Italiana

“Oceano Paradiso” di Chiello è quello di cui oggi “ne hai bisogno anche tu”

Esce un debutto davvero molto atteso: quello dell’ex FSK Satellite che, come i singoli precedenti, ha messo la sua anima sofferente a nudo

Autore Silvia Danielli
  • Il15 Ottobre 2021
“Oceano Paradiso” di Chiello è quello di cui oggi “ne hai bisogno anche tu”

Chiello, foto di ufficio stampa

Le rotte dell’hype sono infinite e di sicuro imperscrutabili. Sono strane. Talvolta scontatissime e banali, altre ben poco calcolabili. E molto spesso nascondono fenomeni fake. Ma non è il caso di Chiello che oggi esce con il suo atteso album di debutto Oceano Paradiso. L’ex FSK Satellite già da mesi ha mostrato un’anima completamente diversa da quella sfrontata sfoggiata con i compagni Sapobully e Taxi B. Ci sta. È quasi sempre così quando si intraprende un percorso solistico, anche se il contrasto per Chiello è talmente netto che tutti si sono sentiti in dovere di ribadirlo. Ovviamente Oceano Paradiso è l’ennesima conferma del suo spirito dannato e sofferente espresso da una voce ora bisbigliata, ora urlata.

È una pugnalata. E quello che è particolare è come riesca a entrare in sintonia profonda col pubblico di tutte le età. Sì, perché Come ti vorrei, prodotta da Shablo,uscita un paio di settimane fa,è la canzone più utilizzata questa settimana per i video di TikTok in Italia. Cantata a squarciagola dai (ma soprattutto dalle) pre-ado, quindi, ma in grado anche di entrare in loop nelle playlist dei trenta/quarantenni. Ma perché?


È vero che siamo tutti cresciuti a pane e Nirvana, Arctic Monkeys, Strokes, Smashing Pumpkins, Verdena e Afterhours, che vengono tutti un po’ citati in Come ti vorrei (e in molti altri pezzi dell’album come Poi si romperanno) ma la domanda principale rimane. Perché questo ventiduenne nato in provincia di Potenza riesce a trasmettere emozioni in modo così intenso?

Da Mare Caldo a Golfo Paradiso, il cerchio di Chiello non si chiude mai

Chiello non pare per nulla sereno, senza voler fare inutile dietrologia, ce lo racconta in tutti i modi. E con un lavoro molto compatto, dove ogni brano ha senso di esistere, grazie anche sicuramente a ottimi produttori: dal già citato Shablo a Colombre (anche cantautore e chitarrista di Calcutta), dal torinese Greg Willen all’inarrestabile MACE. Un album circolare che si apre con Mare caldo dove mette sull’avviso di non volersi far troppo guardare dentro perché poi “Sappi che c’è stata un’altra donna già, che non a caso poi è scappata via”. E finisce con Golfo Paradiso, il brano di MACE, dove l’incedere morbido delle chitarre che ricorda A Horse with No Name degli America sembra presagire una speranza. Che ovviamente non ci sarà: “L’odore di salsedine mi consuma le ossa. Il mare ci divide ancora un’altra volta”.


Tutti i colori di Oceano Paradiso

Chiello ci sussurra Il disagio in Non lasciarmi cadere, una ballad rock dove lucidamente dice appunto: “Manderò tutto a puttane come ho sempre fatto, tutto fatto. Non lasciarmi cadere/ Io so che nel buio ci si può perdonare”. E ce lo racconta anche in Abisso di Xanax, brano che ricorda i Verdena più lisergici e onirici, dove Chiello ci culla in questo abisso di amore non-amore.

Chiello riprende gli stilemi della trap e della sua FSK in Damerino, episodio leggero che sembra quasi a sé stante. E quelli del pop-punk anni ’90 in Poi si romperanno, dove il tema è però tutt’altro che lieve perché parla di “promesse che non si manterranno, che poi si romperanno”.

Sembra scendere giù negli abissi più profondi e toccare il fondo, anzi Sul fondo dello scrigno, a metà album, con chitarre distorte, quando urla “Dove ho messo i miei desideri sul fondo dello scrigno, reclamerò la mia corona”.

Promesse (che poi si romperanno…), speranze e surrealismo

Poi un po’ di risalita in Pietra di luna, con un surrealismo à la Calcutta, forse anche grazie alla presenza di Colombre (fondamentale per tutta la riuscita dell’album). Dove, dopo un inizio disperato, canta “Non puoi togliere i noccioli dall’anguria/ se mi ami ingoia i semi”.


Non viene raccontata una facile speranza, si diceva. Ma non c’è neppure lontanamente una visione troppo opprimente o cupa. Forse davvero quello di cui “ne ho bisogno anche io/ ne ho bisogno”, come Chiello ci canta in Mare Caldo.

Share: