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Marlene Kuntz, “Karma Clima”: così l’emergenza climatica diventa un concept album

Il film di Michele Piazza racconta le residenze artistiche in montagna e gli incontri con le comunità locali. Godano: «Non vogliamo convertire nessuno, siamo solo impauriti»

Autore Billboard IT
  • Il31 Luglio 2023
Marlene Kuntz, “Karma Clima”: così l’emergenza climatica diventa un concept album

«Non c’è nulla che possiamo fare per arrestare il cambiamento climatico. Come artisti possiamo solo amplificarne l’emergenza». Le laconiche parole di Cristiano Godano punteggiano il racconto per immagini di pascoli in alpeggio, montagne dalle cime innevate, paesini arroccati, prati sospesi. Karma Clima non è soltanto l’ultimo album dei Marlene Kuntz, ma anche un documentario sulla sua realizzazione e – sorprendentemente – sull’emergenza climatica.

I Marlene Kuntz e il progetto Karma Clima

Il regista e fotografo Michele Piazza ha deciso di seguire la band piemontese per raccontare la registrazione del disco, pensata “itinerante” attraverso tre residenze artistiche in altrettanti comuni della provincia di Cuneo: Ostana, ai piedi del Monviso, laboratorio di rinascita metro-montana; Piozzo, sede del Birrificio Baladin; e Borgata Paraloup, nel Comune di Rittana, dove nacque la prima formazione partigiana d’Italia.

Durante questo viaggio minimalista dentro al proprio suono e alla propria voce, Cristiano Godano, Riccardo Tesio, Luca “Lagash” Saporiti, Davide Arneodo e Sergio Carnevale si sono lasciati attraversare da paesaggi immobili e incursioni di animali selvatici, hanno incontrato le comunità che popolano i paesi che li hanno ospitati, accolto e amplificato esperienze virtuose di apicoltori, pastori, birrai, riso con gli amici che sono saliti a salutarli: Piero Pelù e Giovanni Lindo Ferretti.

Ne è nato un disco completamente differente dai dieci precedenti, in cui «per la prima volta non siamo partiti dalle chitarre», spiega proprio il chitarrista Tesio, a margine della proiezione del film a Bologna.

Le tre residenze montane hanno poi generato un concept album su un tema che sta molto a cuore ai membri della band piemontese, e che a loro modo hanno cercato di esplorare e sviscerare, a piedi, in bicicletta, in musica.

Il problema ambientale

«Non ho nessuna pretesa di convertire nessuno», spiega il leader del gruppo, Cristiano Godano. «Non desidero questo potere, che non mi compete. Sono solo preoccupato e impaurito. O, per dirlo con le parole di Frenzen, “frustrato”».

Nessuna ricetta, dunque, da parte dei Marlene. «Adesso siamo ben oltre i nostri possibili gesti virtuosi», incalza Godano. «L’unica possibile soluzione per provare ad arginare il disastro sarebbe una presa di coscienza collettiva. Sei miliardi di persone che decidono di chiedere a tutti i politici del mondo di essere salvate».

«Da almeno dieci anni non possiamo più non ammettere con noi stessi che lo sapevamo. Poi mi fermo a riflettere su quanti negazionisti ci sono ancora oggi e penso che il mio discorso può sembrare bislacco», aggiunge sorridendo il cantante.

E gli artisti?

Lo stesso pubblico della proiezione bolognese sembra più interessato a conoscere dettagli sulla musica che non sulle riflessioni che l’hanno generata. Del resto i Marlene Kuntz sono musicisti, da oltre trent’anni e con grande successo: «Non è dovuto», chiarisce Godano all’inizio del documentario. «Ho sempre pensato che sui grandi temi sociali gli artisti non fossero obbligati a dire la loro. Se desidero approfondire un argomento, mi documento sulle opinioni di esperti, non di artisti».

Così, quando gli chiedo cosa pensa un artista dei gruppi ecologisti che imbrattano palazzi storici e opere d’arte per attirare l’attenzione sul tema dell’emergenza climatica, Godano sorride e risponde: «Sbagliano strategia di comunicazione perché attirano su di sé l’odio, ma hanno tutta la mia simpatia. Sono i nostri ragazzi. È a loro che dobbiamo dire: “Figlio mio, mi dispiace. Chissà se si poteva evitare”».

Articolo di Federica Mingarelli

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