Interviste

Chi è Fudasca, cantautore lo-fi che esce con “Lentiggini” feat. Alfa e Tredici Pietro

L’artista (vero nome: Simone Eleuteri) ha alle spalle un background fatto di importanti collaborazioni internazionali. Il nuovo singolo segna l’inizio di un percorso in lingua italiana

Autore Federico Durante
  • Il26 Novembre 2021
Chi è Fudasca, cantautore lo-fi che esce con “Lentiggini” feat. Alfa e Tredici Pietro

Da sinistra a destra: Alfa, Fudasca, Tredici Pietro (fonte: ufficio stampa)

In Italia il termine “lo-fi” mantiene ancora contorni vaghi e indefiniti. Sarà forse per la mancanza nel nostro paese di una vera tradizione di un filone che nel mondo anglosassone (ma non solo) conosce community e circuiti artistici ben consolidati. E che ormai lambiscono il mainstream stesso: il caso di Powfu (con la sua hit Death Bed del 2020) sta a dimostrarlo.

Il cantautore e producer romano Fudasca è convinto che l’Italia possa e debba far parte di questo movimento globale. Il suo è un profilo affascinante: muove i primi passi musicali collaborando da remoto con alcuni protagonisti della scena pop lo-fi internazionale (fra cui lo stesso Powfu), poi lavora “dietro le quinte” con artisti nostrani come Massimo Pericolo e Psicologi, per lanciare infine il suo progetto in lingua italiana.

Lo fa con il nuovo singolo Lentiggini, in uscita oggi (venerdì 26 novembre) per Epic / Sony Music. Accanto a lui, due nomi di diversa estrazione musicale ma ben noti nelle classifiche: Alfa e Tredici Pietro. Abbiamo intercettato Fudasca (vero nome: Simone Eleuteri) per parlare di questo “esordio” in grande stile.

Lentiggini è il tuo primo singolo in italiano: il passaggio alla nostra lingua è una questione di opportunità di mercato discografico o anche una necessità artistica?

A me è sempre venuta musica per le specifiche culture. Io ho fatto anche un pezzo in coreano con Jay B (Is It a Dream?, ndr)… Avevo in mente da parecchio l’idea del progetto italiano legato all’immaginario degli anni ’50.

Qual è la tua formazione musicale? E com’è partito il tuo percorso internazionale?

Dai 12 anni ho studiato per cinque anni chitarra con un insegnante. Poi ho cominciato a suonare gli altri strumenti – da autodidatta, anche se conoscevo già la materia musicale. Poi mi sono fatto aiutare da un mio amico del Conservatorio, che mi ha passato i testi di armonia jazz.

Per quanto riguarda la carriera internazionale, è partito tutto dal canale the bootleg boy. Adesso è fra i principali canali dedicati al lo-fi su YouTube, ha oltre 4 milioni di iscritti, mentre all’epoca era più piccolo, ne aveva 300mila. Lì dentro c’eravamo un po’ tutti: Powfu, che è esploso nel 2020, Rxseboy, Snøw… Abbiamo iniziato prima mettendo ognuno i suoi pezzi, poi il gestore del canale ha avuto l’idea di creare un gruppo Discord (piattaforma di messaggistica istantanea, ndr) e metterci tutti lì facendoci collaborare a rotazione. I pezzi poi li pubblicava sul suo canale e piano piano è andata avanti questa cosa a livello internazionale.

Tu, Alfa e Tredici Pietro provenite da mondi musicali piuttosto diversi uno dall’altro che però in un brano come questo si riscoprono incredibilmente vicini. Come vi siete trovati insieme a livello artistico?

Molto bene. Io mi ero già visto con Pietro per una session per un’altra canzone. Secondo me lui, in Italia, ha uno dei flow più vicini al lo-fi. Poi mi ha scritto Alfa dicendo che si era innamorato di make you mine, il pezzo che ho fatto con Powfu, Rxseboy e Snøw. Voleva fare una cosa simile. Gli ho proposto il progetto, lui mi ha mandato una demo del ritornello e così è cominciato il pezzo.

Avete lavorato insieme in studio. Una cosa quasi strana, ai tempi dei featuring da remoto.

Sì, a Milano. Per me era strano, perché lavorando sempre da casa non ero molto abituato a lavorare in studio con molte persone, però ci siamo trovati molto bene.

Fudasca - Lentiggini - intervista - 2
Fudasca (fonte: ufficio stampa)

Tredici Pietro ha detto: “Il lo-fi rap non ha ancora lo spazio che merita. Lentiggini è il primo passo per portare questa roba in Italia”. Qual è il tuo punto di vista su questa prospettiva?

Penso la stessa cosa. A Tredici Pietro e ad Alfa è piaciuta l’idea di provare un nuovo genere in Italia, dove tutto quello che succede è un po’ lo specchio dell’America. Io invece – proprio perché conoscevo già il lo-fi per come viene fatto in America e nel mondo – volevo partire proprio da un sound italiano e fare una cosa specifica per l’Italia. Questo è stato un buon punto d’incontro per tutti e tre.

Qual è la difficoltà nel portare quel tipo di mondo musicale in Italia?

Ce ne sono parecchie. Io ho provato a proporre questo sound in Italia da diversi anni. Per esempio, Futuro degli Psicologi (brano da lui prodotto, ndr) all’inizio era un pezzo lo-fi, poi l’hanno reso abbastanza rockeggiante. Il fatto è che in Italia il lo-fi è visto come il classico video con la ragazza che studia e le basi che durano un’ora. Quindi come musica di sottofondo. Invece all’estero da anni è quasi fra i generi mainstream, pensiamo appunto a Powfu.

Mi sembri molto orgoglioso dell’etichetta di “lo-fi” per la tua musica. Per te quelle due sillabe cosa stanno a significare: un genere, un’attitudine, una modalità di produzione?

Un po’ tutte quelle cose. Nel lo-fi c’è molta armonia jazz, proveniente dagli anni ’60. Invece a livello di produzione vengono usate cose che hanno un fascino per la gente, ma spesso non ce ne si rende conto. Io per esempio ho un registratore a nastro degli anni ’70. Insomma, il lo-fi ha un’estetica particolare, che spesso piace. Poi la cosa fondamentale è che insegna a fare tanto con poco.

Ci consigli qualche nome che secondo te dovremmo tenere d’occhio?

Ce n’è uno molto forte, secondo me, che si chiama Wun Two. Fa cose anche molto “storte”, ma è veramente figo. Poi per il passato c’è J Dilla, uno dei primi che hanno fatto lo-fi.

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