Interviste

Elisa: «Tina Turner mi disse che ai suoi esordi era impensabile una donna produttrice»

Cantautrice, musicista, produttrice, direttrice artistica del festival Heroes. Nella vita, però, ha dovuto lottare: per farsi conoscere e per sorvolare su stupidi commenti. È lei la protagonista dello speciale numero di Billboard Italia dedicato alle donne della musica

Autore Silvia Danielli
  • Il18 Maggio 2022
Elisa: «Tina Turner mi disse che ai suoi esordi era impensabile una donna produttrice»

Elisa (fonte: ufficio stampa)

Elisa si infila in un anfratto dei corridoi dell’Arena di Verona per raggiungere il suo camerino per il trucco, e noi la seguiamo. Pochi luoghi al mondo conservano così forte lo spirito dell’epoca romana. Per cui possono anche essere scomodi o poco illuminati ma aiutano subito a trovare un clima di grande confidenza.

Elisa è già qui a Verona per le prove e la promozione di Heroes, le serate speciali organizzate con Music Innovation Hub a fine maggio (28, 30 e 31) per le quali sarà anche direttrice artistica. Gli eventi (non solo concerti che vedranno salire sul palco Marracash, Franco126, Elodie e moltissimi altri, ma anche incontri nel cosiddetto Green Village) avranno come tema principale quello della sostenibilità, per il quale la cantautrice bisiaca si spende da anni, motivo per cui è stata anche scelta dall’ONU come speciale ambasciatrice, “alleata” delle loro campagne.


Produttrice, direttrice, cantautrice, musicista, una vittoria sfiorata all’ultimo Festival di Sanremo con un meritato secondo posto e un doppio album, Ritorno al futuro / Back to the future, uscito a febbraio, che ha debuttato subito al primo posto in classifica. Mamma di Emma Cecile e Sebastian, Elisa, classe 1977, è davanti allo specchio ed è naturale che insieme affrontiamo un bilancio della sua carriera, iniziata a soli sedici anni con la firma del contratto in Sugar di Caterina Caselli.

Ecco un estratto dell’intervista che trovate sul numero di maggio di Billboard Italia.


Elisa, è capitato anche a te nel corso della tua carriera di sentirti discriminata per il fatto di essere donna?

È una battuta?

È quindi un sì?

Direi! Innumerevoli volte. Ma già sicuramente le cose sono andate meglio a me e alla mia generazione che a quella precedente. Quando avevo 27 anni scrissi un brano per un progetto cinematografico incentrato sul tema dei bambini in situazioni di guerra. Era un duetto con Tina Turner, scrissi la canzone e la producevo anche, perciò la raggiunsi a Zurigo. Lei era fantastica e mi disse, davvero sorpresa, che ai tempi di quando era giovane non sarebbe mai stato nemmeno pensabile che una donna facesse da produttrice.

Aveva ragione. Però io non ho mai affrontato la situazione sentendomi donna e indifesa, pur avendo subito diversi attacchi soprattutto ai miei inizi. Ho cercato di impormi e non ho mai fatto differenze, io per prima, tra uomini e donne. Anche nell’industria musicale ho sempre notato una preponderante presenza maschile, anche se io sono vissuta nell’isola felice della Sugar di Caterina Caselli.

E nel tuo privato, da ragazzina?

Anche lì, sono sicuramente vissuta fuori dai classici canoni borghesi: mia mamma non si è mai sposata e ci chiamava sempre “le amazzoni”. La mia era una famiglia matriarcale dove si è sempre puntato sull’empowerment femminile e sul concetto di inclusività.


Ovvero?

Mia zia aveva un amico drag queen e mi portavano fin da piccola ai suoi spettacoli in Friuli. Anzi, a tre anni e mezzo mi facevano proprio salire sul palco, mia mamma, mia zia, la sua migliore amica e Felice, che mi ha insegnato subito a tenere il ventaglio!

Anche se notoriamente si incontrano molte culture in Friuli, non mi pare sia il posto più aperto del mondo.

Per nulla! Infatti, in un paesino di provincia venivano visti come dei marziani e loro se ne fregavano. Mi hanno insegnato a fare lo stesso. Il mondo ci ha dato ragione. Ma la mia mamma è stata spesso additata e discriminata perché non era sposata. E quella era una scelta forte.

Quindi tu come sei cresciuta?

Ho sempre cercato di essere indipendente. Con tanti lavori: la parrucchiera, il piano bar, turni in studio per diverse band e facevo la corista. Una volta un produttore mi disse: “Ma cosa stai lì a perdere tempo a scrivere canzoni? Mettiti carina. Canta e non rompere le scatole”. Mi venne una gastrite per due mesi. Ero proprio piccola, però ebbi il coraggio di andarmene.

Elisa - cover story - 2
Rileggendo i pareri di artisti – maschi e femmine – su di te, mi è capitata una frase di Elodie che diceva di “sentire” la tua presenza come “superiore”: tu lo avverti?

Assolutamente no! Anzi, aiuto, adesso vado in paranoia perché non vorrei mai dare questa impressione, soprattutto con Elo, con la quale dobbiamo fare altre canzoni insieme!


No, ma penso fosse un discorso legato alla tua carriera e alle tue indiscusse capacità.

Oddio, spero di non mettere nessuno in soggezione. Comunque mi vedi come sono? Alla fine, sono una cazzona e spero che i cantanti più giovani non si sentano mai a disagio con me.

Elisa, sei ancora sempre e comunque ipercritica verso i tuoi lavori?

A me sembra normale essere così, poi me lo fanno notare e mi stupisco.

Forse il fatto di conoscere bene anche l’aspetto produttivo ti porta a notare più cose rispetto agli altri artisti.

Non lo so. Io non sopporto riguardarmi e non lo faccio: nelle interviste, nei live, neanche a Sanremo. Mai. Potrebbe essermi utile per migliorarmi ma poi vado in paranoia. Non vado mai bene, preferisco non pensarci.

Quando ci siamo sentite a febbraio per l’album mi dicevi quanto fosse importante e anti-capitalista il concetto di perdita di tempo. Adesso che stai organizzando i concerti di Heroes e il tuo tour, riesci a metterlo in pratica?

Da un po’ di anni soffro di ipertiroidismo e ho capito quanto sia importante per me giocare. Per questo ho iniziato ad andare in skate! Prendo e vado al parco da sola, al sole magari, a studiarmi tutti i trick. Oppure cucino e coltivo l’orto: sono un po’ una sciurona, lo sono sempre stata, anche a 15 anni.


Ho le mie “robe”: le piantine, le tele e i pennelli. Abbiamo un’età bastarda adesso: non siamo né giovani né vecchie, e non sai proprio da che parte stare. Dobbiamo ritararci, però senza i limiti. E in fondo se guardi bene c’è sempre di mezzo la società.

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