Interviste

Meduza: «Nel nostro primo album si ballerà anche con un tocco di rock, soul e pop»

Giovedì sera li vedremo sul palco del Forum di Assago per la finale di X Factor, ma presto arriverà anche il loro attesissimo album di debutto. Abbiamo incontrato Mattia Vitale

Autore Tommaso Toma
  • Il7 Dicembre 2022
Meduza: «Nel nostro primo album si ballerà anche con un tocco di rock, soul e pop»

I Meduza: da sinistra a destra, Simone Giani, Mattia Vitale, Luca De Gregorio (fonte: ufficio stampa)

Domani sarà il momento della finalissima X Factor e i Meduza – ovvero Mattia Vitale, Luca De Gregorio, Simone Giani – faranno ballare tutti quelli che saranno presenti al Forum di Assago ma anche tutti i telespettatori.

Come tutti sanno, i Meduza e i Måneskin sono la punta di diamante della nuova scena italiana che piace nel mondo. Ma se per la band di Damiano si può parlare di un evento sorprendente (vedere un gruppo italiano rock che piace ovunque), nel caso del trio milanese il successo globale (oltre 135 dischi di Platino o Diamante, 2 miliardi e più di stream a livello globale, raggiungendo la top 10 delle classifiche ufficiali in 20 paesi) è una sorta di prova definitiva che la scena elettronica/dance made in Italy sa funzionare benissimo.

I Meduza non smettono di sfornare hit dal giorno in cui li conoscemmo con il singolo di debutto, Piece of Your Heart, che valse ai Meduza addirittura una nomination ai Grammy nella categoria Best Dance/Electronic Recording nel 2019. E oggi, con il loro ultimo singolo Bad Memories (feat. Elley Duhé & FAST BOY), uscito a luglio, sono ancora protagonisti di un portentoso tour globale, in attesa di un 2023 che li porterà anche all’album di debutto. Abbiamo incontrato Mattia Vitale prima della Finalissima di X Factor 22.

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Sei in giro qui a Milano, finalmente. Com’è ritornare a casa dopo bellissimo giro intorno al mondo?

Sto cercando un po’ di regali ed è freddissimo! Siamo appena stati a suonare in Qatar e in Arabia Saudita… Puoi immaginare che shock percepire questa temperatura. Ma è così bello tornare a casa. Se c’è una cosa che ho imparato negli anni girando il mondo è che quando torni qui in Italia c’è qualche cosa di speciale che non cambierei mai. Mi accorgo che qui, nonostante tutto, si vive molto bene, c’è una qualità della vita insuperabile.

Voi siete consapevoli di essere una punta di diamante della musica made in Italy? Ne siete fieri, immagino.

Certo, ma come sai, soprattutto nella musica elettronica, la “scuola italiana” è fiorente da sempre, e oggi più che mai. Pensa ai nostri colleghi Tale Of Us o Carola… A livello generale, uscendo dal perimetro della scena elettronica, potremmo secondo me esportare molti più talenti.

Bisognerebbe improntare la musica che si scrive e si produce sempre in un’ottica internazionale. Non solo nei suoni ma anche cantando in inglese. Prendi come esempio noi o i Måneskin. Invece vedo tanti talent, anche in TV, che vengono un po’ forzati a scrivere in italiano nonostante abbiano la credibilità e la potenzialità per cantare in inglese. Ti garantisco che conosco tanti ragazzi nella scena della dance/elettronica che andrebbero fortissimo all’estero.

Noi abbiamo deciso di fare tutto in inglese perché siamo cresciuti con la musica anni ’90 “made in UK”. Abbiamo la netta sensazione che questa scelta ci abbia aiutato a diventare persuasivi per i mercati internazionali. Riusciamo a metterci in gioco ogni volta così e possiamo sognare di collaborare con artisti top a livello mondiale.

Hai accennato ai talent, ma cosa pensi di X Factor?

Forse a livello generale X Factor è uno dei talent più avanzati, perché ha sempre cercato di spingere gli artisti sulla loro forza primaria piuttosto che snaturarli o modificarli eccessivamente.

