Interviste

Rose Villain racconta “Funeral Party”: «Il pezzo più allegro che ho»

Rose Villain è la prima artista italiana a firmare un contratto con la celebre Republic Records, etichetta di Drake, Post Malone, Nicki Minaj e tanti altri big. Il 20 luglio esce con il nuovo singolo “Funeral Party”

Autore Federico Durante
  • Il18 Luglio 2018
Rose Villain racconta “Funeral Party”: «Il pezzo più allegro che ho»

Rose Villain

Rose Villain, originaria di Milano, negli ultimi otto anni ha vissuto tra Los Angeles e New York e alcuni mesi fa ha centrato un piccolo grande primato: è lei la prima artista italiana a firmare per la celebre Republic Records, ad oggi fra le label più influenti al mondo con un roster di artisti che va da Drake a Nicki Minaj. Si è fatta notare grazie al suo primo singolo Get the Fuck out of My Pool e ha avuto modo di collaborare con Salmo nel singolo Don Medellín e di pubblicare vari singoli con il suo producer Sixpm (Geisha, Kitty Kitty, Don’t Call the Po-Po). Giovedì 20 luglio esce il suo primo lavoro con Republic, il singolo Funeral Party, in Italia tramite Machete Empire Records.

La cover di "Funeral Party" di Rose Villain
La cover di “Funeral Party” di Rose Villain

Republic Records è in questo momento una delle etichette più influenti al mondo. Ormai è da alcuni mesi che hai firmato con loro: ci racconti da “insider” che tipo di ambiente hai trovato e il percorso che ti ci ha condotto?

Republic è una label pazzesca e credo che la sua forza sia anche quella di avere un team giovane. È un’etichetta con base a New York, una città che ti spinge a essere ambizioso e competitivo, e queste persone devono stare al passo se vogliono fare carriera: ci mettono anima e corpo. Hanno un roster di artisti incredibile, tra cui molti di quelli che che ascolto di più come Post Malone, Drake e The Weeknd, quindi ero sopra le nuvole quando mi hanno contattata per incontrarmi. È stato il giorno dopo che è uscito il mio primissimo singolo Get the Fuck out of My Pool. Un loro assistente aveva trovato per caso il mio video su un blog. Avevo già un altro contratto con Universal Germania ma mi hanno tenuta sott’occhio e, dopo i due singoli con loro, mi hanno fatto firmare. È stata una lunga trattativa e non aver potuto condividere la notizia fino a pochi mesi fa è stata dura!

Con la tua storia dimostri che la scena internazionale non è appannaggio dei soli anglosassoni. Pensi che gli italiani dovrebbero puntare più in alto?

Io canto e scrivo in inglese, vivo in America da una decina d’anni e, fin da bambina, studio appassionatamente la lingua. Sicuramente avere un progetto in inglese dà un enorme vantaggio. Però ci sono grandi artisti come Stromae (anche lui in Republic) che hanno spaccato nel mondo perché il loro livello di comunicazione trascendeva qualsiasi lingua. Ghali secondo me ha il potenziale per uscire dall’Italia. Penso che tutti dobbiamo puntare a essere i migliori artisti che possiamo diventare, la lingua è un limite ma quando c’è l’arte ci si capisce benissimo.

Il 20 luglio esce il tuo primo lavoro con Republic Records, il singolo Funeral Party. Cosa ci puoi anticipare sul pezzo? C’è un album all’orizzonte?

Finora è il pezzo più allegro che abbiamo… Così allegro che ho dovuto contrastarlo con la macabra metafora della festa del funerale. In America quando muore qualcuno fanno questi funeral party, una festa dove si mangia e si beve di brutto. La canzone racconta di una storia finita in cui lei lo avvisa che per lei è morto e, non solo, che gli organizza volentieri la festa e si vestirà di bianco. L’ha prodotta Sixpm, come tutti gli altri miei pezzi. Abbiamo girato il video di Funeral Party a Kingston, in Giamaica, e io interpreto una versione moderna rivisitatissima della Morte come me la immagino. Riguardo all’album: sicuramente, siamo già a buon punto…

Negli ultimi mesi sono usciti tanti album importanti di artisti della Republic: per esempio Post Malone, The Weeknd, Nicki Minaj, Drake. Qual è quello che ti ha colpito di più e perché?

Mi ha colpito quello di Post Malone, Beerbongs & Bentleys. Lui è fortissimo, ha una voce pazzesca ma soprattutto scrive melodie che ti incollano alle sue canzoni. Mi sono piaciute in particolar modo Takin’ Shots e Ball for Me. È l’artista dell’anno. Io del prossimo!



Con il tuo singolo Geisha sei stata la prima italiana ad essere segnalata tra le uscite della settimana di Spotify. Da artista, che potenzialità vedi nello streaming? Tu personalmente con quali mezzi ascolti la musica?

Lo streaming per me è stata la più grande salvezza della musica. Spotify ha salvato il mercato dalla pirateria e, dopo quindici anni di perdite, c’è stata una crescita assoluta. Io uso Spotify ogni santo giorno della mia vita.

In un articolo sul rapporto fra musica e sesso pubblicato sul numero di giugno di Billboard hai dichiarato: «Non credo che serva scavare in profondo per scrivere di sesso, è un istinto animale molto semplice. […] La vera complessità sta nell’avere la sensibilità di utilizzare le parole giuste senza scadere nel volgare». Quali sono, secondo te, atteggiamenti volgari o degradanti?

Come spiegavo nell’intervista, appunto, per me sexy vuol dire essere sicuri di sé e saper trasmettere con i toni e gli atteggiamenti. Volgare per me significa abbassarsi a cercare di essere quello che la fascia bassa di uomo vorrebbe, quel sexy sforzato un po’ scadente che a un uomo vero non interessa, solo per avere l’attenzione di qualcuno.

Perché secondo te in Italia non esiste – o stenta a decollare – una scena urban pop che in America e nel resto d’Europa è già consolidata?

Sfera Ebbasta e Ghali li considero urban pop e sono quelli che fanno i numeri più alti di tutti. L’R&B è il genere che mi sembra fatichi di più. Ma credo che sia dovuto al fatto che è musica prevalentemente black e mettere parole italiane su metriche più complesse credo sia difficile.

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