Interviste

Lovebars di Coez e Frah Quintale è la celebrazione del loro primo amore: l’hip hop

Abbiamo incontrato i due artisti che pubblicano un album insieme per la prima volta. Ci hanno raccontato l’idea iniziale, quello che non doveva esserci, da quale gabbia volevano uscire. Il tour di Lovebars da gennaio

Autore Silvia Danielli
  • Il7 Settembre 2023
Lovebars di Coez e Frah Quintale è la celebrazione del loro primo amore: l’hip hop

Lovebars di Coez e Frah Quintale, il nuovo atteso album esce l'8 settembre

Sulla cover di Lovebars di Coez e Frah Quintale il primo taglia i capelli al secondo. È una poetica illustrazione di Daniele Bufer Attia. Loro si guardano allo specchio e la loro espressione sembra quasi triste, malinconica. “Tagliare non significa perdere”, scrivono entrambi sui loro profili come caption. E c’è molto di questa frase criptica nel loro album in coppia, anche se è esattamente il contrario di un album triste. Un’altra cosa è sicura: non lo sarà nemmeno il Coez e Frah Quintale tour nel 2024.

Al contrario di molti album in collabo che appaiono piuttosto forzati, si percepisce subito una grande e sincera intesa. Un obiettivo unico che parte da percorsi personali che hanno tanti tratti in comune e iniziano entrambi da un grande amore. Quello per la cultura hip hop. E dalla voglia di mettersi in gioco in due. Per perdere qualcosa di sé e ritrovarla magari sotto forma di qualcosa altro. E per cercare di uscire da una categoria dove sono stati incasellati entrambi, quella di cantautorato indie.

Già quest’estate, l’artista bresciano e il romano si sono distinti nel panorama dei tormentoni di stagione con un pezzo fresco e godibile come Alta Marea, che (per fortuna) è rimasto fisso nella top ten dell’airplay radiofonico. Li abbiamo incontrati negli uffici della casa discografica di Coez, Carosello Records, che pubblica l’album insieme a Undamento, l’etichetta di Frah Quintale (distribuzione: Warner Music).

Lovebars di Coez e Frah Quintale: l’idea

Partiamo dall’inizio. Siete amici da tanto tempo e solo ora avete deciso di pubblicare un album insieme: a chi è venuta l’idea e quando.
Coez: A me. Stavamo registrando From The Rooftop 2, a Roma, Termini e già avevamo iniziato a buttarla lì. Poi ho rivisto il video di noi due insieme e ho pensato che avremmo davvero troppo dovuto fare qualcosa insieme. Perché in fondo non avevamo mai inciso qualcosa insieme e spaccavamo come coppia. Quindi, durante una cena, solo io e lui al tavolo (e tutti gli altri lontani) gliel’ho proposto seriamente. Gli ho detto tutto quello che non sarebbe dovuto succedere.

Frah Quintale: Anche io. L’ho avvertito subito che avrei rotto moltissimo. Fino allo sfinimento. L’ho messo in guardia su come reagisco di fronte a certe situazioni quando sono in studio.

Che cosa non doveva succedere?
C.: Tutti e due eravamo stanchi di certi dinamiche. Si doveva partire da zero.
F: Non doveva prevalere l’ego di nessuno dei due. Tutti e due siamo riusciti a mettere in campo una fiducia reciproca totale. E poi dovevamo divertirci. Io ho proposto di fare una session a Napoli e lì siamo andati. Era un campo neutro.

Una casa magari sul mare a Napoli: un sogno.
F. Lo era, siamo stati a Posillipo. Avevamo un’intera vetrata davanti dove abbiamo posizionato la scrivania. Sono nate Fari lontani, Era già scritto, DM. Abbiamo scritto tanti altri spunti che sono rientrate in altre tracce.

C. Non eravamo poi sicuri del risultato. Abbiamo detto: proviamo. Finché non siamo arrivati alla terza session, ovvero Roma, non avevamo alcuna certezza. In mezzo c’è stata Milano. Non è così scontato che entri in studio e si possa creare l’alchimia. A noi è andata bene.

DM è un pezzo con chiaro imprinting vostro ma sembra anche essere scritta apposta per Guè, unico feat dell’album. Avevate già in mente dall’inizio di coinvolgerlo?
C.e F.: Assolutamente sì. Appena finiva il ritornello di Frah abbiamo pensato ci volesse lui, Guè. Non stavamo nemmeno cercando i feat perché avevamo appena iniziato. Ma ora quel pezzo senza di lui non ce lo vedremmo nemmeno!

C. Sai una altra cosa che non volevamo assolutamente poi? Fare un album indie.

Pur sapendo che non amate i generi e le categorie, voi, partiti dall’hip hop avete dato un grande contribuito a creare il genere indie-urban. Lovebars e la probabile uscita di Calcutta nei prossimi mesi poteva rappresentarne un grande ritorno?
C. Quando ci siamo trovati per quella famosa cena ci siamo detti di tornare al rap. Ricentriamoci su quello. È chiaro che non riusciamo a rimanere dei puristi in tal senso. Per esempio, con Terra Bruciata, parte una strofa rap ma poi si trasforma magari in altro. Già siamo due casinari che cambiano sempre genere da soli, figuriamoci in due! Entrambi volevamo solo scrollarci di dosso l’etichetta indie. Come anni fa, del resto, lo avevamo fatto con l’hip hop.
Per questo, anche aver chiamato Cosimo (Guè, ndr) aveva un certo significato. Lui è uno dei nostri rapper preferiti quindi questo faceva capire il nostro background di ascolti. Poi per nostra scelta non scriviamo come lui o come Noyz Narcos. Ma non significa che non li ascoltiamo.

Coez e Frah Quintale: Volevamo innanzitutto uscire dalla gabbia dell’indie

F: Ciò che ci preme più di qualsiasi cosa è uscire dai generi e dai canoni. Stupire. Fare uno step in avanti. È quello che mi gasa degli artisti che mi piacciono. Nell’indie sai già quali soluzioni verranno adottate e come suoneranno le chitarre, per esempio. Per questo noi volevamo, invece, uscire dagli schemi.

C. In Lovebars puoi trovare di tutto: le barre rap scritte da due persone che in fondo lo hanno sempre fatto bene e anche i ritornelli da cantare in coro. Vorremmo che la gente si chiedesse: “Ma hai sentito cosa hanno fatto quei due?” Che non lo desse per scontato.

Se doveste sintetizzare invece che cosa è stato per voi l’hip hop?
F. È stato amore a prima vista. Grazie a mio fratello più grande che andava in skate. Una fonte di insegnamento totale per il mio comportamento. Non solo a livello musicale che ho apprezzato da subito. Avendo fatto writing da una vita ho imparato il concetto di crew, di appartenenza e di stare insieme. Nel graffito devi anche imparare a renderti riconoscibile immediatamente, e questo mi è rimasto anche nella musica. L’importanza di avere la propria cifra stilistica.

C. Quando ho visto la rivista AELLE per la prima volta sono impazzito. Avrò avuto 13 anni. A un ragazzino mostravi che c’erano le bombolette, i graffiti, che erano accompagnati da una musica pazzesca e ci potevi scrivere sopra delle barre. Non dovevi essere bravo a fare nulla in particolare, bastava mettersi lì con la propria attitudine e via. Dai, vai fuori di testa! In fondo, con i graffiti, poi, capivi che se ti esercitavi tanto a fare una cosa potevi arrivare a farla bene. Nessuno avrebbe potuto fermare la nostra creatività. Era un modo di vivere che ci avrebbe cambiato e condizionato per sempre.

Spesso negli album in duo nei testi non si approfondiscono molto le emozioni. Lovebars è molto intimo, invece.
C. Anche questa era un’idea che ci eravamo preposti fino dall’inizio. Volevamo essere in grado di scrivere, alla nostra età, poi, dei testi sinceri e profondi senza per forza parlare d’amore. Il senso di love in Lovebars vorremmo che fosse inteso in senso lato, più anglosassone. Comunque, essendoci chiariti bene questi aspetti fin dall’inizio quando siamo arrivati alla fase di scrittura ci è venuto tutto spontaneo.

