Interviste

100% Tananai, tra il Rave e l’Eclissi: l’intervista

Il cantautore e produttore da quando è arrivato ultimo al Festival di Sanremo è in continua ascesa e pubblica il suo primo album dove racconta il suo animo festaiolo ma anche quello buio, perché l’importante «è rimanere sempre autentici, se no il pubblico non ti seguirà mai»

Autore Silvia Danielli
  • Il25 Novembre 2022
100% Tananai, tra il Rave e l’Eclissi: l’intervista

Tananai (fonte: ufficio stampa)

«Tutto quello che trovi qua dentro è autobiografico. Un giorno mi piacerebbe anche farmi scrivere i testi da qualcun altro ma al momento non riesco, non mi viene proprio. La stessa cosa per le produzioni: devo fare tutto io, se no non sono soddisfatto del risultato e sento che il pubblico si sentirebbe preso in giro. Penso che oggi a pagare sia l’autenticità». Questo, in sintesi, è il Tananai-pensiero e qui risiede gran parte del segreto del successo di tutto ciò che ha fatto ultimamente il cantante-produttore milanese.

Al secolo Alberto Cotta Ramusino, pubblica oggi (venerdì 25 novembre) il suo secondo album RAVE, ECLISSI (dopo l’EP del 2020 Piccoli Boati). Sicuramente andare al Festival di Sanremo, arrivare ultimo e gioirne senza filtri sui social è stato di grande aiuto. Ma anche far conoscere Sesso occasionale a una platea numerosa non poteva che far bene all’artista.


Quanto bene, forse nemmeno lui se lo aspettava, però. Sesso occasionale ha raggiunto il disco di platino e ha fatto da traino anche a Baby Goddamn che era uscita un anno prima e si è ritrovata dal nulla nelle prime posizioni, nonché con ben tre dischi di platino in tasca. Ugual destino è toccato a La dolce vita, il pezzo in feat. con Fedez e Mara Sattei, onnipresente anche in radio. E poi il tour estivo con un sold out dietro l’altro davvero clamoroso.

Incontriamo la piccola peste (questo vuol dire Tananai, soprannome datogli dal nonno) in studio, dove è pronto a farci sentire qualche traccia. Con il giusto orgoglio, perché sono tutte delle chicche molto godibili e ben prodotte da lui (e alcune anche da Davide Simonetta), con la direzione artistica di Stefano Clessi. Felpa nera con cappuccio sulla testa, sguardo sveglio, si intuisce subito come possa essere il sagace protagonista delle storie raccontate nei suoi testi, dai litigi per gelosia ai tradimenti.


Ecco un estratto dell’intervista che leggerete integralmente sul numero di novembre di Billboard Italia.

Tutte vere quindi le storie? Anche il tradimento raccontato in Serie A, con lui allo stadio e lei a casa con te, nonostante tu segua il calcio?

Lo seguo, confermo. Però per quel pomeriggio mi sono divertito molto a rimanere a casa con lei. È stata un’avventura molto leggera, come guardare le partite. In generale non ho inventato nulla. Non che ritenga che debba essere tutto autobiografico nei testi delle canzoni: l’importante è mantenere l’idea di autenticità. Se no, la gente è sveglia e non la freghi. Anche io, che sono innanzitutto un ascoltatore e poi un artista, mi rendo conto che è difficile che ci caschi.

Tananai, tu ti senti debitore nei confronti di Cosmo, che ha portato un certo modo di scrivere i testi con una produzione elettronica?

Credo che abbiamo un sound molto diverso l’uno dall’altro, però adoro Cosmo e sono convinto che sia riuscito nell’ardua impresa di non far percepire un brano dance italiano come tamarro. Anche lui so che mi apprezza. Ci siamo conosciuti allo scorso Festival di Sanremo, quando lui era lì per la cover de La Rappresentante di Lista. E qualche mese fa mi ha mandato i complimenti perché Baby Goddamn era prima in classifica. In realtà credo che prima in Italia le produzioni elettroniche fossero percepite come troppo basse oppure altissime, come quelle di Battiato. Che per me erano perfette, non certo troppo raffinate.

Tutto quello che è accaduto da quel Sanremo, l’ultimo, è stato pazzesco per te, no?

Sì, una delle ultime cose assurde che mi sono capitate è che mi ha scritto Tiziano Ferro per farmi i complimenti per Abissale. Tiziano Ferro! Ma ti rendi conto?


Ma la domanda delle domande è: perché secondo te ora si stanno tutti accanendo sui rave party? Forse è solo gente che semplicemente non c’è mai andata, no?

Premetto che il titolo del mio album lo avevo deciso molto prima del decreto anti-rave del Governo Meloni (ride, ndr). Non so. Non è che sia stato un frequentatore costante, però a quelli a cui sono andato mi sono divertito molto e ho apprezzato sia la situazione che la musica. Certo, non dovrebbero essere organizzati in luoghi pericolosi, quello no. Ma credo che ci sia attenzione, in genere, da parte degli organizzatori. Per me è un momento libero e creativo. Forse il Rave ovvero la festa rappresenta il mio lato più libero e leggero di fare musica, a cui segue sempre il down però. Ovvero l’Eclissi. Mi sono riproposto di mostrare sempre entrambi i lati perché fanno parte di me allo stesso modo. Se non lo facessi perderei l’autenticità di cui parlavo all’inizio.

Ti chiedi mai che cosa avresti fatto se non avessi fatto il cantautore e produttore?

No, per fortuna. Nel senso che non avrei assolutamente saputo cosa fare. Mi ero iscritto alla facoltà di architettura ma non riuscivo a dedicarmici come avrei dovuto perché ero troppo preso dalla musica, quindi al secondo anno ho mollato, probabilmente non ero neanche portato. Poi, non so, magari l’anno prossimo le cose mi andranno male e ci dovrò pensare. Per il momento però va bene così.

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