Top Story

Metro Boomin e Jamiroquai, passato e futuro insieme per La Prima Estate

Si è conclusa con la presenza del super producer americano un’ottima seconda edizione de La Prima Estate, con un bel mix di Italia e artisti internazionali. E domenica 2 luglio arriva a sorpresa Lana Del Rey

Autore Tommaso Toma
  • Il27 Giugno 2023
Metro Boomin e Jamiroquai, passato e futuro insieme per La Prima Estate

Metro Boomin dal vivo a La Prima Estate domenica 25 giugno (foto di Francesco Prandoni)

Partiamo dalla fine. Alla seconda edizione del festival versiliese La Prima Estate, l’ultimo artista a salire sul palco – domenica alle 22.30 – è Metro Boomin. Lo vediamo smanettare con il suo controller, a tempo abbassa e alza il cursore per lanciare messaggi e incitazioni.

Da sotto il palco il pubblico risponde, alzando una nube di sabbia che si va a mescolare con i visual rosso fuoco. È l’effetto del pogo e dell’eccitazione dei 2.500 ragazzi, che sono in maggioranza maschi a petto nudo.

Dietro di loro ci sono gli ampi spazi vuoti dell’area concerti, che sembra riprendere respiro dopo il pienone della sera prima. Già, perché sabato sera quasi 20mila persone erano al Parco Bussola Domani per vedere Jamiroquai, con una predominanza di ultraquarantenni. Come se avessimo di fronte la prova concreta di un dato ISTAT del nostro Paese.

Noi di Billboard Italia siamo stati anche accolti dai ragazzi dell’area chillout di Lynk & Co, tra luci al neon, drink…
…e una luccicante 01!

L’elasticità della proposta artistica de La Prima Estate

La cosa straordinaria di questo festival è la sua elasticità nella proposta artistica. Pare non preoccuparsi di alternare una data da quasi sold out a una che corrisponde a quasi un quinto della capienza. Non si è mai creato a La Prima Estate il “mega mischione” di nomi per riempire le arene.

Ma una cosa è certa. Se Enrico D’Alessandro e Andrea Galli vogliono prendere come modello di line up perfetta la serata di sabato con Nu Genea e Jamiroquai, faranno benissimo. Perché era tutto perfetto, dalla solidità dell’accoppiata anglo-partenopea alla coerenza artistica della serata, che ha visto anche sfilare sul palco nel pomeriggio Bruno Belissimo e Studio Murena.

La prima serata del festival

Ma torniamo alla prima giornata del secondo weekend di questo festival. L’evento ha davvero il merito di far rinascere i fasti musicali di quest’area che negli anni ’70 e ’80 vide i grandi protagonisti della musica italiana e internazionale arrivare qui in riviera versiliese grazie al mitico tendone, ora soppiantato giustamente da una scelta più “green”. Noi di Billboard siamo stati accolti dal team di Lynk & Co nella loro chill out area dove il pubblico ha potuto partecipare al nostro gioco social Private DM e scoprire le peculiarità del mobility brand per la generazione connessa.

Con un’affluenza di pubblico che è stata a metà strada tra il pienone del sabato e il quasi vuoto della domenica, abbiamo visto sfilare in sequenza: i debolissimi Just Mustard; una coppia di artiste super hipster che cresceranno, Domi & JD Beck (da apprezzare gli accenni drum&bass e certi ammiccamenti al jazz anni ’70); l’ottimo Chet Faker, che riceve dal pubblico sempre meno di quello che offre su album e dal vivo; e infine gli attesissimi Alt-J.

Personalmente non ho una grande passione per il sound di questi ultimi, che è uno strano agglomerato di citazioni prog anni ’70, i Radiohead prima maniera e un folk diluito. L’amalgama di voci a volte sembra fare riferimento davvero ai ’70 (Caravan o Giles, Giles, Fripp). Altre volte non gira benissimo, come in Fitzpleasure. Però quando attaccano Left Hand Free e la trascinante Hard Drive Gold diventano decisamente irresistibili.

Un sabato perfetto a La Prima Estate

Veniamo al grande giorno del sabato. Attorno all’area notiamo uno stuolo di famiglie con bambini. I padri e le madri evidentemente vogliono trasmettere ai figli la loro passione per il soul funk di Jason Kay. L’età media è altina e tra le migliaia di persone spiccano – per il look non proprio in linea con la serata – dei nutriti gruppi di persone in modalità addio al celibato. Forse hanno colto l’opportunità di unire le due cose, forse è una tradizione versiliese andare ai concerti per questo tipo di occasioni.

