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I 10 album fondamentali del rap italiano dal 2000 ad oggi

Tutto il suono del genere raccontato attraverso gli album che hanno segnato gli ultimi vent’anni

Autore La Casa Del Rap
  • Il11 Agosto 2023
I 10 album fondamentali del rap italiano dal 2000 ad oggi

Ripercorrere vent’anni di musica non è cosa semplice. Selezionare dieci album che siano in grado di fotografare un genere così complesso e così pieno di sfumature lo è ancora di più. Avremmo potuto dividere questo articolo in due parti, selezionando dieci dischi per ciascuna delle ultime decadi: tutto sarebbe risultato più semplice e intuitivo, ma avrebbe perso il focus generale.

Quello che vogliamo proporvi sono i dieci album fondamentali che hanno segnato il rap italiano, a prescindere dal periodo di pubblicazione. Proprio per questo stare stretti in termini di numero-titoli era l’unica via percorribile per proporre una selezione autentica e ben bilanciata.

Certo, questo modus operandi porta con sé anche dei limiti. Purtroppo ci sono grandi esclusi, come in ogni classifica. Il punto di questo articolo, lo ribadiamo, non è riconoscere “i migliori dischi del rap italiano”, ma quelli che hanno avuto il maggiore impatto sul genere.

Con queste premesse, vi lasciamo alla nostra selezione. Ecco quali sono i nostri dieci album fondamentali che hanno segnato il rap italiano (e tutta la musica del nostro paese) in modo inequivocabile.

Gli album fondamentali del rap italiano degli ultimi 20 anni

Club Dogo, Mi Fist (2003)

(MiResidenza Entertainment / Vibrarecords)

Un intramontabile classico del rap italiano. Composto da venti brani, l’album è il manifesto di una (nuova) generazione pronta a cambiare le regole del gioco, sotto ogni aspetto.

Violento, crudo, disincantato: i Club Dogo raccontano con disarmante naturalezza le ombre di una Milano vittima di sé stessa. Non a caso il titolo vuole essere un omaggio al film Tokyo Fist di Shinya Tsukamoto, che racconta di una violenza autodistruttiva.

Quasi interamente prodotto da Don Joe, il primo disco ufficiale del gruppo milanese rappresenta uno degli album fondamentali del rap italiano, in grado di dare nuova linfa vitale ad un genere che, all’epoca della sua pubblicazione, brancolava nell’incertezza.

DJ Shocca, 60 Hz (2004)

(Vibrarecords)

Negli anni in cui il rap stava vivendo una delle fasi più difficili del genere in Italia, DJ Shocca aka Roc Beats pubblica un progetto monumentale. Questo album, tanto nelle intenzioni quanto nello stile, ha il gusto di un classico (intramontabile!).

60 Hz unisce tutto il meglio della scena in un unico disco su “rullante-e-cassa”: puro boom bap, puro stile. Questo capolavoro del rap italiano rappresenta uno degli album fondamentali per tutti gli amanti del genere, ma anche per chiunque abbia voglia di capire come si sia evoluta la scena nel corso degli anni.

Per riassumere l’essenza di questo progetto citiamo il ritornello di Ghettoblaster, quantomai esplicativo: “Ghettoblaster, dimmi se ti basta, dimmi se ci credi in un piatto, rullante e cassa, dimmi se ti passa dimmi se è una moda, oppure credi in questa cosa”.

Co’Sang, Chi More ‘Pe Mme (2005)

(Poesia Cruda Dischi)

La storia di Napoli legata alla musica rap raggiunge il suo picco proprio con il duo partenopeo. Ancora oggi questo disco è una perla rara, sia per tematiche trattate che per sonorità.

Per la prima volta viene raccontato in modo diretto, senza alcun filtro, il grigiore di una guerra tutta interna, fatta di criminalità organizzata e sangue (non dimentichiamoci che questo progetto è stato pubblicato nel pieno della “prima faida di Scampia”).

Il suono della periferia esce dalle strade partenopee e arriva in tutta la penisola attraverso la musica dei Co’Sang.

Fabri Fibra, Tradimento (2006)

(Universal Music)

Passato alla storia per il singolo Applausi per Fibra, il primo album in major di Fabri Fibra porta il rap al grande pubblico.

Un’estetica musicale controversa, basata sulla violenza linguistica e sul voler scardinare alcuni taboo. Ancora oggi testi e riferimenti presenti nell’album Tradimento risultano essere motivo di discussione.

Ma, come spesso accade, per lasciarsi ascoltare è necessario provocare un terremoto – mediatico, culturale e musicale. E questo è quello che fa Tradimento. Il primo album in major di Fabri Fibra è il disco game-changer che ha stravolto non solo il rap, ma l’intera scena musicale italiana.

Noyz Narcos, Verano Zombie (2007)

(Traffik Records)

Se il rap da un lato stava pian piano iniziando a diffondersi anche nel panorama mainstream grazie a successi nazionalpopolari come Applausi per Fibra o Dentro alla Scatola di Mondo Marcio, dall’altro persisteva uno zoccolo duro, una scena underground che continuava a portare avanti un certo tipo di suono, molto più crudo.

Il secondo album di Noyz Narcos si colloca proprio in questa categoria. Dissacrante, audace, grezzo e senza mezze misure. Ogni elemento di Verano Zombie – oggi come allora – può anche non piacere, ma di sicuro non lascia indifferenti.

