Interviste

Geolier a Sanremo 2024: «Il messaggio è fondamentale, a volte mi sento un giornalista»

Il rapper ama da sempre descrivere la realtà che lo circonda e che continua ad amare. Dopo i primi sold-out a giugno aggiunta una terza data allo stadio Maradona

Autore Silvia Danielli
  • Il18 Gennaio 2024
Geolier a Sanremo 2024: «Il messaggio è fondamentale, a volte mi sento un giornalista»

Geolier a Sanremo 2024, foto di Matteo Baglioni

Geolier ce l’ha fatta: sarà al festival di Sanremo 2024 con un brano in napoletano, con soltanto un verso in italiano. Sembrerà un fatto scontato ma non lo è affatto. Anche Gigi D’Alessio lo raccontava recentemente nel podcast di Fedez, Muschio Selvaggio, di quanto sia stato difficile se non impossibile far accettare il dialetto negli anni in cui a Sanremo ci era andato lui.
Ma Emanuele Palumbo, 23 anni da Secondigliano, maglietta dei Co’Sang indossata con orgoglio alla conferenza stampa a Milano, lo dichiara subito: «Io so cantare e rappare solo in napoletano, quindi quando Amadeus mi ha concesso di presentarmi così, ho scritto il pezzo e gliel’ho mandato». E Napoli ripaga subito lo “sforzo” di Geolier perché è appena stata aggiunta una terza data allo Stadio Maradona, venerdì 21 giugno 2024 (biglietti sul sito di Magellano, da domani). «Sarà un’enorme festa della mia città, non solo mia».  Dopo il sold out dei primi due live, il 22 e il 23 giugno, Geolier sarà il primo artista in assoluto, internazionali inclusi, a esibirsi per ben tre concerti nello stadio della sua città. 

Geolier a Sanremo 2024

I p’ me, tu p’ te non è un pezzo prettamente rap, non ha nemmeno lo stesso ruolo di Cenere di Lazza dell’anno scorso, è un ottimo brano elettronico con la cassa dritta prodotto da Michelangelo. Racconta di una storia d’amore dove diventa fondamentale il rispetto reciproco perché ognuno dei due possa riavere il suo spazio di indipendenza, anche se questo significa lasciarsi. «Per me il rispetto è centrale così come lo è il messaggio», racconta Emanuele durante la conferenza stampa di presentazione quando gli chiedono un parere sul ruolo del linguaggio del rap additato per essere troppo sessista.

«A volte io mi sento più un giornalista che deve descrivere quello che vede. Il rap era nato per questo: per raccontare. Io credo che non debba avere delle finalità educative per forza, quello no. Mio padre però mi ha insegnato a guardare il risultato finale, non il mentre». Come abbiamo potuto notare più volte, Geolier spiega il suo pensiero in modo pacato e maturo, con la giusta dose di entusiasmo che non si trasforma mai in un eccesso di facile euforia.

Geolier porta Napoli a Sanremo 2024

«È già una vittoria storica per la mia città. Io credo che sia un luogo talmente ricco di cose belle che è giusto che gli vengano riconosciute. Perché è come se in tutti questi anni avesse seminato parecchio ma soltanto ora riuscisse a raccogliere. Per molti, all’esterno, sembra solo come la dipingono le serie, Gomorra o Mare Fuori, che mi piacciono ma danno una visione ben precisa e – se vogliamo – limitata. Invece sono convinto che ci sia molto di più». Al rapper de Il coraggio dei bambini (l’album più ascoltato in Italia nel 2023) non dà fastidio che in molti ora cavalchino il suo dialetto anche se non sono partenopei, anzi. Più si diffonde e meglio è, così è successo in passato anche per Lucio Dalla che cantò Caruso o De André con Don Raffaè.

La fama in città

Non gli pesa nemmeno la grande fama raggiunta e le difficoltà nel muoversi nella sua città: «Mi pare tutto bellissimo. Non vedo lati negativi. In città, poi, mi vedono come uno di loro, non mi vedono come un divo per fortuna». Non si sente il portabandiera di Napoli ma sente un po’ di responsabilità verso “la sua gente”, innanzitutto verso tutte le persone che lavorano insieme a lui. In molti saranno con lui a Sanremo, a partire dalla SLF (Vale Lambo, Lele Blade, MV Killa, Niko Beatz).

Qualcuno gli fa notare che per Pino Daniele era diventato impossibile andare in giro per la città a un certo punto della sua vita per la troppa fama e aveva dovuto trasferirsi fuori. «Forse all’epoca era diverso. Per il momento non ci penso», racconta Geolier. «Anzi, vorrei che qui si trasferissero più attività legate alla musica possibili. Si facessero sempre più riunioni. Io sono ancora relativamente tranquillo: passo molte ore della mia giornata in studio di registrazione».

Geolier e i numeri

Geolier ha raccolto numeri da capogiro lo scorso anno ma questi non sembrano essere il suo obiettivo principale. «Io volevo vivere di musica. La strada l’ho vista, certo, nel mio quartiere, ma non l’ho “fatta”. Ho sempre fatto delle scelte in controtendenza come quando nel 2018 andava di moda la trap e io ho pubblicato Emanuele che era un album rap».

Geolier e la questione dialetto sul palco dell’Ariston

È preoccupato che la gente non capisca il suo dialetto a Sanremo? O addirittura se dovesse andare all’Eurovision? «Penso che il napoletano sia quasi più internazionale e musicale come lingua dell’italiano. Per cui mi auguro che la gente capisca».

Per la serata cover Emanuele naturalmente porterà un pezzo in dialetto ma non può rivelare ancora né quale né con chi, anche se punzecchiato a dovere.

Geo e la Gen Z

Né il rapper né la sua generazione si sentono molto vicini alla politica. «Perché è questa che si pone con troppa distanza. I ragazzi fanno fatica a crederci perché non si sentono rappresentati. Per questo si sentono più vicini ai rapper e ai calciatori. Io sto sempre in rione appena posso, per esempio».

Gli amici artisti a Sanremo

Geolier a Sanremo ritroverà anche tanti amici in gara: «Ghali, Rose Villain giusto per fare degli esempi». L’anno prima era stata presentata Chiagne di Geolier con Lazza ma poi quest’ultimo aveva preferito andare da solo. Chiagne anche ha fatto il suo percorso con più di 97milioni di stream solo su Spotify. Chissà cosa succederebbe, se a salire sul podio finale di Sanremo salirà un pezzo in dialetto.

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