Interviste

Gazzelle: anello di congiunzione dal brit pop al sexy-pop – L’intervista

Reduce da quasi un anno di tour per tutta Italia, abbiamo intervistato Gazzelle prima delle date finali all’Atlantico di Roma e al Fabrique di Milano, il 16, 17 e 18 marzo: tre grandi feste per concludere un anno di successi e sold out

Autore Eleonora Lischetti
  • Il25 Febbraio 2018
Gazzelle: anello di congiunzione dal brit pop al sexy-pop – L’intervista

Superbattito è il primo disco di Flavio, in arte Gazzelle: romano, nemmeno trentenne e amante del brit-pop, di Vasco Rossi e di Rino Gaetano. Il disco, autoprodotto, esce a marzo 2017 e diventa un caso: raggiunge un successo inaspettato e travolgente. Reduce da quasi un anno di tour per tutta Italia, lo abbiamo intervistato prima delle date finali all’Atlantico di Roma e al Fabrique di Milano, il 16, 17 e 18 marzo: tre grandi feste per concludere degnamente con il suo pubblico, sempre più numeroso e caldo, un anno di successi e sold out.

C’è stato un momento in un questi mesi di tour in cui ti sei guardato allo specchio e ti sei detto: “Sono arrivato”?


No, e spero di non dirlo mai! Però ho fatto un passo in avanti rispetto a prima, ad esempio quando ho suonato a Roma, in quella che era la prima data in assoluto. Era appena uscito il disco, il concerto era sold-out, con la gente cantava già tutte le canzoni. Mi sono detto: “Ma come è possibile, perché le sanno?”. E la conferma è stato suonare in Friuli Venezia Giulia o a Cosenza e vedere che la gente aveva la stessa reazione. Non ci sto ancora capendo nulla. Quando mi fermerò veramente magari capirò davvero cosa mi è successo.

Facciamo un passo indietro allora. Superbattito è uscito nel marzo 2017: com’è nato tutto?


Il progetto esiste da sempre. È da quando sono piccolo che scrivo canzoni. Ho sempre fatto questo, solo che non l’avevo mai reso una cosa seria. Negli ultimi anni poi è arrivata l’esigenza di farlo diventare un lavoro: di camparci, per dire! Volevo fare questo “da grande”. Quindi ho registrato le canzoni che avevo scritto: una cosa nuova per me! Poi ho iniziato a mandare i demo a un po’ di gente che mi ha ricontattato, tra cui Maciste Dischi, e ho incontrato Antonio (Sarrubbi, fondatore dell’etichetta, ndr) ed è stato amore a prima vista! Il disco è uscito con loro ed è andato tutto subito alla grande. Non me l’aspettavo, è stato una centrifuga di emozioni. È cambiato tutto nella mia vita, in meglio!

In diverse interviste definisci il tuo genere “sexy pop”.

Sì, ma l’ho detto così per dire! Però alla fine è vero e credo abbia dato il via anche a un genere che volgarmente adesso si traduce con “musica pe’ scopà” e io l’ho anticipato. La verità è che Superbattito è un disco d’amore, ma non mi piacciono le cose troppo sdolcinate, smielate. Ho voluto sintetizzare il tutto con una visione un po’ più sexy, più passionale.

E sempre a proposito di “musica pe’ scopà”, un’espressione sempre più utilizzata che è stata coniata dai fan e non dagli addetti ai lavori: qual è il tuo rapporto con il tuo pubblico?


È super reattivo, durante tutti i concerti che ho fatto si è sempre creata una magia. Il pubblico è quello che ha dato forza a tutto il progetto, soprattutto del live. Si crea un’empatia naturale, proprio bella, col pubblico: io sto sul palco ma è come se stessi anche sotto. Ed è la cosa più bella, è la cosa a cui tengo di più. L’unica cosa che mi interessa.

Anche il rapporto con la tua immagine ha avuto una certa importanza: inizialmente non ti facevi riconoscere, tra stelline sugli occhi e foto sfocate. Come si è modificata l’immagine di Gazzelle rispetto all’inizio?

All’inizio sicuramente volevo nascondermi un pochino, anche perché fino a gennaio ho lavorato in una pizzeria qui: non ero abituato a dovermi relazionare con tutta questa gente! Volevo farmi i fatti miei e volevo che uscisse in primis la musica. Poi ho creato un gioco: le stelline sugli occhi nelle foto, ad esempio. Lo facevo anche prima ma prendevo tre like… Lo facevo per giocare e l’ho tenuto. Dal primo concerto però ci ho messo subito la faccia, ero pronto a farmi vedere, a mostrarmi per quello che sono. Comunque è una cosa per cui ci vuole tempo. Quando canti o scrivi o nei live, ti spogli di tutto. Era una cosa che non avevo mai fatto ma poi ci ho preso gusto!

Parliamo di Scena Romana: so che ormai è banale parlarne e usare questo termine, ma credo che tu ti inserisca alla perfezione in questa corrente.


Se parliamo di estetica no, mi sento diverso dagli altri, ne ho una mia. È una cosa abbastanza casuale, forse, il fatto che negli ultimi anni siano usciti parecchi artisti da Roma: questo fa sì che si parli ovviamente di una “scena”. Che se vuoi è anche fico: mi fa piacere farne parte “geograficamente”.

Però forse è limitante.

Vorrei far parte della scena italiana, in realtà. Mi interessa relativamente la cosa. L’importante per me è che si faccia un buon prodotto, che poi venga da Milano o da Torino poco importa.



Tornando invece a Superbattito: alcune recensioni non sono state particolarmente clementi. Come reagisci davanti alle critiche negative?


Io sono contento! Tutti gli artisti che hanno fatto la storia della musica italiana che mi piacciono di più sono stati criticati parecchio: penso a Rino Gaetano o a Vasco Rossi. A me un po’ piace: ho scoperto che se all’inizio di un progetto arriva qualche critica, vuol dire che funziona. Se invece mette d’accordo sia pubblico che critica, c’è qualcosa che non va. Alla fine dei critici musicali non me ne frega veramente nulla. Mi interessa di più il pubblico. Il critico musicale forse è anche un lavoro superato. È la gente che viene a sentirti che conta.

E per quest’anno? Nuovi progetti?

Beh dai, il disco è ancora fresco: ho fatto anche uscire anche quattro altri singoli. A breve usciranno una canzone nuova e una versione deluxe di Superbattito, che conterrà anche cinque pezzi usciti come singolo, tutti raccolti in un cofanetto, una cosa carina. Poi finito il tour mi fermerò e mi metterò a scrivere un secondo disco vero e proprio. Già da questi ultimi pezzi a livello di sound ho voluto dare una svolta, sentivo l’esigenza di farlo: mi voglio sentire abbastanza libero da questo punto di vista. Con Meglio Così ad esempio volevo fare un brano totalmente derivativo da un’epoca a cui sono affezionato tanto, quella degli anni ’90 e del brit-pop: uno stile che mi è entrato dentro… come un Demogorgone!

A quando la collaborazione con gli Oasis?


Eh, ma dai non lo so! Anche perché dopo una roba del genere forse me devo ammazzà!

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