Forse, col senno di poi, non è il miglior progetto del rapper capitolino, ma di certo è quello che mostra al meglio uno stile comunicativo e un immaginario destinato a rimanere nel tempo.

Guè Pequeno, Il Ragazzo d’Oro (2011)

(Universal Music)

Il primo disco solista di Cosimo Fini sotto molti aspetti segna l’inizio di un nuovo capitolo per la musica rap italiana.

Già dal primo estratto, Non Lo Spegnere (feat. Entics), è chiaro quali sarebbero stati i fondamentali dell’album: tante rime, tanta attitudine al microfono, e soprattutto un suono molto club-oriented, senza mai abbandonare l’estetica e l’immaginario urban.

Di “stile originale”, come dice l’artista nella title track, è pregno l’intero disco, grazie anche a un cast di produttori eccezionali come DJ Shocca, Don Joe, Bassi Maestro, Fritz Da Cat, 2nd Roof, Shablo, Zonta, Geeno, Deleterio e Denny The Cool. Tutto questo ha contribuito a rendere il disco un evergreen del rap italiano.

Marracash & Guè, Santeria (2016)

(Universal Music)

Se dovessimo scrivere la definizione di joint album basterebbe il titolo di questo disco. Impeccabile sotto ogni aspetto: lungo l’intera tracklist composta da quindici brani è palpabile con mano tutta la complicità di due amici che collaborano (e fanno musica assieme) da una vita.

Le sfumature pop del disco non suonano mai forzate, anzi, propongono due pesi massimi del rap sotto una luce inedita.

Ma attenzione, Santeria rimane un disco rap – e di qualità. La sua grandezza sta proprio in questo: piega le convenzioni del genere per settare un nuovo standard, e le rime costituiscono il fil rouge tra passato e presente, tra rap e trap, che dal 2015 in poi inizia a contaminare ogni genere affine.

Dark Polo Gang, The Dark Album (2016)

(Triplosette Entertainment / Universal Music)

Proprio come accaduto con Mi Fist nel 2003, a distanza di tredici anni un nuovo gruppo si pone come soggetto in grado di rivoluzionare la situazione musicale. The Dark Album è il disco che renderà la trap nota al grande pubblico.

Questo album però deve essere considerato come il frutto di una lunga gestazione che ha portato alla realizzazione di altri progetti di spessore: per esempio Crack Musica firmato da Side e Tony Effe o Succo di Zenzero di Wayne.

TDA, dunque, è la punta brillante di una produzione (e un movimento) che stava avanzando passo dopo passo all’interno della scena musicale italiana. E ora ne siamo pienamente consapevoli.

Sfera Ebbasta, Rockstar (2018)

(Island Records / Universal Music)

Per passare da Cinisello ai billboard di Time Square basta un disco. Il secondo album in studio di Gionata Boschetti è proprio quel tipo di album.

Ispirato da un forte gusto internazionale, questo è il progetto dei record: ben 8 milioni di stream nelle prime 24 ore e disco di platino in una settimana, con ben 50mila copie vendute.

Sfera Ebbasta dimostra di essere un trendsetter. Non solo detta le regole del genere in Italia, ma riesce dove pochi prima di lui avevano tentato (senza riuscire), ovvero collocare l’Italia nel mercato musicale internazionale.

Marracash, Persona (2019)

(Island Records / Universal Music)

A quattro anni di distanza dall’ultimo progetto solista Status, il “King del rap” torna con il disco della maturità. Un progetto denso, fatto di riflessione e introspezione: un vero e proprio percorso – a tratti descritto con piglio cinematografico – all’interno della mente di Marracash.

Il rapper di Barona mette nero su bianco tutta la propria vita, raccontando in modo brutalmente onesto alti e bassi, gioia e dolore.

Nulla è lasciato al caso: dalla cover del disco, ispirata all’omonimo film di Ingmar Bergman, fino alla successione dei brani della tracklist, ogni elemento (musicale e non) vuole proporre un racconto viscerale, inciso in musica attraverso lettere color sangue del suo racconto. Tutto questo rende Persona uno degli album più riusciti degli ultimi dieci anni.

Bonus

Fra i grandi esclusi, ma meritevoli di menzione per importanza, troviamo album come Heavy Metal dei Cor Veleno, Karma (2007) di Kaos, Fabiano detto Inoki (2006), The Island Chainsaw Massacre (2011) di Salmo o, per guardare il recente passato, Tedua con Orange County California (2017) o Lazza con Re Mida (2019).

E in conclusione:

Colle Der Fomento, Adversus (2018)

(TAK Production / Tuff Kong Records)

Il ritorno di uno dei gruppi underground più importanti di sempre non poteva essere non menzionato all’interno di questa lista.

A distanza di oltre dieci anni dal loro terzo disco ufficiale, Adversus dimostra che, nonostante il rap negli anni sia cambiato profondamente, l’attitudine hardcore era ancora in grado di suscitare interesse e discussione.

Danno, Masito, DJ Baro e DJ Craim producono un disco che fa dell’essere in controtendenza l’elemento cruciale e caratterizzante. Un disco autentico, fatto senza compromessi.

Articolo di Gianluca Faliero

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