Culture

Come torneremo ai concerti? Lo abbiamo chiesto a 5 esperti del settore

Il lockdown sta cambiando radicalmente tutto il settore musicale. Abbiamo cercato di capire che cosa succederà quando terminerà. Si parte con i concerti

Autore Silvia Danielli
  • Il24 Aprile 2020
Come torneremo ai concerti? Lo abbiamo chiesto a 5 esperti del settore

Billboard Italia Report, Quale il futuro della musica? Primo articolo dedicato ai live

I concerti, i festival, gli show-case e gli instore sono un ricordo lontano da quando sono state introdotte le misure per il contenimento del Coronavirus. Ancora più lontano, probabilmente, perché proprio non si sa quando si potrà tornare a parteciparvi. Ma anche le uscite degli album sono state posticipate, spostati gli eventi radio e i negozi di dischi chiusi stanno cercando di riorganizzarsi.

Tutta la filiera musicale dagli eventi live alle uscite discografiche è stata toccata da questa pandemia globale. L’aspetto che preoccupa di più oggi è sicuramente il fatto che dal Governo non siano ancora state prese sufficienti misure di supporto al settore.


Una decina di giorni fa, ha avuto il coraggio di farsi portavoce delle istanze dei lavoratori del settore (e anche del pubblico che ha acquistato i biglietti) Tiziano Ferro ed è stato duramente attaccato. “Perché pensa solo al suo tornaconto quando ci sono persone che muoiono” è stato il tenore delle critiche che gli sono state mosse sui social.

Ma Tiziano non parlava solo per sé ma anche per tutte le famiglie di lavoratori del mondo dello spettacolo. Poi è stato seguito da un bel po’ di artisti, da Laura Pausini a Paola Turci, che hanno portato avanti sui loro social l’appello al Governo per chiedere maggiori tutele.


Noi di Billboard Italia abbiamo deciso di chiedere il parere agli addetti ai lavori per capire come si immaginano il futuro post-quarantena. Anche se è difficile, iniziare a prepararsi è fondamentale.

Iniziamo dal mondo dei live perché sicuramente è quello più colpito nell’immediato. Abbiamo sentito tre tra i promoter più importanti, il presidente di Assomusica (Associazione italiana organizzatori e produttori spettacoli di musica dal vivo), Vincenzo Spera, e il CEO del sito di riferimento della musica dance, Beatport, Robb McDaniels.

I dati delle perdite

Partiamo dai dati attuali. È Vincenzo Spera (che abbiamo intervistato di recente) a fornirli: «Da inizio pandemia alla prossima estate, tra soldi persi per l’acquisto dei biglietti da parte del pubblico e quelli persi che non vanno ai lavoratori della filiera dello spettacolo parliamo di 350 milioni come minimo. Poi c’è da considerare la ricaduta sul territorio che sarà di almeno 650 milioni, quindi sommando tutto si arriva a 1 miliardo di perdite. Anche gli autori perderanno circa 30 milioni di incassi senza i concerti solo per questo periodo».

Per questo Spera chiede a gran voce «un tavolo tecnico con il Governo dove si rappresenti la nostra realtà». E dei tempi. Il più possibile certi, come tutti quanti gli interpellati.


«Io non capisco perché nel resto d’Europa conoscono già le date e da noi niente, questo rende il tutto un film dell’orrore», racconta Mimmo D’Alessandro. La metà di D’Alessandro & Galli, celebre agenzia di concerti, con nomi blasonati che vanno da Patti Smith a Paul McCartney. Da Liam Gallagher a Nick Cave. «Nemmeno per quest’estate abbiamo notizie certe. In Germania, invece, sanno che fino al 31/8 saranno in lockdown e almeno si sono messi l’animo in pace. Per questo se devono arrivare delle regole io preferirei arrivassero dall’Europa. Non dall’Italia».

D’Alessandro si dice piuttosto “triste e indignato” perché ritiene che ancora una volta i lavoratori dello spettacolo in Italia siano stati abbandonati a sé stessi. Per lui il vero problema in Italia è la burocrazia: «Quella da noi uccide più di 10 Coronavirus messi insieme!».

Le date della ripartenza e le misure di contenimento

Nessuno ha la sfera di cristallo. Tutti possono cercare di immaginarsi un futuro possibile. Quello che sembra più probabile è che si possa ripartire con i live quando ci sarà il vaccino per il COVID-19.

«Sarebbe bello poter dire in autunno ma non credo che se ne potrà parlare prima della primavera 2021», spiega Andrea Pieroni, CEO di Vertigo, agenzia molto forte in campo hard-rock (da Iron Maiden a Def Leppard) ma non solo, perché ad esempio cura anche il tour di Eros Ramazzotti. «Anche per una questione di fiducia del pubblico che dovrà tornare a fidarsi in generale dell’Altro». Su questo concordano tutti, anche sul fatto che «Non è possibile organizzare un Forum d’Assago con 400 sedie in platea sia per l’aspetto economico per cui sarebbe insostenibile, sia per l’emozione», risponde Andrea Pieroni.


