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Gioco-partita-incontro: “Challengers” di Luca Guadagnino è puro orgasmo

Esce finalmente nelle sale (il 24 aprile) il nuovo atteso film del regista dove tutto riesce a meraviglia, dalla grandissima interpretazione di Zendaya alle riprese da vero cineasta di una partita di tennis tra arditi close-up e palline che sembrano volare dritte in faccia

Autore Tommaso Toma
  • Il15 Aprile 2024
Gioco-partita-incontro: “Challengers” di Luca Guadagnino è puro orgasmo

Challengers di Luca Guadagnino, da sinistra Mike Faist, Zendaya e Josh O’Connor

Qualcuno ha mai pensato che una partita di tennis potesse essere – oltre alla metafora della vita di uno sportivo, tra successi e cadute – anche un modo per affrontare una disputa amorosa? Quasi fosse un duello d’altri tempi: spada o pistola? No, meglio una pallina gialla. E non poteva uscire in un momento migliore un film che avesse come protagonista assoluto lo sport che – più o meno – tutti gli italiani vorrebbero saper giocare adesso. Imitando i chirurgici passanti di Jannik Sinner nel circuito ATP. Challengers di Luca Guadagnino approda nelle sale dal 24 aprile e a pensarci bene il plot è semplice. Un tormentato ménage a trois tra i tennisti Art Donaldson (Mike Faist), Patrick Zweig (Josh O’Connor) e la bellissima Tashi Duncan (Zendaya) “colpevole” di aver scatenato questa turbolenta relazione.

“Challgengers2 di Luca Guadagnino tra tennis e desiderio

A proposito di turbolenze amorose, ecco le parole di Luca Guadagnino: «Le complicazioni di una relazione mi affascinano. Le relazioni comportano il controllo sull’altro, ma in fin dei conti anche il controllo su sé stessi. Questi erano spunti molto importanti per me. Non sapevo nulla sul tennis, ma il mio lavoro da regista è anche quello di studiare e scoprire cose che prima ignoravo. È stata una grande opportunità per me capire come la dinamica del desiderio, del controllo e dell’autocontrollo si rispecchiano nella bellezza e nell’atletismo del gioco del tennis».

Il ruolo decisivo della sceneggiatura, montaggio e della musica

Challengers di Luca Guadagnino è un’opera piacevolissima, grazie a tanti fattori. A partire dalla sceneggiatura d’oro di Justin Kuritzkes (consorte di Celine Song, apprezzata per un altro “triangolo amoroso” di grande successo al botteghino: Past Lives). Come non sottolineare poi la perturbante, sexy e irresistibile presenza di Zendaya che, al di là del fatto incontestabile del suo status di celebrità già ai massimi livelli con Spider Man e la serie Euphoria (c’è anche un tocco di autoironia, quando Tashi Duncan /Zendaya invita il piccolo figlio a distrarsi con Spider Man/Spider-Verse), dopo Challengers entra definitivamente nel gotha delle attrici desiderabili da un cineasta.

Alla riuscita del film ci pensa anche il montaggio di Marco Costa che gioca avanti e indietro nel tempo della storia. Con un’abilità simile a quella di un giocatore di tennis sui recuperi delle palle corte. E l’uso sempre fantastico che Luca Guadagnino fa della musica, spesso con la funzione di rinforzare drammaticamente le scene. Come accade spesso all’improvviso nelle stupende immagini dei match con l’electro house prodotta ad hoc da Trent Reznor & Atticus Ross (ottima e una collaborazione con il regista che si è rinnovata dopo Bones and All). Pare un omaggio a Jean-Luc Godard e a Sergio Leone. Guadagnino poi condisce sempre i suoi film con gustose di altre canzoni. In una scena piena di vento e senza persone si percepisce da lontano persino Pensiero Stupendo di Patti Pravo.

C’è l’impressione che in Challengers Luca Guadagnino si sia anche divertito un sacco nel girare quei close-up sui campi di tennis. Le scene omoreotiche negli spogliatoi o nella sauna (il biondo Artie /Mike Faist invita il suo amico-nemico Patrick /Josh O’Connor di spostarsi con quei genitali in bella vista…). Gli amplessi interrotti in piccoli alloggi universitari. C’è anche un “effetto Fratelli Lumière”. Mentre guardi quelle palline scagliate, ti viene voglia di spostarti, perché sembrano arrivare dritte in faccia.

Challangers di Luca Guadagnino è un piacevolissimo film sulla giovinezza, sul sesso condiviso e quello agognato, sulla disciplina ma anche l’anarchia del vivere (vedi il ruolo di Josh O’Connor). E ci fa sudare anche senza muovere un dito. Più efficace del farmaco danese anti obesità…

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