Interviste

La Crus: «Riflettiamo sul mondo affacciandoci dalla nostra finestra»

In un momento di grandi ritorni – dopo il “caso CCCP” – ecco a distanza di ben 16 anni un nuovo lavoro del terzetto milanese composto da Mauro Ermanno Giovanardi, Cesare Malfatti e Alex Cremonesi

Autore Tommaso Toma
  • Il21 Marzo 2024
La Crus: «Riflettiamo sul mondo affacciandoci dalla nostra finestra»

La Crus (fonte: ufficio stampa)

Rivedere i La Crus tutti insieme alla Casa degli Artisti, luogo speciale e milanesissimo – come loro – è una sorta di tuffo nella memoria, un piacere ritrovato. Perché i La Crus sono stati dei protagonisti assoluti della scena milanese degli anni ’90, portando innovazione e idee dal trip hop anglosassone. Ma nello stesso tempo, anche grazie a quella particolare grana da crooner senza tempo della voce di Mauro Ermanno “Joe” Giovanardi, i La Crus hanno saputo far riemergere quella certa sensibilità cantautorale italica e anche propriamente milanese (pensiamo a Giorgio Gaber).

Anche nel decennio successivo il terzetto ha dimostrato un grande coraggio artistico, collaborando con scrittori e poetesse (Marco Lodoli, Leonardo Colombati, Mariangela Gualtieri), con il Milano Film Festival per un progetto multimediale. Senza dimenticare la loro presenza nel 2011 al Festival di Sanremo con un bellissimo brano, Io Confesso.

Il nuovo album Proteggimi da Ciò Che Voglio

Adesso finalmente, dopo un lunghissimo silenzio, arriva il nuovo album in studio dei La Crus, Proteggimi da Ciò Che Voglio (disponibile da venerdì 22 marzo per la loro storica etichetta Mescal anche in edizione limitata in vinile con 7″ in allegato).

Scorrendo i testi della band (il fautore è Alex Cremonesi), il tema del tempo e della nostra relazione con questo sembra emergere dalla superficie delle parole scritte. Forse siamo condizionati da due dati oggettivi: l’enorme lasso di tempo che è intercorso tra questo nuovo album dei La Crus, Proteggimi da Ciò Che Voglio, e Io Non Credevo Che Questa Sera, datato 2008; e il fatto che siamo di fronte a uomini ormai nella loro piena maturità che cercano di comprendere una contemporaneità che cambia troppo in fretta, spesso compromettendo la qualità del nostro vivere quotidiano.

Infatti in Proteggimi da Ciò Che Voglio emergono canzoni aspre e praticamente di denuncia come La Rivoluzione, uno dei pochi brani rock di un disco davvero variegato e di ottima qualità, che amplifica la denuncia del dominio neoliberista con le voci del filosofo Slavoj Žižek e il featuring di Vasco Brondi. O come Shitstorm e soprattutto l’incalzante Mangia Dormi Lavora Ripeti, nata durante il periodo pandemico, che ci parla di stress prestazionale.

La Crus - intervista - nuovo album Proteggimi da Ciò Che Voglio - 2

L’intervista ai La Crus

Ho sempre pensato a voi come una band che concepisce la sua musica dall’intimità, canzoni quasi da appartamento, con vista su Milano di notte.

Mauro Ermanno Giovanardi: Nessuno dei nostri dischi è mai nato in sala prove. Le canzoni sembrano scritte in una stanza dove in qualche modo stai riflettendo sul mondo. Non c’è quell’approccio rock’n’roll dello studio di registrazione.

Alex Cremonesi: Parlando dei testi, come tanti dei lavori precedenti, nascono da una necessità intima. Anche se poi sono temi comunque molto condivisi.

MEG: Sì, si parte da un approccio molto intimista, esistenziale. Vivendo a Milano è inevitabile un riflesso di quello che ci accade intorno. Sono processi venuti fuori quasi naturalmente.

AC: Noi siamo comunque figli di una Milano di notte degli anni ’90. Questa cosa ce la porteremo dietro per sempre, anche se siamo diventati grandi e sono certamente cambiate le nostre abitudini e non siamo più tanto degli animali notturni.

Cesare Malfatti: Visto che è vicino casa, vado molto spesso da Germi…

MEG: Secondo me tutti e tre abbiamo un lato lunare molto sviluppato. Nessuno di noi gioca a fare il macho, ma piuttosto a tirare fuori il lato introspettivo.

CM: Poi forse noi prendiamo il lato anche mitteleuropeo di Milano. Abbiamo questa tendenza a diventare sempre più affini a metropoli come Parigi o, meglio, Berlino.

A proposito di nord, venendo al sound del disco, mi pare che nelle vostre reference per il brano Proteggimi da Ciò Che Voglio ci sia il sound mancuniano dei New Order.

MEG: Esattamente! Quando abbiamo suonato questo brano stavo pensando al loro disco del 2001, Get Ready. Sì, è un brano che ha un suono del nord e che richiama quel tipo di suono del basso di Peter Hook, inconfondibile.

Prima mi parlavate di poco approccio rock’n’roll in studio, a parte il fatto che una manciata di belle canzoni rock le avete incise, come Un Giorno in Più, L’urlo o Anche Tu Come Me. Nel disco c’è anche La Rivoluzione, un brano rock.

AC
: Quando ho iniziato a mette giù il testo del pezzo stavo pensando agli Arctic Monkeys, poi qualcosa è andato storto! (Ride, ndr)

CM: Invece io ho pensato agli LCD Soundsytem nel momento dello sviluppo del brano. Poi Matteo Cantaluppi l’ha preso in mano in fase di produzione ed è cambiato ancora.

Avete concepito questo ritorno in un lasso di tempo decisamente lungo, dal 2020 ad oggi.

CM: Vero, tra il 2021 e lo scorso anno c’è stata una sorta di sospensione del processo di elaborazione. Il passo decisivo alla finalizzazione del nuovo disco è arrivato nel momento in cui è entrato in gioco Matteo Cantaluppi.

AC: La decantazione ha riguardato anche la scelta definitiva dei brani che potevano potenzialmente essere anche altri che avevamo scritto. Abbiamo scritto molto in questo lasso di tempo.

La varietà di sonorità che offre Proteggimi da Ciò Che Voglio mi pare l’ideale per proporlo poi dal vivo.

MEG: Assolutamente. Abbiamo fatto un concerto a Pesaro e abbiamo testato la prima reazione a queste canzoni, completamente sconosciute al pubblico. Ma ci siamo accorti che alcuni brani – come Shitstorm, La Pioggia o la title track – hanno avuto una resa ottima sul palco. Quindi sono molto fiducioso per il tour che stiamo per intraprendere. Per adesso ci vedrete a Lugano nella sede della radio svizzera il 28 marzo, poi il 10 maggio in Santeria a Milano, ma la data è già praticamente sold out. Comunque nessun problema: presto daremo l’annuncio delle date estive e autunnali in tutta Italia!

Dopo aver portato sul palco dell’Ariston nel 2011 un piccolo gioiello di canzone come Io Confesso, andreste di nuovo al Festival di Sanremo?

MEG
: Ma certo, Amadeus con un metodo semplice e intelligente ha riportato il pubblico giovanissimo al Festival, lo sappiamo tutti, ma questo non significa che non ci sarebbe spazio per persone come noi, anzi. Ora vediamo cosa arriva dopo di lui…

Che canzone avreste portato se fosse accaduto quest’anno?

MEG:
Senza alcun dubbio Mangia Dormi Lavora Ripeti. Sono sicuro che avrebbe spaccato anche sui social.

Questa canzone mi fa venire in mente Gaber… Se doveste scrivere una canzone proprio su Milano a chi pensereste come artista di riferimento?

AC: Hai nominato Gaber e io direi proprio lui, perché era l’unico artista italiano che ho sempre ascoltato, anche quando ascoltavo solo musica inglese da ragazzino. Vedendolo anche dal vivo mi accorsi che era sempre perfetto, con una cura nella nell’esecuzione vocale pazzesca.

MEG: Anch’io avrei detto Gaber ma per non ripetermi scherzosamente direi Jannacci, perché era milanista. Da una certa prospettiva più ampia, m’ispirerei agli insegnamenti che ha trasmesso nel tempo la compagnia del Teatro dell’Elfo.

CM: Invece io volevo raccontare una cosa che mi è venuta in mente adesso su Gaber. Vedendo il recente documentario Io, noi e Gaber mi sono reso conto che nei suoi spettacoli da solo in teatro si esibiva con due registratori a nastro. Questo dettaglio mi è subito sembrato una sorta di filo rosso con il modo in cui noi lavoravamo dal vivo nei nostri primi live. Gaber era davvero all’avanguardia, e siamo fieri di ricordarlo.

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