X Factor e i talent in generale hanno contribuito a svecchiare le classifiche italiche che un tempo erano dominate da over 40. Ora non ci sono più solo i dischi di Vasco Rossi, Mina & Celentano, ma anche Rkomi, Madame, sangiovanni

Meno male, mi piace Madame. Dobbiamo spingere per il ricambio generazionale, i giovani ci sono e sono pieni di talento. Ascoltando le radio commerciali all’estero, ho notato che nei palinsesti sono presenti moltissimi autori e artisti giovanissimi. Noi dobbiamo avere la possibilità di ascoltare i giovani anche nei canali più tradizionali come radio e TV. Sarà poi il pubblico a decidere chi scegliere. Il trend è quello che stavi dicendo tu.

Meduza (fonte: ufficio stampa)
Questa “chitarrina” rock appena accennata ma presente nell’ultima vostra hit Bad Memories è un gioco estemporaneo o prelude a qualcosa di nuovo nelle vostre produzioni? So che state lavorando finalmente alla chiusura del vostro primo album.

Da fan del rock, io sono cresciuto – grazie a mio padre – ascoltando gruppi come Deep Purple e Led Zeppelin. Quindi perché no, potrebbe succedere un qualche riferimento al rock (sorride, ndr) e insisterò nel gruppo. Nell’album che stiamo preparando per il 2023 vi dico già che alcuni riff di chitarra di matrice rock li troverete. Anche perché con questo album abbiamo sentito l’esigenza – trattandosi di dance music – di accontentare il gusto di un pubblico il più ampio possibile mescolando con il nostro sound un po’ di soul, indie e pop.

Però devo dire che la timbrica dei Meduza è uno dei punti di forza della vostra produzione, è molto riconoscibile. Non è un paragone, ma mi fai venire in mente cosa combinavano nel passato i Fratelli La Bionda: i loro arrangiamenti erano riconoscibili al primo ascolto…

Grazie! A proposito di riconoscibilità, nell’album ci saranno anche tre o quattro tracce molto clubbing, perché noi siamo dei DJ, veniamo da quel mondo e la techno, un certo tipo di progressive, sono le cose che suoniamo nei nostri set in giro per il mondo.

Ci saranno featuring italiani nel disco?

No. Ci siamo concentrati su ospiti internazionali. Senza spoilerare troppo, ci sono un paio di cose grosse ma anche nomi non tanto conosciuti ma che noi vogliamo far emergere, per dar spazio a chi ha le capacità.

Ad aprile siete stati ospiti dell’università di Harvard per raccontare agli studenti dell’Electronic Music Collective il vostro percorso artistico. Com’è andata?

(Ride, ndr) È stato strano essere “dall’altra parte”! Io sono sempre stato uno che a scuola si sedeva nei banchi in fondo, magari mi distraevo facendo il Fantacalcio.. Anche se non andavo male a scuola. In quel contesto ho letto nei visi dei ragazzi presenti un sacco di stupore. Sai, quello della dance è ancora un mondo comunque di nicchia che grazie all’EDM è esploso dopo essere stato un genere dominante alla fine degli anni ’90.

La nuova generazione è molto incuriosita e siamo stati onorati a parlare della nostra esperienza. Siamo tre ragazzi che arrivano dalla periferia di Milano e alla fine ce l’abbiamo fatta con la nostra perseveranza, tanto sacrificio ma senza mai perdere la speranza. Ci sono state tante porte che ci hanno chiuso in faccia ma anche un sano pizzico di fortuna.

Dammi una Polaroid di un’immagine che ti porti con te a fine 2022, come cosa bella e indimenticabile.

Vedere le persone di fronte a noi ballare senza distanziamenti e mascherine, vederle in faccia e sorridenti com’era prima di tutta la pandemia.

So che siete appena stati in Qatar. Non posso esimermi dal chiederti per chi tifi ai mondiali, visto che non ci siamo.

Da buon milanista, visto che Giroud è in forma pazzesca, la Francia! Anche se una minima speranza che il Giappone andasse un poco più avanti l’avevo.

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