Lovebars di Coez e Frah Quintale, l’amore e il tema della fama

Oltre al tema dell’amore in tutte le sue sfaccettature, un altro argomento molto sentito è quello della fama. Ne parlate molto bene in Vetri fumè che mi pare proprio la risposta a Vetri neri, il pezzo di AVA, Capo Plaza e ANNA, il più streammato dell’estate. Anche se è chiaro che lo avete scritto prima, però il tema è molto simile. Lì la fama è esibita, da voi invece assume delle sfumature più negative, perché porta anche tanta solitudine. Come la vivete adesso?
F. Sicuramente per te, Silvano, è diverso perché sei più riconosciuto. Per me è ancora vivibile perché tanta gente che mi ascolta non sa che faccia abbia quindi posso girare per Milano senza problemi. Se non ti mostri troppo puoi anche vivere più liberamente.

C. Anche per me non è così invivibile. Magari, ecco, scelgo di non andare al mare in Italia ma all’estero per stare più tranquillo. Però è importante non isolarsi ma riuscire a viverla bene. Poi il testo fondamentalmente ricorda che non è che puoi far salire tutti sul tuo furgone Vito Mercedes. E quando ci sali tu, a volte ti ritrovi solo. Allo stesso tempo, però, abbiamo il lavoro più figo del pianeta, quindi devono esserci per forza anche degli aspetti negativi.

L’aiuto di Dargen D’Amico

Qual è il pezzo che vi ha chiesto più fatica in fase di scrittura?
C. Forse proprio Vetri fumè. Mi sono incastrato sulla strofa e ho chiesto aiuto a Dargen D’Amico. Era da tanto che volevo scrivere con lui perché lo apprezzo molto. Così sono andato in studio da lui e mi ha sbloccato in 6 secondi. Mi ha detto giusto quelle due parole e abbiamo scritto tutto insieme in scioltezza. Così gli abbiamo chiesto di venire con noi anche a Barbigallo (Firenze) e abbiamo scritto Che colpa ne ho.

F. A me nessuno. Proprio perché abbiamo chiarito bene, fin dall’inizio, tutti gli aspetti, poi il flow è venuto praticamente da solo.

Che cosa vi ha insegnato questa collaborazione?
F.: Mi ha dato tanto equilibrio. Anche a livello tecnico. Vedere un altro artista che fa esattamente le mie stesse cose, mi ha fatto capire per esempio che a volte sono troppo cervellotico.

C. Magari non te ne rendi conto immediatamente, ma se lavori con qualcuno che ha significato tanto per te, ti torna in mente quando sei da solo. Pensi: “Ah vedi che Frah me lo aveva detto”.  Penso che sia qualcosa che entra nel tuo background per sempre. Sono sicuro che quando entrerò in studio sentirò l’eco della voce di Frah!

Continuerete?
C. e F. Chi lo sa… per ora abbiamo messo il timbro sulla coppia di fatto.

Lovebars di Coez e Frah Quintale Tour

I primi due appuntamenti saranno degli “unconventional instore”, organizzati in collaborazione con Discoteca Laziale e Feltrinelli. Sarà possibile visitare anche una mostra d’arte con le opere di Daniele Bufer Attia. L’esposizione vedrà protagoniste non solo tutte le opere d’arte realizzate da “Bufer” per Lovebars, ma anche altri suoi progetti artistici. Il Lovebars di Coez e Frah Quintale Tour è organizzato da Vivo Concerti.

LOVEBARS Coez e Frah Quintale tour EXPERIENCE

  • Roma – Palazzo Velli Expo – Sabato 9 Settembre 2023, dalle ore 15:30
  • Milano – Triennale Milano  Martedì 12 Settembre 2023, dalle ore 17:30

LOVEBARS Coez e Frah Quintale tour: – le date

  • Sabato 13 gennaio 2024, Bologna – Unipol Arena
  • Giovedì 18 gennaio 2024, Napoli – PalaPartenope
  • Sabato 20 gennaio 2024, Catania – PalaCatania
  • Sabato 27 gennaio 2024, Roma – Palazzo dello Sport
  • Lunedì 29 gennaio 2024, Milano – Mediolanum Forum
  • Giovedì 1 febbraio 2024, Firenze – Nelson Mandela Forum
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