento di Donne, una canzone che Sugar non ama particolarmente. Il cantautore emiliano, invece, spiazza la sua band e accenna alla chitarra Un Piccolo Aiuto, Occhi e Come il Sole all’Improvviso. Quest’ultima, scritta da Zucchero nel 1986 insieme a Gino Paoli, viene cantata in coro da tutto il Circo Massimo in un momento di grande emozione.
L’arrivo di Russell Crowe e il finale
Arriva il tanto atteso (e annunciato) duetto con Russell Crowe, il Massimo Decimo Meridio de Il Gladiatore, che canta insieme a Zucchero il nuovo singolo Just Breathe. Migliaia di telefonini riprendono la scena, con foto e video da postare su Instagram. Uno dei momenti più coinvolgenti del concerto è il suggestivo duetto virtuale con Pavarotti in Miserere, così come l’ingresso di un imponente coro gospel che supporta Zucchero in Overdose d’Amore, The Letter, Diamante e Così Celeste.
Dopo oltre due ore e mezza, lo show si avvia verso la conclusione con le gioiose e lascive Per Colpa di Chi e Diavolo in Me, mentre il bis è affidato a Chocabeck e Hey Man. «In dialetto emiliano “ciocabec” indica il rumore, lo schiocco del becco di un animale che non ha nulla da mangiare», racconta Zucchero al pubblico del Circo Massimo. «Quando andavo da mio padre e gli chiedevo “papà, che c’è da mangiare?”, lui rispondeva: “Di ciocabec”, ovvero nulla».
Il concerto al Circo Massimo è terminato a mezzanotte, salutato da una lunga standing ovation per Zucchero e per i suoi straordinari musicisti. Uno show senza un attimo di pausa, ricco di emozioni, di musica vera (senza loop né basi preregistrate) suonata da professionisti con i fiocchi. Zucchero è un carismatico capopopolo del blues che, a quasi 70 anni, si diverte ancora come un matto a suonare il blues, conferendogli un pizzico di melodramma e di melodia tipicamente italiana.
Articolo di Gabriele Antonucci