Interviste

Francesca Michielin: il pop dissidente, l’amore che non conosce muri, il podio di Sanremo al maschile. L’intervista

A pochi giorni dall’uscita di “Cani Sciolti”, il suo nuovo album, abbiamo incontrato la cantautrice veneta per farcelo raccontare. «Noi artisti? Non dobbiamo compiacere»

Autore Greta Valicenti
  • Il21 Febbraio 2023
Francesca Michielin: il pop dissidente, l’amore che non conosce muri, il podio di Sanremo al maschile. L’intervista

Francesca Michielin, foto di Alessandro Treves

«I cani sciolti sono coloro che non stanno dentro uno schema predefinito o una corrente, ma sono estremamente liberi di esprimersi. In questo disco volevo prendermi il lusso di questa libertà». Esordisce così Francesca Michielin alla conferenza stampa di presentazione di Cani Sciolti, il suo nuovo album in uscita venerdì. E mette subito le cose in chiaro: stavolta, con questo disco, non ha intenzione di compiacere nessuno.

Infatti, nelle dodici tracce che Francesca ha scritto e composto a partire dal 2016 fino ad oggi, la cantautrice di Bassano del Grappa si libera dal guinzaglio a cui troppo spesso il pop è legato e si lascia andare a considerazioni che toccano da vicino la società che ci circonda.


Il razzismo, in Padova può ucciderti più di Milano, una riflessione sulla provincia che troppo spesso non lascia spazio alle differenze e «un brano che scrivo da persona credente. Che senso ha andare in chiesa e poi votare per persone che avrebbero respinto Gesù perché oggi molto probabilmente sarebbe arrivato su un barcone? Questa canzone è una riflessione su chi predica bene e razzola male».

Francesca Michielin: «Mengoni a Sanremo? Ha usato il suo privilegio per porre un accento su un problema cronico della discografia»

C’è la politica, che rifugge il populismo e auspica una presa di posizione da parte degli artisti nell’indirizzare il proprio privilegio verso le giuste cause. «La musica pop non deve dimenticarsi che deve comunicare. Noi artisti dobbiamo far passare dei messaggi, ma ogni tanto anteponiamo noi stessi al messaggio che vogliamo dare. Dobbiamo usare il nostro privilegio per indirizzarlo verso qualcosa di importante. Come ha fatto Marco Mengoni a Sanremo. In quel momento poteva dire “sono un figo”, e invece l’ha usato per dedicarlo alle artiste in gara, ponendo un accento su quello che è un problema cronico della discografia Non dobbiamo compiacere, a volte dobbiamo anche stare sul cazzo e dire cose che magari non tutti capiranno. In questo disco ho voluto esprimere me stessa al 100% e scrivere anche brani più coraggiosi del solito», spiega Francesca.


È dunque giunta l’ora che il pop perda la sua connotazione “innocua” per diventare scomodo e critico nei confronti della società? Le chiedo quando la incontro. «Il pop può diventare meno innocuo. Avendo avuto la fortuna di studiare la musica mi sono resa conto che tante correnti sono nate sempre in risposta, come delle controtendenze. Quindi mi chiedo: se il pop ha assimilato tutta la diversità del mondo, perché deve uniformarsi? Deve esserci spazio anche per trattare temi più spigolosi».

Francesca Michielin su Claudia

Ma c’è anche l’amore senza distinzione di sesso, come succede in Claudia, canzone che parla di una relazione tra due donne e «un piccolo manifesto che ho voluto scrivere per tutte quelle ragazze che non hanno mai avuto un repertorio per dire “ti amo” a un’altra donna». Un brano nato da una storia in particolare che l’ha ispirata? «No, però ho pensato molto alle relazioni del passato. Ad un ambiente come quello della Guerra Fredda, quando le persone erano separate da un muro. Mi sono chiesta cosa ci fosse rimasto di tutto questo. Abbiamo davvero ancora bisogno di aridità e poca empatia nei confronti delle persone che ne amano una dello stesso sesso? Perché dobbiamo continuamente far finta che non esistano? Volevo che le ragazze trovassero un abbraccio in questa canzone».

L’impegno di Francesca Michielin, però, non si ferma solo alla musica. Da sempre è infatti un’artista molto attenta alle tematiche di genere e molto attiva nel dibattito femminista. Da femminista a femminista, dunque, non posso fare a meno di chiederle un parere sul podio tutto al maschile di Sanremo e se anche lei, come le sue colleghe, ritenga che sia solo una questione di canzoni o se ci sia una questione più radicata nell’industria musicale.

«È vero che conta la canzone però ci sono dei dati che parlano chiaro. Indubbiamente la problematica è molto più radicata di così. Una cosa che dico spesso è: a parità di canzoni, cosa sarebbe successo? Se un uomo e una donna avessero portato lo stesso pezzo, il pubblico chi avrebbe votato? Forse c’è un pubblico che purtroppo tende a colpevolizzare e a provare invidia nei confronti delle donne. Io credo che moltissimi problemi del maschilismo siano legati a questo», spiega Francesca.


«Io sono consapevole di aver sempre fatto il massimo a livello discografico, ma a volte è come se chi fa il mio mestiere ed è una donna sentisse che questo massimo non basta mai. Vedendo i pezzi pazzeschi delle mie colleghe non ho potuto fare a meno di pensare a questa cosa. Se non è bastato tutto questo c’è qualche problema. Però penso che la mentalità collettiva stia cambiando: fino a cinque anni fa una cinquina del genere non avrebbe destato alcun sospetto, e invece ora se ne parla».

Carmen Consoli, lo spirito guida di Cani Sciolti

E dunque, non poteva essere che una donna ad ispirare Francesca Michielin in questo nuovo lavoro. «Carmen nasce proprio da un dialogo che ho avuto con Carmen Consoli dopo un suo concerto a Padova. Lei per me rappresenta il cantautorato dissidente, è davvero il cane sciolto della musica italiana. Riesce sempre a portare la sua cifra stilistica che non strizza mai l’occhio a nessuno. È stata il mio spirito guida in questo disco».

Qual è la cosa più importante che questo confronto le ha insegnato? «È stato un incontro che mi ha fatto molto bene perché mi ha fatto pensare che ognuno trova il suo spazio quando ha il coraggio di affermarlo con le proprie caratteristiche. E lei lo ha sempre fatto dall’inizio. Mi ha dato molto coraggio, è una figura a cui penso spesso quando mi sento sconfortata. Non ha mai seguito una moda, ma ha sempre fatto una sua storia e la continua a fare».

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