Interviste

Kings Of Convenience: «Il nostro successo in Italia? Impensabile, come per Colapesce e Dimartino»

Abbiamo incontrato il siracusano d’adozione Erlend Øye che torna con il duo, da sempre amatissimo nel nostro Paese, per il delizioso album Peace or Love

Autore Alberto Campo
  • Il19 Giugno 2021
Kings Of Convenience: «Il nostro successo in Italia? Impensabile, come per Colapesce e Dimartino»

Kings of Convenience (fonte: ufficio stampa)

I due ex ragazzi dall’aria simpaticamente blasé tornano con un nuovo album, Peace or Love, assenti dalle scene discografiche da un tempo immemore, esattamente dal 2009. In attesa di poter rivedere i Kings Of Convenience dal vivo (saranno da noi in autunno: il 26 ottobre a Catania, il 29 e il 30 a Bologna e – per un doppio set – il 1° novembre a Milano), abbiamo chiacchierato via Zoom con Erlend Øye, da tempo siracusano d’adozione, mentre il socio Eirik Glambek Bøe continua ad abitare nella nativa Bergen.

Durante la conversazione, lui – di ritorno in patria – passeggia nella campagna del villaggio omonimo al suo cognome e attraverso lo smartphone mi mostra il lembo estremo del fiordo di Narogans e la sommità del monte che lo sovrasta. «In inverno, là non batte mai il sole e questo ha ispirato a Eirik un verso di Rocky Trail (il singolo apripista, ndr)», spiega. Ecco un estratto dalla lunga intervista che potete leggere sul numero di giugno di Billboard Italia.

Ai giorni nostri, 12 anni sono un’eternità: che cosa avete fatto in tutto questo tempo?

In realtà non abbiamo pensato a fare un altro disco fino al 2015: dopo Declaration of Dependence siamo stati impegnati costantemente con i concerti. A quel punto ci siamo resi conto di avere bisogno di canzoni nuove e abbiamo cominciato a scriverne. Nel 2016 erano pronte e le abbiamo rodate dal vivo durante l’Unrecorded Record Tour, dovevamo solo registrarle. Siamo andati in vari studi, ma i risultati non ci soddisfacevano. Eravamo nel 2017 e mi sentivo esausto, avevo bisogno di una pausa, perché non riuscivo più a capire se i pezzi erano buoni oppure no.

Ci siamo fermati un anno intero e abbiamo ripreso a lavorarci nel 2019 grazie all’energia della nostra amica canadese Leslie Feist, che arrivando in Europa per concerti ci propose di fare qualcosa insieme, come già era accaduto nel 2004 per Riot on an Empty Street: con lei abbiamo registrato due brani, Catholic Country e Love Is a Lonely Thing, che hanno definito gli standard qualitativi del disco.

Come va interpretato il titolo dell’album? È uno dei vostri soliti giochi di parole, tipo la quiete come nuovo baccano o la rivolta in una strada vuota, oppure vuol dire davvero che nella vita bisogna scegliere fra amore e pace?

Non diciamo che necessariamente una cosa escluda l’altra e anzi ciascuno è libero di cercare l’amore e la pace, però accade spesso di arrivare al punto di dover scegliere fra i due, specialmente per persone della nostra età, intorno alla quarantina. Io ho optato per la pace. Eirik, invece, ha votato sempre per l’amore: non a caso è padre di tre figli e quindi non conosce pace…

Avete appena fatto sei concerti in Norvegia, ancora con il pubblico distanziato: come sono andati?

Abbiamo suonato in sale da centinaia di persone davanti a cento spettatori. Per un gruppo come il nostro, avere un pubblico seduto non è poi così strano, anche se in questi casi non potevamo certo fare I’d Rather Dance with You invitando i presenti a ballare. Dopo oltre un anno di astinenza, la gente era affamata di musica dal vivo: perciò è stato bello. E anche noi ne avevamo voglia: non facevamo concerti da quattro anni e ci è servito per capire come suonare i pezzi nuovi.

Tornare ai concerti è una delle cose che danno l’idea di essere quasi fuori dal tunnel della pandemia?

Sì, anche se andrei cauto con questa storia dell’essere fuori dal tunnel: l’abbiamo già sentita altre volte. Qui in Norvegia l’approccio è molto rigoroso: con una cinquantina di casi in una certa area, si chiude tutto. Forse è eccessivo, ma ha permesso di contenere il numero delle vittime, in totale 700 al momento.

Ripensando a vent’anni fa, quando debuttaste con Quiet Is the New Loud, v’immaginavate un successo simile?

Diciamo che il successo in Inghilterra non era impensabile: la cosa davvero sorprendente è stata l’Italia, quando il singolo Misread è entrato nelle playlist radiofoniche e in classifica. Tipo Colapesce e Dimartino adesso: due tipi improbabili in prima pagina! Conosco Lorenzo personalmente, ci vediamo in giro fra Siracusa e Ortigia, e trovo ancora incredibile il successo che ha avuto. Bellissimo!

È stato il botto di Misread a farti innamorare dell’Italia?

No, lo eravamo già dal primo tour del maggio 2001: ovunque la gente ascoltava quando doveva ascoltare, cantava quando era il caso di cantare e ballava quando veniva il momento di ballare. Una sintonia perfetta.

Ascolta Peace or Love in straming

I prossimi concerti dei Kings of Convenience

La band sarà nel nostro Paese tra la fine di ottobre e inizio novembre con un tour organizzato da DNA Concerti. Attenzione alla data milanese del 1° novembre con doppio orario!

26 ottobre – Catania, Teatro Metropolitan

29 e 30 ottobre – Bologna, Teatro Manzoni

1 novembre (h 13 / h 21) – Milano, Teatro degli Arcimboldi

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