Hip Hop

Mudimbi: «Ero disgustato, ora con “Ballo” torno quasi alle origini»

Dopo Il Mago, presentato al festival di Sanremo 2018, il rapper di San Benedetto del Tronto era scomparso. Mudimbi ci racconta tutto quello che è successo

Autore Silvia Danielli
  • Il6 Luglio 2020
Mudimbi: «Ero disgustato, ora con “Ballo” torno quasi alle origini»

Mudimbi, foto di foto di Roberto Graziano Moro

Mudimbi è tornato. Prima considerato come la next big thing del rap italiano, dai testi a volte controversi ma sempre molto ironici. Poi amato perfino da bambini e mamme che lo avevano scoperto per la prima volta sul palco del Festival di Sanremo nel 2018, quando era arrivato terzo nella sezione Giovani con Il Mago.

Musicalmente, però, da quel febbraio del 2018, Michel Mudimbi, in arte Mudimbi e basta, da San Benedetto del Tronto classe 1986 e origini congolesi, era scomparso. Soprattutto in un’epoca storica in cui è necessario pubblicare un singolo al mese, inframezzato da almeno due feat. e 100 stories al giorno su Instagram. Mudimbi a tutto questo si è semplicemente opposto. E venerdì ha fatto uscire Ballo, concepito all’inizio del 2019.

Per capire che cosa sia successo e cosa voglia fare ora, abbiamo parlato con il rapper al telefono, mentre in una lavanderia a gettoni aspettava che finisse la sua lavatrice.

Sembrerebbe che tu sia rimasto scottato dal meccanismo convulso del Festival di Sanremo…

No, assolutamente. Andare al Festival mi è anche piaciuto. Non sono rimasto traumatizzato come qualcuno aveva ipotizzato. È il dopo che mi ha creato dei problemi: riuscire a stare dietro ai ritmi incessanti. Io avevo bisogno di altro.

Di cosa?

Di fermarmi, di pensare e riflettere su tutto, non soltanto sulla musica. Per questo ho deciso di abbandonare la mia comfort zone, San Benedetto, dove -dopo Sanremo – ero idolatrato nemmeno fossi il sindaco, e di trasferirmi a Milano. Dovevo capire che cosa volevo. All’improvviso, nella mia bolla di solitudine, ho ricominciato a scrivere sia un testo e sia la parte musicale.

Ti sei messo a studiare dei programmi per produrre musica?

No, perché secondo me è meglio mantenere un po’ di sana ignoranza per non uccidere la fantasia. Mi sono avvicinato spesso ad Ableton, il programma con cui registravo la voce, ma ho preferito non approfondire perché data la mia natura perfezionista non l’avrei mai più mollato. Così sono arrivato a registrare tutto a voce per il mio primo brano, Ballo: il fischio e la batteria sono opera mia.

Successivamente ho chiesto aiuto a un duo di produttori, Fire Flowerz, che l’hanno rielaborato un po’. Mi sono divertito tantissimo con questo giocattolo nuovo. Così mi è tornato davvero l’entusiasmo. Entusiasmo che provo tantissimo anche per la mia nuova avventura, la produzione video: con altri 5 amici-soci abbiano fondato la società Banana. E sono proprio emozionato, lo ammetto, per l’uscita del nostro primo video, venerdì prossimo, quello di Ballo, appunto, perché sono proprio un novellino da quel punto di vista.

In questo periodo hai concluso i tuoi rapporti con la major, Warner, e ti sei avvicinato ad Artist First?

Sì, esatto, anche perché volevo prendermi una pausa e non potevo dire a Warner di stare ad aspettarmi. Ma siamo rimasti in ottimi rapporti, davvero, non era così scontato. Successivamente il mio management ha ritenuto Artist First perfetta per me in questo momento.

Il Mago era adatta anche a un pubblico di bambini che infatti la adoravano. In Ballo sei tornato ad avere un linguaggio più crudo: ti sei chiesto come potrà essere percepita?

Sì e no, non ci penso troppo. Mi interessa che la gente che ascolta il Ballo capisca che il mio linguaggio non è solo quello del Mago portato a Sanremo. Poi sono convinto che quest’ultimo brano possa essere ascoltato proprio da chiunque. Mi ha fatto piacere, ammetto, che i fan della prima ora mi abbiano scritto: ah sei ancora quello di una volta! Perché Ballo è l’unione tra il mio vecchio stile e quello più sanremese con un ritornello più cantato.

Il concetto del ritornello “Io ballo meglio per me” non è semplicissimo da capire.

È un’iniezione di fiducia: non misurarsi con quello che succede intorno a noi ma soltanto con noi stessi. Mi sono reso conto che il turbinio del mercato discografico e la velocità del mondo dei social non fanno per me. Quindi bisogna cercare di fare meglio ma soltanto per noi stessi.

Hai ascoltato musica in questi due anni?

Per sei mesi ero talmente disgustato da tutta questa rapidità di uscite che non sono riuscito ad ascoltare niente. Soltanto l’album del rapper americano J.I.D., DiCaprio 2. Ora ho ricominciato ad ascoltare album interi, come si faceva una volta, e ben poche nuove uscite.

Sei pronto per produrre nuove canzoni adesso?

Mi è tornata la voglia. Ho iniziato anche a scrivere per altri e prima della quarantena avevo firmato un contratto come autore per BMG Records. Durante la quarantena mi sono un po’ fermato. Ne avevo parlato anche con Andrea Bonomo che mi aveva aiutato a scrivere Il Mago ed è diventato un mio amico. Entrambi ci siamo guardati in faccia e ci siamo chiesti: ma di che parliamo in questo periodo in cui siamo chiusi in casa? Adesso è diverso… caldo permettendo.

E nel video di Ballo cosa vedremo?

È il racconto di una storia abbastanza personale dove gioco sul fatto di aver scazzato con la scena discografica italiana per motivi che non voglio spoilerare. Il piano della storia è sostituirmi con il mio – vero – fratello più giovane, Marvis Mudimbi che diventa il nuovo Mudimbi e si fa tutta la trafila del successo. Ne sono veramente orgoglioso perché fa parecchio ridere.

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