Anche Clemente Zard, CEO di Vivo Concerti che in Italia aveva organizzato gli stadi sol-out di Ultimo e il concerto di Post Malone, rincara la dose: «Se dovremo utilizzare una location e riempirla per un quinto questo sarà semplicemente insostenibile».

«Di queste misure si può parlare solo dove si può stare seduti. Bisogna togliere per ogni persona almeno 4 posti. Stiamo studiando dei protocolli per attuarli. Ma anche nei teatri gli impianti di aerazione saranno corretti? Non è detto», aggiunge Vincenzo Spera.

Forse questo è quasi pensabile per i DJ, sostiene Robb McDaniels, CEO di Beatport: «Non sono misure economicamente sostenibili per gli artisti, forse per i DJ potrebbero essere un’eccezione. Certo non oso immaginare quale possa essere l’atmosfera in un club riempito solo al 20% della sua capienza». 

Alcune ipotesi concrete per l’oggi

«Io ho pensato che potrebbe avere senso organizzare dei concerti con le modalità da drive-in così non si correrebbero rischi», ha spiegato Mimmo D’Alessandro. L’idea di un format di questo tipo è anche nel progetto LIVE DRIVE IN, presentato da Utopia Srl, Zoo Srl, Italstage, e 3D Unfold, per le attività relative a cinema, teatro e musica live che potrebbero trovare una soluzione nell’immediato. E già sono state molto criticate, quanto meno sui social network.


Clemente Zard: «Io ho chiesto innanzitutto che vengano presi dei provvedimenti di sostegno economico in favore dei lavoratori del mondo dello spettacolo. E ho fatto presente che magari in una fase d’emergenza ma cruciale come questa le maestranze dello spettacolo potrebbero essere perfette anche per costruire strutture temporanee sanitarie. Sono le più veloci in assoluto!».

I concerti in streaming

Tutti concordano sul fatto che non si possa nemmeno immaginare che i live in streaming possano sostituire i concerti dal vivo. «Forse le performance online potrebbero completare quelle dal vivo. Quelle meravigliose performance che abbiamo apprezzato negli anni», suggerisce Robb McDanielss di Beatport. «Potrebbero integrare. Perché se fatti bene sono un ottimo contenuto aggiuntivo come il live di Laga Gaga o Musica che unisce in onda su Rai 1. Ma non sostituire», concorda Clemente Zard di Vivo.

«Per me non ha proprio senso vederli in streaming», commenta invece Andrea Pieroni di Vertigo, «chi potrebbe essere disposto a pagarli? Un conto è vedere un concerto e un altro vedere un live da un computer. Sarebbero tutti uguali. Il livello di attenzione cadrebbe. Sarebbe bello se ripartisse l’ascolto dei dischi in vinile, quello mi farebbe molto piacere».

Chi sopravviverà?

Secondo Billboard US i piccoli promoter non riusciranno a sopravvivere. «Io ho scelto da parecchio tempo di appoggiarmi a una società multinazionale», continua Andrea Pieroni. «Sono convinto che ormai sono anni che questo lavoro non può più essere quello degli anni ’80 e ’90. Bisogna per forza investire grandi capitali e da soli è praticamente impossibile. Noi come Vertigo siamo legati a Eventimlive (anche Vivo e D’Alessandro & Galli, ndr). Eh purtroppo sì, credo che rimarranno 2/3 grandi promoter al mondo». L’idea che i più piccoli faranno molta fatica a sopravvivere è condivisa da Mimmo D’Alessandro e Clemente Zard.


Vincenzo Spera di Assomusica crede che potrebbe esserci, invece, una svolta positiva: «Magari arriverà un riaggiustamento. In questo momento vedo un’unione tra grandi promoter legati a delle major e quelli più piccoli e la volontà di non lasciare feriti per strada».

Per il punto di vista internazionale Robb McDaniels sostiene che molti piccoli promoter saranno affaticati da un grande peso finanziario nei prossimi 6-12 mesi: «Molti non riusciranno a sopravvivere, il che aprirà i mercati ai grandi che forse saranno gli unici che potranno sopravvivere a questa terribile crisi».

Basta secondary ticketing?

Potrebbe esserci tra gli effetti positivi del periodo di lockdown la fine delle agenzie di secondary ticketing dato che al momento sono in pesante crisi economico-finanziaria? «Non credo proprio», sostiene Andrea Pieroni, «è vero che uno dei principali siti di rivendite di biglietti come Stubhub è in crisi e ha licenziato molte persone. Ma quando riprenderanno i live, torneranno anche loro. Non ho dubbi». Clemente Zard di Vivo rincara la dose: «Dopo che l’anno scorso ho visto un grande evento in un’arena, in America, sponsorizzato da Viagogo (altro sito molto famoso di secondary ticketing ndr) ho pensato che non avevamo speranze. E lo penso tuttora. Purtroppo».

Una nota positiva


«La musica non muore mai», conclude Mimmo D’Alessandro con il suo accento napoletano carico di positività. «E salva il mondo! Quindi torneremo ad andare ai concerti e ad organizzarli appena sarà possibile». E il pensiero è condiviso da tutti.

Share: