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Mi Ami 2023, i momenti migliori della diciassettesima edizione

In attesa di vederci l’anno prossimo sotto palco, ecco i live che in questi tre giorni ci hanno fatto battere il cuore

Autore Greta Valicenti
  • Il29 Maggio 2023
Mi Ami 2023, i momenti migliori della diciassettesima edizione

I Verdena al Mi Ami 2023, foto di Kimberley Ross

Se siete di Milano (o anche no, nessuna distinzione territoriale), lo sapete bene: non c’è inizio d’estate senza Mi Ami. Nel momento esatto in cui si varcano i cancelli del Circolo Magnolia, la sensazione è quella di entrare in uno spazio-tempo sospeso in un non-luogo tra l’aeroporto e la città in cui le parole d’ordine sono libertà, amore e musica. Tanta musica. Sei palchi per quaranta act e dodici ore di concerti, concertini e dj set che per tre giorni ci hanno fatto ballare quasi fino alle prime luci dell’alba.

In attesa di rivederci l’anno prossimo sotto al palco (in quanti stanno già aspettando di accaparrarsi i biglietti ad occhi chiusi?) con una birretta in mano, mentre riposiamo le gambe dopo le corse da uno stage all’altro e ci mettiamo su un’altra moka di caffè per affrontare questo lunedì post Mi Ami, ecco quali sono i live che tra venerdì e domenica ci hanno fatto battere il cuore.

Mi Ami: i live che hanno infiammato le serate

Ele A

Ormai lo sapete: quello di Ele A è uno dei nostri nomi preferiti del 2023, e il suo set era uno di quelli che aspettavamo di più. E non solo noi, a giudicare dal numero di persone presenti sotto al palco della collinetta. Poche chiacchiere, hype rispettato da ogni punto di vista. Live la ragazza spacca anche più che in cuffia, e il suo amore per la doppia H trasuda già dalla formazione sul palco: femcee e dj (anche se le ballerine sul finale danno quel tocco di stile in più inaspettato). In attesa di prendersi tutto il Globo (ma la strada è quella giusta), Ele A si è decisamente conquistata la collinetta del Mi Ami (e un posto tra i nostri momenti preferiti di questa edizione). Real classic shit.

Lovegang126

I sette guasconi più freschi d’Italia hanno portato sul palco del Mi Ami tutto il loro cuore, sangue e sentimento (più, ovviamente, un arsenale di barre) e hanno ribadito ancora una volta che 126 è già un classico (classico, classico… Scusate, ma proprio non riusciamo a togliercela dalla testa). Il loro disco, Cristi e diavoli, lo abbiamo consumato sin dalla sua uscita e ora finalmente ce lo siamo goduto nella dimensione perfetta: quella live. Lo show è un cilindro di sorprese, dai grandi classici del repertorio Lovegang come Tarallucci&Vino e Non è un gioco, alla presenza sul palco di Massimo Pericolo. Con la gang dell’amore è sempre tutto ok. E allora, solo cuori in aria.

Lovegang126, foto di Quadronno District

Verdena

Quando i Verdena salgono su un palco e imbracciano gli strumenti, non ce n’è più per nessuno. Dominano per un’ora il main stage e, anche se da lontano sembrano piccoli piccoli, sai bene che quelli a cui ti trovi di fronte sono tre giganti. Energia, nostalgia per quello che eravamo ma che forse saremo per sempre: una marea umana sudata e felice che voleva solo magia e ventiquattro anni fa l’ha trovata (e continua a farlo) nelle parole stralunate e nelle chitarre e nei bassi distorti di Roberta, Alberto e Luca. La parola magia l’abbiamo già usata, vero?

Verdena, foto di Kimberley Ross

DJ Shocca

I brividi lungo la schiena che abbiamo provato quando DJ Shocca ha scratchato sui piatti come solo lui sa fare non si possono raccontare a parole. E che dire quando sul palco si sono alternati Inoki, Frank Siciliano, Madbuddy, Egreen, Mattak, Mistaman, Tormento e Ghemon? E dell’emozione di sentire Notte Blu live nel 2023? L’hip hop è una cosa sacrosanta, e venerdì sera Shocca e il suo incredibile roster hanno trasformato il palco del Mi Ami in un tempio in cui si è svolta una messa rappata per tutti i loro apostoli. Nel nome di Roc Beats, del rap e dei ’90. Amen.

DJ Shocca, foto di Kimberley Ross

Studio Murena

Se siete ancora del partito che il rap non sia un genere suonato, è perché non avete ancora visto un live degli Studio Murena. Una vera e propria jam session durante la quale le barre affilate e serrate e l’extrabeat vertiginoso di Carma sono palleggiate sui suoni morbidi e su linee jazz talmente ipnotiche da non riuscire a schiodarti da sotto il palco fino a che non si arriva all’ultima nota. Le vie del rap sono infinite, e quella degli Studio Murena è senza dubbio una delle più affascinanti del panorama italiano attuale.

Coez e Frah Quintale

I golden boy dell’indie rap (si può ancora usare questa definizione nel 2023?) fanno una toccata e fuga sul palco tra un live dei Coma Cose e quello di Rondodasosa e quando partono Faccio un casino e Sì, ah, è come se il 2017 non fosse mai passato. Ma le sorprese, al Mi Ami, non finiscono mai. Mr. Frah e Mr. Coez, infatti, lanciano anche due inediti da 90. Uno dei quali letteralmente, visto che si tratta di un pezzo in cui i due se la viaggiano sul boom bap. E come se la viaggiano. Qualunque cosa stia bollendo nelle loro pentole, questo assaggio ci ha fatto decisamente aprire lo stomaco per qualcosa di più sostanzioso.

Dargen D’Amico

Okay, con Dove si balla, Bocciofili e La cassa spinge Dargen ci ha fatto saltare, ma vogliamo parlare di quanto avevamo il cuore in gola (che o muoio o lo ingoio) quando è partita Malpensandoti? Come dice un mio amico sotto palco, «ogni volta che vedo un live di Dargen mi ricordo quanti classiconi ha nel suo repertorio», e infatti la collinetta li canta tutti all’unisono. Abbiamo già un po’ di Nostalgia istantanea di sabato sera.

Dargen D’Amico, foto di Kimberley Ross

Le luci della centrale elettrica

Vasco Brondi ha portato sul palco della collinetta le sue Canzoni da spiaggia deturpata e quindici anni dopo le sappiamo ancora tutte a memoria. Probabilmente uno dei momenti più attesi di questa edizione del Mi Ami, o almeno da tutti coloro nelle cui vite c’è stato un prima e un dopo l’ascolto di quel disco. E, a giudicare dal numero di persone sotto al palco che cantano parola per parola brani come Cara catastrofe, Per combattere l’acne e Quando tornerai dall’estero, non sono poche. Ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zero racconteremo che, almeno per un po’, si sono accese Le luci della centrale elettrica. E che è stato bellissimo.

Cosmo

Con chi poteva essere l’ultima festa di questa edizione del Mi Ami se non con Cosmo? Marco sale sul palco e il Magnolia si trasforma in un club berlinese a cielo aperto e la vista di una marea che si muove all’unisono è impagabile. Lo spazio è poco (non sapremmo nemmeno quantificare quanti siamo). La voglia di ballare e lasciarsi andare per un’ultima volta sentendo i bassi che pompano nel petto prima di tornare alla routine è tanta. E anche se è l’una passata e tra sette ore hai una call in calendar, non hai nessuna intenzione di schiodarti da dove stai. Una scelta che forse maledirai la mattina dopo, ma che poi, a pensarci, rifaresti altre cento volte. È sempre bello tornare al Mi Ami, e non vediamo già l’ora che sia l’anno prossimo.

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