BLACKPINK in our area (finalmente)
JISOO, JENNIE, ROSÉ e LISA, per la prima volta in Italia, hanno colorato di rosa l’ippodromo SNAI La Maura di Milano. Il racconto dello show tra hit e livelli di aura potentissimi

Alle 20:30 gli schermi si sono spenti e riaccesi subito dopo accompagnati da una scarica di fuochi d’artificio. In mezzo alla nebbia colorata sono emerse loro quattro. JISOO, JENNIE, ROSÉ e LISA da sopra la pedana rialzata, anche se di spalle, accompagnate dall’intro di Kill This Love hanno catturato l’attenzione di tutti i presenti senza muovere un muscolo. Sarebbero potute rimanere così anche per due minuti di fila, gli oltre cinquantamila BLINKs dell’ippodromo SNAI La Maura avrebbero comunque continuato ad acclamarle e ammirarle. Questa magneticità non la si impara, neppure allenandosi da trainee per dieci anni: è qualcosa di innato. Le BLACKPINK la possiedono di natura e la loro prima volta in Italia e a Milano ha dissipato qualsiasi dubbio sul loro status di popstar.
Confinarle al K-pop sarebbe riduttivo. È ovvio, l’inizio della scaletta offre lo spunto perfetto. La sequela di hit, da Pink Venom fino a Shut Down, passando per How You Like That hanno tutte le caratteristiche essenziali dei brani del genere made in Korea. Rap, ponte melodico cantato e via col drop nel ritornello che, nel caso della girl band di YG Entertainment è sempre una scarica elettronica sulla quale dare vita a una coreografia. C’è però anche altro nel loro modo di stare sul palco e interagire col pubblico. Non sono le classiche idol sono delle dive. Probabilmente l’aver lavorato ai loro progetti solisti nell’ultimo anno, con album e canzoni che le hanno consacrate definitivamente, le ha rese ancora più consapevoli. Il DEADLINE Wolrd Tour che ha sancito, insieme al singolo JUMP, il loro atteso comeback, l’hanno prodotto e voluto curare in prima persona.
Il risultato è un concerto senza troppi orpelli dove, al di là dei ballerini di supporto e delle esplosioni pirotecniche, al centro ci sono loro e basta. Cinque atti, di cui due dedicati ai loro lavori al di fuori del gruppo e dell’agenzia coreana. Anche questo un segno di indipendenza forte che rappresenta una rarità nel mondo K-pop, le quattro artiste non hanno infatti rinnovato i contratti singoli con l’etichetta, ma solo quello come band.
Unico difetto dello show durato oltre due ore sono stati gli intermezzi, cinematografici e piuttosto prolungati, che dividevano una sezione dall’altra. Il concept dell’auto e l’ambientazione on the road alla lunga sono sembrati fuori contesto e un po’ ripetitivi. E infatti, l’introduzione più efficace è stata anche quella più spontanea. ROSÉ ripresa dietro le quinte che assaggia un piatto di spaghetti, stringe la mano a qualche fan in prima fila e poi sale sul palco per il suo set solista.
Le BLACKPINK a Milano: quattro superstar
Nel mondo del K-pop i progetti solisti dei componenti della band sono una costante. Sono pochissimi però i casi in cui ciascun membro del gruppo ottiene lo stesso volume di successo anche da solo. Le BLACKPINK rappresentano uno di questi esempi. La personalità preponderante di ognuna delle quattro emerge dall’atteggiamento sul palco. ROSÉ è la più spontanea, una direttrice d’orchestra. . JISOO mantiene sempre un aplomb elegante e raffinato, sia nei suoi pezzi solisti, che in quelli più scatenati come DDU-DU DDU-DU.
LISA è l’animale da palcoscenico. È senza ombra di dubbio nata per ballare sotto l’occhio del ciclone. Durante le esibizioni di gruppo emerge in modo potente ma è quando si presenta in completo rosso targato Ferrari per cantare Thunder e FXCK UP THE WORLD che si prende tutto. Ballerini, scena e urla del pubblico. Last but not least JENNIE. Il suo album solista, Ruby, è il migliore (almeno secondo il sottoscritto) dei quattro progetti solisti usciti in quest’anno solare. Dal vivo funzionano sia i pezzi pop come Handlebars che quelli più aggressivi e rappati come with the IE (Way Up). E quando si esibisce tra rap e ballo conferma di essere capace di tutto.
Dopo le prime date del tour alcuni dei fan avevano espresso malcontento per il suo atteggiamento, a loro detta “pigro”, sul palco. Dando vita persino anche a un trend TikTok. La realtà però è un’altra: JENNIE, con quegli occhiali da sole indossati con sfacciataggine, è l’anima ribelle del gruppo. La sua è aura pura di chi non ha bisogno di dimostrare nulla. Le bastano i primi trenta secondi di like JENNIE per avere tutti ai suoi piedi.
Le girl band sono ancora possibili
Tra la fine degli anni Novanta e il primo decennio del Duemila, declinate in numerosi generi diversi, le girl band hanno dominato la scena pop mondiale. Le Destiny’s Child per l’R&B – che si sono riunite poche settimane fa in occasione di uno dei concerti di Beyoncé – le Spice Girls e le Sugababes e se ne potrebbero citare altre. Le BLACKPINK, in nove anni, il loro debutto risale al 2016, e con il loro show a Milano hanno dimostrato che girl band pop possono avere ancora uno spazio principale.
Il loro comeback per ora è stato rapido (forse anche un po’ troppo frettoloso?) e funzionale a organizzare il tour mondiale. Ma è lecito aspettarsi dei grandi progetti da qui alla fine dell’anno e l’inizio del prossimo. Le BLACKPINK intanto si sono aggiunte ai grandi nomi K-pop che dall’anno scorso stanno approdando in Italia. Un’ondata che siamo sicuri non si fermerà.