Kurt Cobain non è stato solo il leader dei Nirvana, ma un simbolo potente del disagio e della ribellione giovanile degli anni ’90. La sua vita breve e intensa ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia della musica, trasformandolo in un’icona culturale capace di influenzare ancora oggi artisti, fan e intere generazioni.
Le origini
Kurt Donald Cobain nasce il 20 febbraio 1967 ad Aberdeen, nello stato di Washington, una cittadina grigia e piovosa. La sua infanzia è segnata dal divorzio dei genitori, evento che Cobain ha più volte indicato come un trauma che lo segnerà. Introverso e sensibile, cresce sentendosi spesso un emarginato. Fin da piccolo sviluppa una passione profonda per la musica e il disegno, ascoltando artisti come i Beatles, i Led Zeppelin, i Pixies e David Bowie.
A metà degli anni ’80 incontra Krist Novoselic, con cui condivide gusti musicali e spirito anarchico. Dalla loro amicizia nasceranno le prime band, tra cui i Nirvana.
L’ascesa di un’anti-star
Nel 1989 i Nirvana pubblicano il loro primo album, Bleach, per la label indipendente Sub Pop. Con sonorità grezze e testi alienati, il disco attira l’attenzione della scena underground di Seattle. Ma è con Nevermind (1991) che accade l’imprevedibile: un’esplosione mediatica e culturale. Il singolo Smells Like Teen Spirit diventa in poco tempo un inno generazionale, spingendo l’album in cima alle classifiche e dando il via al fenomeno globale del grunge.
Kurt Cobain si ritrova improvvisamente idolo di milioni di giovani, nonostante si senta profondamente a disagio nel ruolo di celebrità. La sua estetica trasandata, le canzoni cariche di rabbia e malinconia, il rifiuto delle logiche commerciali fanno di lui una vera anti-star.
Una voce fuori dal coro
Cobain scrive testi che parlano di alienazione, dolore, identità e contraddizioni. Le sue parole sono spesso criptiche, ma emotivamente potentissime. Era un artista che non cercava di spiegarsi, ma di esprimere un disagio interiore autentico. La sua musica era il riflesso diretto della sua sensibilità estrema, della sua lotta contro la depressione e la dipendenza.
Allo stesso tempo, Cobain si dimostra politicamente impegnato, denunciando sessismo, omofobia e razzismo con forza, in un’epoca in cui non era affatto scontato che una rockstar lo facesse.
In Utero e la morte
Nel 1993 i Nirvana pubblicano In Utero, un disco volutamente più ruvido, prodotto da Steve Albini. I testi sono ancora più cupi, quasi profetici: la fragilità emotiva di Cobain è ormai evidente. Nonostante ciò, l’album è un successo e viene considerato uno dei più importanti degli anni ’90.
Pochi mesi dopo, nell’aprile del 1994, Kurt Cobain muore suicida nella sua casa di Seattle, a soli 27 anni. La sua scomparsa sconvolge il mondo della musica e lascia un vuoto che nessuno riuscirà mai a colmare. Con lui, si chiude un’epoca e nasce il mito maledetto di un artista incapace di sopportare il peso del proprio stesso successo.