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J-Hope alla ricerca della danza perduta

“Hope on the Street Vol.1” non è solo un EP, ma un progetto più ampio, che comprende anche l’omonima docuserie su Amazon prime Video, dedicato alla street dance

Autore Samuele Valori
  • Il30 Marzo 2024
J-Hope alla ricerca della danza perduta

Nella seconda puntata della docuserie Hope on the Street Vol 1, Jung Ho-seok è in macchina insieme al ballerino e amico Hak-Nam che lo accompagna nel suo itinerario danzereccio di città in città. J-Hope a poco a poco si lascia andare e confessa di non sentirsi più “libero” come un tempo: «Quando ballo continuo a pensare. Pensieri sul futuro, su cosa farò e ciò che mi piacerà fare. Prima non era così, riuscivo a svuotare la mente». È la controindicazione principale del successo e la condanna che deve subire chiunque fa della propria passione un lavoro: il disinnamoramento. Il giovane Jung Ho-seok è cresciuto grazie alla danza a Gwanju, un amore senza il quale la Vigilia di Natale del 2010 non sarebbe mai approdato a Seoul e non avrebbe mai varcato le porte dell’accademia della Big Hit. Nell’arco di tre anni avrebbe imparato a rappare, cantare e avrebbe fatto il suo esordio con i BTS, diventando una star mondiale del K-pop. Il sogno che si trasforma in realtà e responsabilità, Jung che diventa J-Hope.

C’è speranza giù in strada

Hope on the Street Vol 1 è un progetto concepito da tempo e pensato come un regalo per l’ARMY, in vista dell’arruolamento nell’esercito per il servizio militare obbligatorio. Un EP di sei tracce e una docuserie di altrettante puntate. Due lavori che si autoalimentano e si completano a vicenda. J-Hope parte dal titolo, da hope on the street, brano riproposto in versione solista senza la strofa di J. Cole, che offre lo spunto per l’episodio introduttivo. La star dei BTS scende in strada accompagnato dalla produzione uplifting di Pdogg su cui è cucito un testo che parla di speranza, sacrifici e del superamento dei momenti di difficoltà.

Uno dei termini che ritorna spesso nell’intervista di J-Hope è “radici”: ritrovare le proprie radici per capire cosa si è diventati. Il componente dei BTS decide di farlo in un periodo particolare della sua vita. È all’apice del successo, sta per cominciare il servizio di leva e sente il bisogno di tracciare una linea. Il modo più semplice per farlo è scavare nel passato e in quella passione che l’ha condotto in alto: il ballo, o sarebbe meglio dire la street dance. Hope on the Street quindi, più che un documentario su J-Hope, è una serie che omaggia i vari stili di danza che lo hanno ispirato e formato. È il ballo lo stratagemma per raccontarsi e riscoprirsi.

In questo viaggio la star del K-pop è accompagnata da Hak-Nam, un ballerino che ha conosciuto da giovane, prima di diventare una celebrità, di perdere parte del gusto per la danza e di trasformarsi nel J-Hope dei BTS. Boogaloo KIN, questo il suo nome d’arte, è la sua guida spirituale, il suo Virgilio, nel viaggio che lo conduce in diverse metropoli del mondo. Tra Giappone, Stati Uniti, Francia e ovviamente Corea, J-Hope sperimenta i diversi stili di danza di strada con altri celebri ballerini. A ogni città e a ogni tecnica corrisponde una traccia dell’EP ispirata.

J-Hope “on the street”: il viaggio

Le tappe dell’itinerario di Jung Ho-seok comprendono cinque località. Si parte dal Giappone e da Osaka, città in cui i due protagonisti incontrano il ballerino Gucchon, esperto di Popping. Il termine fa riferimento alla tecnica attraverso cui i movimenti che vengono eseguiti durante il ballo sembrano “rimbalzare” e si alternano ad altre movenze più secche e repentine. Questo stile di street dance si è sviluppato insieme al funky e una delle crew più importanti legate al genere è quella dei Boogaloos.

J-Hope, dopo essersi allenato per strada con KIN, incontra e realizza una coreografia popping con Gucchon sulla seconda traccia dell’EP i wonder. Il brano, che vede la collaborazione nel ritornello del compagno di band Jung Kook, è in effetti una canzone che si regge su un giro di basso morbido e degli accordi di chitarra funky. Il testo fa riferimento ai dubbi e ai pensieri riguardo al futuro citati in precedenza.

Il resto del viaggio di J-Hope – al momento su Amazon Prime Video sono disponibili solo le prime due puntate – porterà l’artista anche fuori dall’Asia. Prima però ci sarà un episodio a Seoul dedicato al Locking. Lo stile rappresenta metaforicamente il lato più introspettivo di Jung Ho-seok che a volte sente il «bisogno di chiudersi» come fanno i ballerini del genere. L’abbinamento è al brano lock/unlock con Benny Blanco e Nile Rodgers. Le altre tappe sono Parigi, dove J-Hope approfondirà l’house, da sempre fonte di adrenalina e esternazione del suo ritmo interiore. La penultima puntata sarà dedicata all’Hip Hop: un genere che il componente dei BTS ha imparato a conoscere grazie ai suoi compagni di band RM e SUGA e al rap. Qua si parla però dello stile di danza, quello più «inimitabile e complicato».

L’ultimo episodio è quello del ritorno a casa, a Gwanju. Lì J-Hope tornerà a ballare il Neuron, genere da cui prende il nome una delle crew più amate e rispettate dall’artista quando era giovane. NEURON è anche il titolo dell’ultima traccia di Hope on the Street Vol 1.

Le canzoni dell’EP

Il nuovo EP di J-Hope, rispetto al suo album di debutto Jack in the Box (2022), è più omogeneo da un punto di vista stilistico. Se il primo lavoro solista era un concept variegato che univa tutti i generi musicali amati dal componente dei BTS, Hope on the Street Vol 1 segue una direzione pop e funky ben precisa. Uno dei motivi risiede nella sua natura danzabile. E se di funky parliamo, di certo il pezzo più ascrivibile alla tendenza è lock/unlock. La presenza di Nile Rodgers è una chicca, soprattutto per il solo di elettrica del finale.

Che i don’t know sia legato all’episodio girato a Parigi lo si comprende invece dai primi versi in francese cantati da HUH YUNJIN. Un brano dance elettronico in cui J-Hope si concentra sul rap, lasciando il ritornello cantato alla componente delle Le SSERAFIM. Segue un remix più danzabile del brano hip hop what if…, già inserito in Jack in the Box, prima del finale NEURON. L’ultima traccia vede la partecipazione della regina del rap coreano YOON MIRAE e di Gaeko. Un omaggio alle origini di J-Hope con un ritornello che ricorda in maniera incredibile Nato per questo dei Club Dogo e un finale adrenalinico grazie alla strofa di YOON.

In conclusione, Hope in the Street Vol. 1 è un progetto intermediale che funziona nel momento in cui è giudicato nella sua totalità. L’EP è una parte fondamentale, è ovvio, con i suoi momenti più interessanti e altri meno, ma mai come in questo caso il viaggio è più importante della meta. Di certo questo discorso vale per J-Hope che, in attesa della nuova fase con i BTS che inizierà nel 2025, è sceso in strada per guardarsi indietro. Senza mai smettere di ballare.

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