Interviste

Sananda Maitreya, cambiare pelle per sopravvivere

Molti lo conoscono con la sua vecchia identità, Terence Trent D’Arby, ma da molto tempo Sananda Maitreya (questo è oggi il suo nome) ha cambiato tutto, insofferente alle dinamiche del pop stardom

Autore Billboard IT
  • Il15 Luglio 2018
Sananda Maitreya, cambiare pelle per sopravvivere

Sananda Maitreya - foto di Manuel Scrima

Probabilmente i più lo conoscono con la sua vecchia identità, quel Terence Trent D’Arby autore di classici pop anni ’80 e ’90 come Sign Your Name e Dance Little Sister. Tuttavia da molto tempo Sananda Maitreya (questo è oggi il suo nome, anche all’anagrafe) ha cambiato tutto, insofferente alle dinamiche del pop stardom. A fine 2017 ha pubblicato un imponente triplo album, Prometheus & Pandora, anche in collaborazione con la bella Luisa Corna, che porterà dal vivo in Italia nelle prossime settimane dopo quattro anni di assenza dai palchi.



Negli anni ’90 eri un’icona mainstream mentre oggi, dopo molti anni, stai cercando di segnare il tuo percorso artistico lasciando un’impronta col tuo stile da guru e il nuovo approccio che hai verso la musica. Una scelta di maturità o di consapevolezza di ciò che davvero vuoi?


Direi che tutti gli artisti maturano naturalmente lungo il percorso dei loro più grandi desideri. E questi ultimi consistono sempre nella realizzazione delle nostre visioni. Non si tratta mai di ciò che è già stato fatto ma solamente che deve essere adesso. Quando un artista ha la libertà di evolversi naturalmente e senza costrizioni, la sua arte e la sua vita diventano un’unica cosa. In fin dei conti la più alta forma d’arte è la nostra vita. Tutta la nostra vita è una mostra! E se non stai vivendo il tuo sogno è probabile che tu stia piuttosto dormendo.

Sono passati diversi mesi dalla pubblicazione del tuo triplo album Prometheus & Pandora. Sei soddisfatto dei risultati raggiunti? Cambieresti qualcosa?


In tutta sincerità sono piuttosto contento e orgoglioso dei risultati raggiunti dal progetto – anche se per me era già un traguardo il semplice fatto di portarlo a termine. Sono successe così tante cose mentre realizzavo il progetto: tanti amici persi, tante cagate nel mondo, tanti cambiamenti… Così quando l’ho completato sapevo che, almeno per me, era una specie di pietra miliare. E sono molto grato per il fatto che molte altre persone ne sono felici. È stato un progetto imponente ma anche qualcosa che semplicemente dovevo fare.

La morte di artisti e amici come Prince, George Michael e David Bowie ti ha profondamente segnato. Oggi artisti come loro sono praticamente sconosciuti alle nuove generazioni, che non hanno idea di quanto siano stati importanti per la musica. Qual è la tua opinione?

Il tempo non dimentica e tutti questi “soldati” hanno servito il tempo molto bene e con le loro maniere distinte. “The big wheel keeps on turning and Proud Mary keeps on burning” (cita il ritornello di Proud Mary dei Creedence Clearwater Revival, ndr): i cicli che naturalmente vanno e vengono eleveranno ancora una volta questi maestri al posto che giustamente si meritano. Nessuna tomba sarà abbastanza grande da trattenere giù i loro corpi. Sono senza tempo e torneranno. E comunque, fanculo a ‘ste giovani stronze, chissenefrega.

L’Italia è la tua seconda casa, se non la prima. Ascolti musica italiana? Quali artisti senti vicini musicalmente e con quali ti piacerebbe collaborare?


L’Italia non è la mia “seconda” casa: è casa! Tutto ciò che ho e sono si trova qui, non altrove. Non solo la mia famiglia e il mio lavoro sono qui: il mio cuore è qui. Mi piacerebbe molto lavorare con la grande Mina un giorno. Nel frattempo ho il piacere di lavorare con la magnifica ed entusiasmante Luisa Corna, con cui mi esibirò quest’estate insieme alla mia band, The Sugar Plum Pharaohs, in alcune date in Italia. Non vediamo l’ora.

Come sai, Billboard vuol dire classifiche. Quali sono i tre dischi – album o singoli – della tua vita?

Direi: The Beatles, Strawberry Fields Forever / Penny Lane; The Rolling Stones, Jumpin’ Jack Flash; Queen, Bohemian Rhapsody.

Sono passati trent’anni dal tuo album d’esordio Introducing the Hardline e ancora adesso i tuoi fan si ricordano e amano il tuo vecchio stile. In molte interviste hai detto che quell’esistenza è così lontana da te…


Il cambio di nome a Sananda Maitreya ha significato una nuova opportunità per una nuova vita e anche un nuovo karma! Grazie ad esso sono ancora vivo. Ho pagato un prezzo psicologico pesante ma sono profondamente convinto che se non l’avessi fatto sarei rimasto ucciso fisicamente, oltre che psicologicamente. Con la precedente identità ho fatto tutto quello che potevo e diventò abbastanza chiaro che quella vita non apparteneva più a me ma al sistema. Sono un sognatore, non uno schiavo. E per me è sempre stato di primaria importanza essere un uomo libero. Se non me ne fossi allontanato non sarei sopravvissuto, così per la mia sopravvivenza e crescita come anima, come artista, come essere emotivo e intellettivo, la cosa migliore era assumere un’identità con cui non dovessi combattere.

Il 17 luglio suonerai a Milano, al Castello Sforzesco. Canterai anche vecchi pezzi?

Sono stato abbastanza fortunato da poter scrivere e pubblicare oltre 250 canzoni. Scegliere fra molti bei pezzi è difficile, ma è anche un problema molto bello da avere. Presenterò una serata di panoramica su tre decenni, con canzoni che celebrano il “post millennium rock” e alcune delle sue hit così come pezzi del progetto Prometheus & Pandora. Suoneremo anche canzoni che vanno indietro fino agli anni ’80, tratte dai miei primi quattro album. Posso anticipare che sarà una serata molto esaltante, emotiva e intima. E sarà anche molto divertente! Venite e godetevi in un’unica serata passato, presente e futuro.

C’è un posto nel mondo dove ti piacerebbe cantare prima o poi?


Sì, il Taj Mahal in India. Oppure in un monastero sulle vette dell’Himalaya. Magari dopo aver fumato un po’ di ottimo hashish nepalese…

Il tuo triplo album Prometheus & Pandora ha molte suggestioni musicali, oltre alla collaborazione con Luisa Corna. Avete mai pensato di presentarvi al Festival di Sanremo in duo?

Mi piace quello che fanno i festival per presentare e incoraggiare nuovi talenti. Ma devo dire che io non ho avuto un buon karma con i contest già quando ero bambino, così tendo ad evitarli. Non mi piace far competere la mia musica. Preferisco semplicemente presentarla e lasciarla così. Se fossimo invitati come ospiti, sarei più che lieto di essere accompagnato dalla splendida madame Corna, ma certamente non per gareggiare. Non misuro il mio valore in quel modo.


Ascolta Prometheus & Pandora di Sananda Maitreya in streaming

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