Culture

Frenetik presenta Ysola, una soluzione concreta per i live

L’etichetta Asian Fake ci racconta il nuovo progetto Ysola pensato per tamponare la crisi del settore, una sorta di drive-in ma non solo per macchine

Autore Billboard IT
  • Il3 Maggio 2020
Frenetik presenta Ysola, una soluzione concreta per i live

Frenetik & Orang3, foto ufficio stampa

Si chiama Ysola ed è il progetto creativo ideato dall’etichetta discografica Asian Fake con l’obiettivo di trovare una soluzione concreta alla crisi del settore dei live. Una crisi che riguarderà sempre di più l’industria musicale in tutte le sue componenti e le sue figure professionali.

Ne abbiamo parlato con Frenetik che oltre a far parte dell’etichetta e esserne l’A&R è la metà del duo di produttori Frenetik & Orang3, tra i più forti del momento. Gli ospiti di oggi della puntata delle 16 di Billboard Calling.


Spiegami il progetto Ysola.

Nasce dalla necessità di colmare l’assenza degli eventi all’aria aperta (concerti, teatro, reading). Perché dobbiamo continuare a nutrirci di queste cose per non abbatterci. Ysola è un progetto open source, pensato sul modello del “Drive In”, ma che va ben oltre l’utilizzo delle auto (coinvolgerà anche biciclette, motorini, pedane sulle quali si potrà salire con l’auto come se fossero un terrazzo personale e tantissime altre cose, tenendo in considerazione anche l’aspetto green). Per ora è in fase di definizione, in maniera intelligente e costruttiva. Siamo nelle mani degli esperti per vedere se questa cosa è veramente fattibile.


Quali sono gli aspetti positivi?

Far ripartire economicamente un settore fermo, a cui al momento non è stata dedicata attenzione dai piani di intervento governativi. Per renderlo fattibile comunque sarà necessario seguire le direttive del governo. Ci piacerebbe che diventasse uno standard da seguire per la nazione. Potrebbero esserci anche mille progetti come Ysola, ne saremmo davvero fieri. 

Sei un artista ed il tuo sguardo verso un progetto di questo tipo è da addetto ai lavori. Torna indietro di qualche anno ed indossa i panni di un frequentatore di concerti. Pensi che Ysola possa essere una valida alternativa per garantire uno spettacolo decoroso con momenti di spensieratezza, in sicurezza?

Se tutti insieme (noi ed il Governo) riuscissimo a trovare il giusto equilibrio tra la nostra sicurezza ed il desiderio di andare a vedere uno spettacolo sarebbe una cosa molto positiva per le persone che seguono la musica. Almeno i ragazzi non avrebbero davanti a loro un anno, o dieci mesi, di buco. Invece così, di sicuro non sarà come prima (non sarà come “pogare” con l’amico) ma almeno ci sarà un momento di svago ed un contatto con la realtà, dopo due mesi dentro casa. Ovviamente partendo da presupposti di sicurezza. Di certo è un compromesso, come in tutti i momenti di crisi. Ma mi sembra una valida alternativa.


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Se tu fossi un genitore, con le preoccupazioni del caso, manderesti tuo figlio a vedere Ysola?

Prendere la macchina per andare ai concerti è la normalità. Anche se stiamo valutando le opzioni green. In realtà non cambierebbe niente rispetto ad un qualsiasi altro concerto. 

Stai pensando ad una line up particolare per lanciare questo tipo di evento? Hai già chiamato qualche tuo collega o amico che ha già accettato?

Eh sì! Sono tutti presi bene perché vedono un’opportunità per far lavorare le proprie squadre. Ci preme tanto questo. Sono persone che vivono mensilmente con questo mestiere: è importantissimo riuscire a farli lavorare in qualsiasi modo, che sia in macchina o su una pedana. Non faccio l’ingegnere, dico solo “uniamoci” tutti quanti, l’importante è che si faccia qualcosa.


Mi piace tutto ciò che può rappresentare la soluzione a un problema grave e che può accomunare tante persone ferme che non possono lavorare e che non hanno la prospettiva di poterlo fare.

La prospettiva è che, se non ci si inventerà qualcosa, tantissima gente perderà il lavoro. Questo normalmente sarebbe l’inizio di un periodo di grande lavoro per il settore, ma data la situazione non sarà possibile.

Per quanto riguarda me, mi è appena saltato un tour mondiale, per esempio. Non è niente rispetto alla perdita dei nostri cari, ma quando si parla di una ricostruzione, di una Fase 2, bisogna pensare veramente a tutte le categorie. Vorrei farmi bandiera di quel settore che non ha avuto segnali da parte del Governo, se non le poche raccolte firme che portano poco lontano.

In questo momento bisogna fare scelte pragmatiche, verso il bene comune, piuttosto che scelte romantiche verso la solita tipologia di concerto che amiamo e che vorremmo, ma che non si può fare. Bisognerà essere costruttivi e pratici.


Ho visto un’altra iniziativa meritevole, quella di Colapesce: cercando di evitare iniziative legate ai live in streaming, ha caricato su Bandcamp un EP e tutto il ricavato andrà ai suoi tecnici. Tanti lavoratori che guadagnano 200 euro a concerto, come riusciranno a sfamare le proprie famiglie? A volte bisogna tapparsi il naso e cercare la via migliore. 

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