Gli Studio Murena sono in costante crescita. Il loro mélange di free jazz a tratti anche colto con svisate più hardcore è ben oliato. Sono una realtà sui generis e per questo interessante. Il pubblico però è freddino. Ovvio che stia crescendo la voglia di party time con i Nu Genea. Abbiamo già parlato con loro del successo crescente anche all’estero e qui in Italia, dove anche il pubblico mainstream canta a squarciagola Tienaté o Marechià. Poi se aggiungete al lato empatico della band di Lucio Aquilina e Massimo Di Lena la loro abilità tecnica, lo show è servito.

Con puntualità arriva poi sul palco Jason Kay, orgoglioso della sua pancetta, un look sporty, poco glamour e più da ciabatte in modalità weekend a casa, ma che voce! Tutto (quasi) intatto in zona ugola. Le note scivolano via elegantissime e il sound funk soul della band è perfetto. Scivolano via con immenso piacere collettivo tutte le hit dei Jamiroquai

Pro e contro dell’evento

Un appunto all’organizzazione. Siamo consapevoli che 18mila paganti siano un’eccezione per un festival settato sui 10mila circa a data, ma il problema parcheggio è da considerare. Lasciare l’auto lungo l’Aurelia è davvero pericoloso, pensando anche che tante famiglie erano presenti all’evento.

A compensare le piccole imperfezioni logistiche, ci pensano il meteo perfetto e la bellezza del luogo. Difficile trovare in Italia una location davvero speciale come questa. Incorniciato tra pini marittimi, sabbia, mare e Alpi Apuane, questo parco è un gioiellino di cui andare orgogliosi.

La serata di domenica 25 giugno

Lo capisco ancor di più quando il giorno seguente, la domenica, i giovanissimi stranieri fanno continui “wow”. Notevole, poi, il fatto che un festival italiano sia riuscito ad accaparrarsi la presenza del super producer americano del momento, Metro Boomin.

Ad aprire le danze della domenica sono le ottime Ele A e Big Mama, quest’ultima finalmente all’opera non come guest delle amiche Elodie e Myss Keta. Da sola e tiene benissimo il palco.

Prima del producer ventinovenne di St. Louis è comparsa sul palco una giovane di Pietrasanta. Sì, perché Bo Cuarón, la figlia del regista messicano Alfonso Cuarón, è cresciuta per un certo periodo da queste parti. Lei, emozionatissima, ha esordito dopo la prima canzone con le parole: “Incredibile, è il mio primo concerto nella vita e l’ho fatto qui dove sono cresciuta. Qui ci sono un sacco di amici di scuola che sono venuti a vedermi”.

Lei è un po’ Olivia Rodrigo e canta in tre lingue (purtroppo proprio le canzoni in italiano sembrano le più fragili). Ha una presenza scenica notevole, vedremo nel futuro se crescerà.

Il pogo sensuale per Metro Boomin

Torniamo da dove siamo partiti: Metro Boomin. Un’ora e poco più di set dove Leland Tyler Wyne (questo il suo vero nome) ha presentato, tra sampler vocali (su tutti l’urlo “Booomin!”) e i tradizionali lanci di air horn in stile dancehall, una serie impressionante di tracce dai suoi album e tra quelli prodotti.

La sua è una trap a volte dark, tremendamente sexy, che s’incolla sul petto dei giovani ragazzi che come negli antichi riti del pogo anni ’80 si mettono in cerchio per noi scontrarsi sudati. Le camere sospese (in gergo tecnico, le jimmy) li inquadrano dall’alto. Sembra di vedere da un drone la scena del video di Smells Like Teen Spirit dei Nirvana. Non si vogliono far male, è un poco soft ma bellissimo.

Quelli che non sono a torso scoperto hanno quasi tutti le t-shirt ufficiali del disco Heroes & Villains, con quella citazione di una lontana copertina dei Pink Floyd. Non mi fa impazzire ma poco importa. Lo stand dell’official merchandising è stato smantellato, non è rimasta neanche una XS.

Lui oggi pare si sia fatto un giro da Lucca e Pisa a vedere la Piazza dei Miracoli. Intanto stasera il miracolo l’ha fatto l’organizzazione de La Prima Estate portandolo qui, a pochi passi dal mare in una notte di piena estate.

Ci rivediamo il prossimo weekend per sentire anche Lana Del Rey. Location migliore per la chanteuse newyorkese non poteva esserci.

Share: